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Un saluto non costa niente

CRONACA - 15 11 2019 - Ercole Ricci

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Partiamo da un concetto di base imprescindibile: salutare qualcuno, con il quale ci si imbatte, vuol dire fondamentalmente riconoscergli una identità.

Intere generazioni, inclusa la mia, sono cresciute considerando il saluto un vero e proprio obbligo morale, fondamentale per consentirci di comprendere ciò che accade nella realtà di tutti i giorni e quindi per formarci anche una opinione e un giudizio sul comportamento del prossimo. Il saluto è il primo ponte verso un altro essere umano. Il cenno basilare della buona educazione, della civiltà e del rispetto; il punto di partenza per ogni essere umano per instaurare nuove conoscenze e mantenere quelle consacrate.

 

Un semplice buongiorno, buonasera oppure un semplice ciao sono da sempre più che sufficienti per infondere un briciolo di fiducia nell’animo di una persona triste o piegata da qualche peso. Nel saluto c’è rispetto, anzi il saluto è l’abc del rispetto. Nella più banale delle ipotesi, salutando avremo offerto un po’ di gentilezza.

 

Una qualità che sembra passata di moda e che, non so voi, io continuo a trovare irrinunciabile. Il saluto viene spesso visto come un obbligo e se un giorno siamo di malumore, lo facciamo di malavoglia. A quel punto, è preferibile non salutare. Quando salutiamo, dobbiamo farlo tirando fuori il nostro sorriso migliore, per mostrare il piacere che ci provoca riconoscere l’altra persona e regalarle un saluto sincero.

 

Tante volte invece oggi, salutare diventa uno sforzo. Facciamo fatica a rivolgere il “buongiorno” ai vicini di casa, anche in famiglia o con gli amici capita di salutarci in modo fiacco e poco convinto. Spesso siamo semplicemente troppo presi da noi stessi per lasciar entrare nel nostro piccolo mondo qualcuno che non è previsto o desiderato. Anche a scuola le forme del rispetto sono praticamente scomparse. Ai miei tempi all’ingresso dell’insegnante in classe la classe si alzava in piedi e salutava con il buongiorno. Ora non più in quanto vige l’anarchia totale.

 

Persone che abbassano lo sguardo, fanno finta di non conoscerti e/o addirittura, si girano seccate. Ma questo poco giustifica il fatto che più andiamo avanti e più la nostra società è fatta di “persone sole”. Non tanto sole nel vero senso del termine, ma in quanto, persone che vogliono mantenere questo diavolo di status, senza rendersi conto che è la morte di una società.

 

Pensiamo ad esempio che bel segnale arriverebbe da un responsabile di un ufficio che saluta con entusiasmo un proprio collaboratore, o un anziano che per primo saluta un gruppo di ragazzini. Se l’intento è sincero, perché reprimerlo in nome di un non meglio identificato codice di comportamento?

 

Purtroppo però Il concetto di salutare per buona educazione è ancora estremamente lontano. Ovviamente non voglio generalizzare e nemmeno semplificare tematiche complesse che tuttavia andrebbero approfondite, non ho soluzioni da proporre ma forse il salutare può essere esso stesso una soluzione. Attraverso lo stesso ci si rende conto quante persone ci circondano in quel momento. Come dicevano i nostri nonni: “Un saluto non costa niente, un sorriso è sempre gratis. Dona sempre gentilezza e dona allegria”.

 

Ercole Ricci

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