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Don Albonico prevosto dall'infaticabile zelo

CULTURA E SPETTACOLO - 12 03 2021 - Ivan Bormolini

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/LA PARROCCHIALE DI SAN MARTINO

(Di I. Bormolini) Proseguendo nel tracciare il profilo di don Luigi Albonico in vista del centenario della morte del prossimo 25 marzo, non può mancare la sua intensa attività di prevosto presso la parrocchiale di San Martino, da molti definita dall'infaticabile zelo.

 

Certamente la cura delle anime era tra gli obiettivi principali, ma anche l'organizzazione di altri aspetti legati alla parrocchia era un punto fermo nella sua azione.

Mi riferisco per esempio alla nuova ricostruzione della Confraternita, la quale, dopo la sua soppressione assieme alle altre, risultava nuovamente esistente nel 1808.

A meno di due dal suo arrivo a Tirano, una volta conosciuto l'ambiente e le necessità, il nuovo prevosto decideva di ricostituirla con un nuovo Statuto.

Il 23 agosto 1866, si teneva l'Assemblea costitutiva e il 2 settembre successivo vi era stata l'approvazione delle nuove regole nella sede dell' Oratorio di San Pietro ( San Filippo Neri ) dove i presenti erano poco meno di settanta.

Nel suo quotidiano operare, non va dimenticata la “Società operaia cattolica di Tirano”: il 15 gennaio 1881 il vescovo di Como Pietro Carsana vi apponeva la firma sullo statuto, che visto ed esaminato lo approvava e benediceva.

Altri interventi di don Luigi Albonico erano inerenti alla Corale, ai libri ed alla scuola, alla carità e molto altro ancora potesse giovare ed arricchire il lustro della parrocchia e quindi a favore dei fedeli tiranesi. Non va dimenticato inoltre il suo intercedere ed il grande interesse per l'edificazione dell'oratorio maschile in via Roma, opera che il don Albonico aveva inaugurato con uno storico momento di festa.

L'autore della biografia di don Albonico, l'illustre storico tiranese William Marconi, che dai suoi scritti su questo sacerdote traggo ben poca cosa rispetto alla sua grande ricerca, aveva trovato nell'archivio parrocchiale tra i mille e i milleduecento fascicoletti.

Questi quadernetti ben rilegati anche se in modo semplice, erano stati scritti dall'Albonico in grafia minuta e riportavano tutti i testi delle omelie domenicali durante la “messa grande” e i ragionamenti fatti per l'insegnamento della dottrina cristiana che si traducevano in veri e propri corsi di morale che il nostro teneva nei pomeriggi domenicali.

In questi bellissimi ed intensi scritti, così come per altri esempi, si evince lo stile dello scrittore don Albonico, fatto di discorsi limpidi, scorrevoli, ricchi di espressioni finemente strutturate ed ordinate nel loro logico svolgersi.

Adesso però, anche se il discorso sulle doti di questo buon pastore e buon predicatore potrebbero susseguirsi dando ancor più pregio alla sua figura, voglio evidenziare la sua grande azione per la chiesa parrocchiale intesa certo come luogo d'incontro e di preghiera ma anche come tempio artistico che proprio per volere del sacerdote si arricchiva ulteriormente.

Un ampio capitolo nella lunghissima storia della parrocchiale di San Martino è riconducibile ai restauri del 1874, questi sono indissolubilmente legati allo zelo pastorale di don Albonico, alla sua personalità ed al suo desiderio di rinnovamento.

Lo storico Gianluigi Garbellini, ha ricercato, oltre a tanti altri particolari di grande interesse, i radicali interventi intrapresi in “epoca Albonico” al fine di migliorare l'assetto della parrocchiale.

Il 10 febbraio 1871, il prevosto uomo eccezionale e che niente e nessuno poteva fermare, scriveva ai fabbriceri in quanto riteneva giunto il momento di provvedere al doppio bisogno di “ristorare ed ampliare”la chiesa.

Sarebbe qui necessario ben più di un semplice articolo come questo, dedicare interi capitoli ad una successione di opere di cui oggi ne godiamo la straordinaria bellezza ed il pregio artistico che portano la firma di pregevoli architetti, costruttori e artisti, il tutto legato alla straordinaria volontà d'intenti tipica della figura di questo storico prevosto.

Ricca di documentazione per citare un solo esempio è la volontà di ristrutturare il presbiterio: nella primavera del 1915, nell'imminenza dell'entrata in guerra dell'Italia, la Fabbriceria si accingeva a ad intraprendere impegnativi lavori nel presbiterio e nel coro con profondi cambiamenti nella struttura architettonica, nell'apparato decorativo e quindi nell'assetto generale.

Anche qui il discorso inerente a queste grandi opere, meriterebbe certamente un'analisi ben più dettagliata considerando anche alcune traversie non di poco conto.

Ma, chi ha letto questa mia piccola ricerca atta a ricordare il centenario dalla morte di don Luigi Albonico, avrà certamente evinto quanta fosse la determinazione di questo prevosto non solo nella cura delle anime dei fedeli, ma anche relativa alla ferma volontà di abbellire il nostro tempio con grande intuito e finezza artistica.

Vi cito per esempio un fatto: uno cartolina storica della Tirano di quel periodo ci mostra una vista di via XX Settembre con una parte della parrocchiale sullo sfondo ( immagine di copertina ), l'occhio attento potrà sicuramente notare come questa fosse priva della cupola.

L'architetto milanese Carlo Maciachini, nel suo intento progettuale scriveva all' Albonico una lettera datata 19 maggio 1888, già allora infatti si parlava e si pensava ad un restauro del presbiterio, tra le righe il Maciacchini suggeriva:

“ Sopra il presbiterio intenderei praticarvi una cupoletta ottagonale un poco ellittica”.

Quest'idea, aveva incontrato il favore dell'Albonico, tanto da divenire una costante nei progetti futuri e quindi come ammiriamo, trovare compimento dando un valore aggiunto sia all'esterno che alle decorazioni interne della Collegiata.

In quella che mi rendo conto essere una sommaria descrizione delle tante iniziative del prevosto dall'infaticabile zelo, per rimanere in tema artistico, desidero citare le vetrate che fanno parte della chiesa di San Martino arricchendola ulteriormente.

L'indomito prevosto, riferisce il professor Garbellini, questa volta in accordo con gli amministratori della parrocchia, commissionava nel 1909 una serie di vetrate dipinte per i lunettoni delle cappelle laterali e per i rosoni delle navate minori di destra e di sinistra.

E' certo che l'opera della casa ginevrina G. Jourdin Peintre et Verrier, merita ampia considerazione per l'indiscusso pregio artistico; era stato sicuramente ancora una volta don Albonico a suggerirne i soggetti, da lui attentamente vagliati sotto il profilo dottrinale, figurativo ed estetico. Non voleva il prevosto che le opere avessero solo una mera funzione ornamentale ma comunicassero, attraverso la bellezza dei colori e della composizione, un messaggio iconico, piacevole e, soprattutto di immediata comprensione.

Il 25 marzo 1921 moriva don Albonico con largo dispiacere dei tiranesi. Al momento del suo decesso, parte delle opere da lui desiderate non erano ancora concluse, è bene però sottolineare che il suo successore don Giuseppe Ambrosini, prevosto di San Martino dal 1921 al 1929, era seriamente intenzionato a riprendere quanto il suo predecessore aveva in animo di fare. Era necessario raccogliere fondi per l'affrescatura dell'abside e del presbiterio. E così era stato, prova ne sono anche le opere dell'artista torinese Luigi Morgari.

Avviandomi alla conclusione di questa terza parte, vi ricordo che nei prossimi due appuntamenti della settimana prossima, analizzerò due grandi eventi legati alla vita di questo sacerdote così ben voluto e ammirato dai tiranesi, le feste per il suo cinquantesimo di sacerdozio e per il suo cinquantesimo anniversario di permanenza alla guida della Collegiata di San Martino.

 

(Fine terza parte la prossima mercoledì prossimo, 17 marzo)

 

FONTE: La Chiesa di San Martino in Tirano. Autori William Marconi e Gianluigi Garbellini. Stampa: finito di stampare nel mese di dicembre 1999 dalla Tipografia Bettini- Sondrio.

Prima parte: Capitolo decimo “Luigi Albonico” di William Marconi. Seconda parte: I restauri del 1874 ( Capitolo quarto ). Gli interventi del XX Secolo ( Capitolo settimo ) di Gianluigi Garbellini.

Fotografia di copertina: tratta dal libro Tirano in cartolina. Pag. 52. Autori: Enzo Brè e Michelino Falciani. Stampa: finito di stampare nel luglio 2001 in 1300 copie Tipografia Petruzio Tirano. La cartolina è dei primi del 900 non spedita. Ed G. Bonazzi, Tirano. Collezione Enzo Brè.  

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