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Al cimitero: la storica cappella funeraria abbandonata

CULTURA E SPETTACOLO - 29 10 2020 - Ivan Bormolini

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/LA CAPPELLA CIMITERIALE DI DON ALBONICO
LA CAPPELLA CIMITERIALE DI DON ALBONICO

(Di I. Bormolini) Alcuni giorni fa ho fatto visita ai miei cari defunti che riposano nel nostro cimitero. Posso dire senza alcun dubbio che questo luogo a noi così caro risulta essere ad oggi ben tenuto, non mancano le opere manutentive ordinarie e nello stesso tempo negli anni si sono eseguiti interventi di tipo straordinario messi in opera dall'amministrazione comunale.

 

Oltre ai mai trascurabili aspetti affettivi ed ai tanti ricordi che indissolubilmente ci legano ai nostri cari parenti ed amici, il camposanto tiranese è anche luogo di arte e di storia. Vi è se ben osserviamo il tutto, un insieme di nomi, tombe, monumenti che ci fanno riflettere su una moltitudine di personaggi strettamente legati alle vicende di quel che fu l'antico borgo, divenuto paese e poi città.

In queste ultime settimane nell'itinere delle mie ricerche, mi sono nuovamente imbattuto nella figura del grande prevosto di Tirano don Luigi Albonico, il quale aveva guidato con zelo la parrocchia per più di mezzo secolo.

In un mio prossimo ed imminente articolo parlerò nuovamente della sua figura; nella mia visita al cimitero, l'occhio mi è caduto proprio sull'ultima dimora terrena di questo illustre sacerdote.

Se analizzo la sua storia, la sua lunghissima vita in quel di Tirano e il bene che aveva fatto per quella che in quei tempi si definiva la cura delle anime, osservare la cappella per lui voluta dai tiranesi del tempo, mi fa piangere il cuore.

Questa sorta di tristezza si va ad acuire se considero che nel suo operato don Luigi, era stato attore principale in decisivi interventi inerenti alla struttura della chiesa parrocchiale dei quali ne ammiriamo l'impronta decisionale e spesso artistica che lo stesso aveva voluto imprimere.

E' vero che viviamo in un mondo nuovo, frenetico, denso di tante preoccupazioni e problematiche quotidiane e non. Tuttavia questi nostri ritmi, non ci dovrebbero far scordare tanti aspetti indissolubilmente legati alla nostra storia ed alle tante vicende dei personaggi ad essa correlata.

Ho come la percezione che siamo come entrati in una sorta di dimenticatoio di ciò che è stato e di coloro che aveva fatto grande Tirano, ci siamo incamminati in una sorta di disinteresse collettivo che mostra la non sensibilità atta a tutelare un qualcosa o un qualcuno, che come nel caso di don Albonico, aveva fatto cose importanti per la crescita della nostra attuale cittadina.

Per tornare alla cappella funeraria, questa nella parte alta, sopra l'arco di apertura, ci dice che è risalente al 1922, ovvero un anno dopo la dipartita del sacerdote. Ben emblematica e ampia di nota è la scritta che sotto vi campeggia.

“ Dal popolo di Tirano al suo beneamato parroco”, tutto questo ci racconta quanto i nostri tiranesi dell'epoca stimassero questa illustrissima figura.

Del resto sia gli scritti di monsignor Lino Varischetti, sia i meticolosi studi condotti dallo storico William Marconi, particolarmente soprattutto questi ultimi, sono una tangibile testimonianza di ciò che era stato l'Albonico per Tirano.

Sopra la lapide dov'è ritratto don Albonico vi campeggia la scritta in latino che monsignor Giuseppe Ambrosini, suo successore alla guida della parrocchia dal 1921 al 1929, annotava sul libro dei morti.

 

“Luigi Albonico

nato a Grandate nel 1831

nel 1948 soldato della nuova Italia.

Nel 1854 sacerdote

dal 1864 Prevosto di Tirano al 25 marzo 1921

Chiamato a giudizio di Dio.

Intanto che qui le sue spoglie

aspettano l'angelica tomba

ditegli un requiem”.

 

Nell'osservare il tutto, l'istinto è stato quello di fotografare e di domandarmi come mai nel corso del tempo si sia voluta dimenticare una così importante opera che racchiudeva per i nostri concittadini del tempo, il perenne ricordo di un determinate uomo, servo nella vigna del Signore ed includeva tanti aspetti affettivi.

Il tutto oggi, giace in stato di semi abbandono, una noncuranza che definisco quasi volgare e un insulto: malmesse sono tutte le decorazioni, evidente segno dei tempi e dell'incuria, ma forse della mancanza di quella memoria che invece dovrebbe essere tramandata come rispetto delle passate generazioni.

Lunedì prossimo, si celebrerà la Commemorazione dei Defunti. E' chiaro che questo mio appello giunga in estremo ritardo, in quanto lo stato della cappella in cui riposa quel grande prevosto, deve essere al centro di progetti di restauro, non progettabili o realizzabili in pochi giorni.

Ma almeno, in occasione di questa ricorrenza, sia dia una pulita alla cappella, qualche fiore e un semplice lumino...

Campeggia all'ingresso del nostro cimitero una frase eloquente:

 

“Qui ti aspetto o fratello

fermati ora per usar pietà

che altri un di te un dì ne avrà”

 

La pietà forse, anzi sicuramente, non è solo la preghiera o il ricordo, oppure la visita, ma è anche il salvaguardare... In questo caso la cappella dedicata a don Luigi Albonico.  

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