MENU

Breve storia delle Ferrovie Valtellinesi

CULTURA E SPETTACOLO - 09 12 2020 - Ivan Bormolini

CONDIVIDI

/LA PRIMA VAPORIERA A TIRANO
LA PRIMA VAPORIERA A TIRANO - Foto Archivio Fotografico Agresta

Quando la vettura letti giungeva a Tirano

 (Di I. Bormolini) E' senza dubbio e fuori discussione che l'arrivo della ferrovia in Valtellina permetteva di uscire dall'isolamento.

Il 15 giugno 1885 veniva inaugurata la prima linea ferroviaria della nostra valle con la tratta Colico-Sondrio, con quel primo treno partito appunto da Colico alle 12:30 e con quattrocento invitati iniziava una nuova epoca.

 

Già quarant'anni prima nel 1845 Luigi Torelli scriveva che la locomotiva era un contributo essenziale della civilizzazione; è bello oggi vedere che nella rinnovata piazza delle Stazioni di Tirano vi sia una targa in memoria di questo grandioso statista che recita:

“In questo luogo d'incontro

   di genti e di culture

      Tirano ricorda

   LUIGI TORELLI

     ( 1810-1887 )

    pioniere di libertà

 cooperazione e progresso”

 

La progettazione della strada ferrata risaliva a qualche decennio prima dell'inaugurazione, ma come già detto solo dopo la metà degli anni Ottanta dell'Ottocento, andavano concretizzandosi le linee Colico-Sondrio (1885) e l'anno dopo la Colico-Chiavenna.

La linea ferroviaria valtellinese seguiva in modo quasi perfetto l'impianto viario e di comunicazione principale esistente in provincia. Nel 1890 quest'ultima, con 64 chilometri di binari e circa 600 Km di strade, veniva considerata una realtà territoriale ai vertici della media regionale, in particolar modo quando, nel 1894 si completava il tronco ferroviario Lecco-Colico che andava ad allacciare senza interruzioni la Valtellina con il resto d'Italia.

Il tutto era di proprietà dello Stato, ed era in concessione alla “Società Rete Adriatica”, la costrizione invece era stata realizzata dalla “ Società delle Strade Ferrate Meridionali”.

Nel fervore progettuale si lavorava anche per la costruzione delle linee ferroviarie Chiavenna-Spluga e Sondrio-Tirano. In questo caso il primo progetto era destinato a rimanere sulla carta, ma il secondo, realizzato dalla “Società Anonima per le Ferrovie dell' Alta Valtellina” (FAV), trovava compimento con la vaporiera che giungeva a Tirano il 29 giugno 1902.

 

A questo punto inserisco un piccolo ma significativo documento che testimonia quel giorno di grande festa a Tirano. L'ho tratto da “Cento anni di vita a Tirano” dalle Cronache delle Suore Salesiane 1897-1997, una sorta di diario che la professoressa Carla Soltoggio Moretta, con grande perizia ha redatto e dato alle stampe dopo una minuziosa analisi degli scritti  che le Suore Salesiane avevano compilato per ben cent'anni.

“ Addì 29 giugno 1902 – un avvenimento straordinario attirò circa tremila persone nella buona ed ospitale Tirano. Era la vaporiera che per la prima volta faceva sentire il suo acuto fischio; era l'inaugurazione del nuovo tronco ferroviario Sondrio-Tirano, che attirava tanta gente! La giornata fu splendida, l'allegria temperata; sei concerti rallegrarono i cittadini e forestieri. La memoranda festa finì con grandiosi fuochi artificiali e generale illuminazione... ”.

 

Proseguendo nelle notizie, si evince che nel 1902, esattamente nel mese di settembre, le ferrovie valtellinesi erano state al centro di un'evoluzione particolare da considerarsi innovativa: questa era data dall'elettrificazione che sfruttava l'energia idraulica della centrale elettrica, appositamente realizzata a Campovico.

L'applicazione dell'energia elettrica alle ferrovie valtellinesi, già in uso nelle linee tranviarie urbane per piccole tratte, risultava essere il primo esperimento nazionale di trasporto di passeggeri e merci, su lunghe distanze.

 

E' oggi è chiaramente evidente, analizando i contesti di quell'epoca che si era trattato di un' opera onerosa, la stessa veniva identificata come “progetto ideale”, in quanto la nostra provincia rappresentava un contesto del tutto favorevole alla sua applicazione. Era particolarmente significativo il movimento di merci, importate era anche l'ampia possibilità di poter produrre energia elettrica da parte delle centrali idroelettriche.

Sul tema dei passeggeri, questi andavano a rappresentare un gran numero, che sempre più favoriva un flusso turistico capace di conoscere un suo sempre maggiore sviluppo proprio grazie alla strada ferrata.

 

Proprio l'incremento del flusso turistico era stata una delle motivazioni principali atte ad apporre migliorie alle ferrovie.

Qui riferisco un dato importantissimo: a Tirano negli anni Venti, arrivava ogni giorno una vettura letti della “Compagnia Internazionale delle Carrozze con Letti”. Questa copriva la tratta Tirano-Milano-Ventimiglia-Nizza- Cannes.

L'elettrificazione della ferrovia, quindi corrispondeva con migliorie sostanziali di tutto l'impianto; si erano facilmente scordate le romantiche vaporiere ed i nuovi locomotori erano realizzati con delle più avanzate linee aerodinamiche dell'epoca.

 

C'era stata una distinzione tra treni merci e treni passeggeri di prima, seconda e terza classe, anche gli orari erano stati studiati al fine di rispettare le coincidenze.

La ferrovia era stata capace inoltre di mutare il contesto paesaggistico della valle, le stazioni ferroviarie, progettate, nell'intenzione della “Società Strade Ferrate Meridionali”, seguivano uno stile che potremmo definire standardizzato. Queste, secondo canoni comuni, prevedevano oltre alla costruzione della stazione vera e propria, la realizzazione di magazzini, officine, marciapiedi, pensiline, arredi e grafica e riguardavano anche le divise degli addetti.

 

Il paesaggio vedeva numerose stazioni con similitudini costruttive uniformi fatte da intonaci colorati, cornici rilevate e simmetrie semplici, il tutto era dettato al fine di dare un modesto ma civile decoro.

Mi permetto di osservare, quanto anche le piccole stazioni ancor esistenti nella nostra tratta ferroviaria che conduce a Sondrio e oltre, oggi appaiono ben lontane da “quel civile decoro”, il loro totale o parziale abbandono, ha consentito di perdere un patrimonio storico e l'inciviltà di qualche mano anonima, ha provveduto a deturpare in modo ignobile ciò che era stato un simbolo di sviluppo della nostre zone.

 

Tornando alla storia, va detto che solo le stazioni dei borghi più importanti a partire dal capoluogo di provincia, così come quelle di Tirano e Morbegno, erano oggetto di interventi architettonici particolari. Vi trionfa, se guardiamo anche la facciata della nostra stazione di Tirano, lo stile Liberty tanto apprezzato e in auge in quell'epoca.

Rimane senza alcun dubbio il fatto che la realizzazione di queste stazioni, soprattutto quelle principali, aveva favorito in modo determinante anche il miglioramento del concetto urbanistico.

 

 

FONTI: FUORI DALL'ISOLAMENTO: LA FERROVIA IN VALTELLINA. Autrice Saveria Masa. Tratto da “Leggere La via dei Terrazzamenti. Distretto Culturale della Valtellina- Fondazione di Sviluppo Locale. Via Piazzi, 23 – 23100 Sondrio ( So ).

Cento Anni di vita a Tirano dalle Cronache delle Suore Salesiane 1897-1997. Autrice: Carla Soltoggio Moretta. Stampa: finito di stampare nel mese di maggio 1997 presso la Tipografia Petruzio s.r.l di Tirano ( So ).

Immagine di copertina: tratta dall'ultima fonte citata. Pagina 28. Foto Archivio Fotografico Agresta.

LASCIA UN COMMENTO:

DEVI ESSERE REGISTRATO PER POTER COMMENTARE LA NOTIZIA! EFFETTUA IL LOGIN O REGISTRATI.

0 COMMENTI