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Un aggettivo e un sostantivo che non possono stare insieme

CRONACA - 16 01 2020 - Ezio (Méngu)

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All’Unitre di Tirano, in occasione del corso monografico di storia su il “Sacro Macello“, lo storico  professor Gianluigi Garbellini, martedì 14 gennaio 2020, alle ore 15.00, nella sala del Credito Valtellinese ha parlato “dei tragici fatti del 1620”. Sala gremita, pubblico attento, nessun rumore se non il fiatare delle persone per sopravvivenza. Io storico precisa“… L’argomento è  indubbiamente di grande interesse ed è una pagina della nostra storia tra le più delicate. Questa sera non voglio entrare in merito, in riflessioni o trovare le cause di questo momento storico; l’invito che mi è stato rivolto è quello di presentare i tragici fatti del  mese di luglio e agosto del 1620. Sull’argomento ci sono più di 400 scritti... “.  Continua: ….” nel 1832 Cesare Cantù fece una ricerca su questi fatti  e coniò questo titolo - Sacro Macello -  mettendo insieme un aggettivo e un sostantivo che proprio non possono stare insieme. Il sacro, la parola stessa lo dice, si rivolge a qualche cosa di alto, a qualche cosa di divino, mentre  il macello  indica la violenza , qualcosa di orrido  che ha nulla a che fare con il sacro. Qualcuno ha chiamato il nostro periodo - Piccola notte di S. Bartolomeo - “ …..E ancora racconta :  “ Antonio Giussani è colui che ha studiato a fondo questa vicenda  consultando molti archivi  all’estero  e in Italia  e ha scritto quell’opera fondamentale che è la -  Rivoluzione Valtellinese -.  Già  dalla parola  capiamo  che quasi, quasi, vorrebbe sorvolare  sulla questione Cattolici- Protestanti . Lui la vede quasi come una rivoluzione  dei Valtellinesi alla ricerca  della loro autonomia e della loro libertà … .”

 

Il professor Garbellini continua poi nella sua  relazione con un parlare chiaro, sereno, semplice,  quasi come un nonno che racconta quei tragici fatti ai nipoti. In verità il silenzio e l’attenzione in quella sala gremita di gente è testimone dell’estremo interesse per quei fatti, quasi che nel DNA delle persone presenti fosse rimasto un cromosoma da risanare e da riconciliare la memoria.

 

Io stesso ho provato tale sensazione. Ecco il perché : fin a 17 anni ho abitato in via S. Maria in Tirano. I miei antenati, in quel tempo abitavano in quella contrada, proprio sotto  quella bella chiesetta  di S. Maria ( allora situata fuori le mura di Tirano e presso la porta di S. Maria ).  Ricordo che in quella contrada gli anziani, magari aggiungendo qualcosa di personale, raccontavano dei tragici fatti  successi in quella chiesetta, che dopo quegli eventi fu sconsacrata e demolita. Così il Vincenzo Paravicino racconta di un fatto avvenuto e che porta scompiglio nel cuore di chi legge:  “Il reverendo sig. Antonio Basso, pastore nella Chiesa Evangelica di Tirano, uomo pio, savio ed amatore della pace, udendo queste grida, si ritirò insieme con Messer Samuel Andreoscha, pastore già di Mello nel terzier di sotto, che l’avea visitato quel giorno, in una sala, ove dopo aver raccomandato l’anime loro a Dio furono ammazzati. Né di ciò si contentarono i furiosi persecutori: anzi tagliarono ad esso Basso la testa e la portarono nella Chiesa, e la posero sopra il pergolo, dove per innanzi soleva predicare, con sommo disprezzo dicendo: Cala a basso, Basso cala a basso; ch’ hai predicato assai, ecc.“.

 

Noi bambini nel sentire quel racconto dei vecchi rimanevano a bocca aperta e i vecchi a capo chino. I libri scritti da Cattolici e da Protestanti li raccontano con dovizia di particolari. Vorrei però aggiungere il mio pensiero che è questo. Di quei fatti cancelliamo dalla memoria l'aggettivo di “SACRO “ perché di sacro in quei fatti non c’è nulla. Chiunque lo abbia  coniato, io credo,  ha fatto un torto ai Valtellinesi. L’espressione forse più adatta ai nostri tempi e che si dovrebbe coniare in questo 400° di ricorrenza storica, tra Cattolici e Protestanti è :  “ Diversità riconciliata “. Io credo che andrebbe eretto un monumento in Tirano con questa denominazione perché mai più succeda. Anche se v’è diversità, la diversità nella fratellanza porta ricchezza  di pensiero tra le genti e una riconciliazione, con perdono reciproco, è d’obbligo pensando a quei fatti storici. La mia speranza che nessun  “ baluardo “ si frapponga tra le genti poiché “ i baluardi”  e i muri portano sempre alla separazione e la “verità” non sempre è di uno solo. Un  grazie di cuore al relatore e all’Unitre per averci donato questo momento di riflessione e che mi auguro continuino, sull’argomento, per l’intero anno 2020.

 

Ezio (Méngu)

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1 COMMENTI

16 01 2020 19:01

Méngu

Maurø Cusini http://www.unitretirano.it/14gen_garbellini_2020.html Ringrazio il signor Mauro Cusini per avermi portato a conoscenza della bellissima documentazione. Ringrazio inoltre l’Unitre di Tirano per averla resa possibile. Una documentazione che terrò preziosa tra le mie carte.