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I grazie dei tiranesi al dominio austriaco: la piazza Cavour racconta

CULTURA E SPETTACOLO - 21 11 2019 - Ivan Bormolini

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/piazza cavour

(Di I. Bormolini) Con il crollo dell'impero Napoleonico, la nostra Valtellina veniva a trovarsi sul tavolo di un congresso per essere disputata da vari contendenti che stavano dividendosi l'Europa.

Allo storico Congresso di Vienna, la nostra regione sperava nell'indipendenza e a tal proposito una delegazione milanese era partita per la capitale della vicina Austria, al fine di supplicare i governanti verso questa soluzione. Purtroppo però il destino dell' alta Italia era segnato: aggregazione all'Austria.

Le aspirazioni dei valtellinesi erano quelle di rimanere uniti alla Lombardia e ai destini dell'Italia, ma anche in quel periodo storico le nostre terre avevano rischiato di tornare in mano ai Grigioni.

 

Questi ultimi si erano affrettati ad occupare militarmente Chiavenna, mentre gli abitanti di Bormio, dopo una votazione quasi unanime, si erani dichiarati disposti a tornare con gli svizzeri.

Un gesto quest'ultimo che appariva all'epoca come sconcertante ma sotto certi aspetti anche comprensibile. I residenti della “Magnifica Terra” erano infatti stanchi di avventure politiche e riguardo al dominio dei Grigioni, si poteva affermare che erano sempre stati trattati con una certa benevolenza, rispetto ad altri cittadini della valle.

Anche i cosiddetti capi valtellinesi con ampia fretta, avevano mandato una delegazione a Vienna al fine di patrocinare l'unione alla Lombardia.

 

Nel frattempo anche tutti i parroci delle nostre parrocchie, in riunione plenaria, rivolgevano un accorato appello ai delegati di Vienna, informandoli sulle istanze dei valtellinesi che desideravano rimanere uniti anche religiosamente alla zona lombarda. Questi nostri prelati, temevano seriamente l'aggregazione con la Svizzera ed il conseguente passaggio alla diocesi di Coira.

Alla fine i desideri dei nostri venivano appagati e nell'aprile 1815, la Valtellina veniva dichiarata annessa al Lombardo-Veneto, sotto il dominio dell'Austria.

Nell'immediato l'Austria prendeva possesso della nostra valle, stabilendo a Sondrio un Imperial Regio Commissario, iniziava con questo gesto il governo austriaco della nostra valle protrattosi sino al 1859.

Subito questo nuovo governo, aveva intuito l'importanza strategica di Tirano, stabilendovi una buona guarnigione militare.

 

Pur essendo rigida, l'amministrazione austriaca si era fatta ben volere acquistandosi notevoli benemerenze in vari campi della vita pubblica, istruzione compresa.

A Tirano, risultava che l'amministrazione comunale godesse di larghe autonomie. Economicamente parlando, l'intera Valtellina ne traeva vantaggio in quanto inserita in un grande impero che favoriva la circolazione di mercato ed un'economia di più ampio respiro.

Va ricordato che sotto il profilo delle opere pubbliche, l'Austria anche per motivi militari, decideva di sistemare la grande arteria stradale valtellinese decretando la realizzazione di due opere come le strade dello Stelvio e dello Spluga, due arterie colossali che esigevano per essere realizzate di notevoli risorse.

 

In tali ambiti non va assolutamente scordata la figura dell'ingegner Carlo Donegani, che in quell'epoca era direttore delle opere pubbliche in Valtellina. Era lui che aveva studiato e progettato le due strade transalpine dirigendone anche le fasi costruttive.

Oltre a questa progettazione e realizzazione delle due arterie, ritenute prodigio di tecnica ed ardimento, la figura e la professionalità indiscussa del Donegani, aveva portato benefici anche Tirano.

Una piccola viuzza a lui dedicata, che dal termine di via XX Settembre scende per pochi metri ai lati di storici palazzi nobiliari, ci ricorda che Donegani aveva fatto costruire le grandi arginature del nostro fiume Adda che così veniva definitivamente inalveato escludendo minacce per l'abitato e per le colture agricole.

 

La strada dello Stelvio veniva iniziata nel 1820 e cinque anni dopo vi passava la prima diligenza. Nel 1838 transitava per quella strada anche l'Imperatore Ferdinando d'Austria il quale, era diretto verso Milano per essere incoronato re del Lombardo-Veneto. Stando alle descrizioni dei cronisti del tempo, il corteo imperiale era davvero sontuoso, dopo un pernottamento a Bormio, lo stesso si era fermato a Grosio e successivamente a Tirano, per poi proseguire attraverso la Valtellina tra applausi e grandi feste.

Ma tra quel giubilo, si era sentito anche qualche coro di disappunto, infatti proprio in quegli anni, il sistema fiscale dell'Austria iniziava a pesare e soprattutto pesava la sua politica, fattasi sospettosa contro i patrioti italiani.

 

LA PIAZZA CAVOUR CI PARLA DI QUELL'EPOCA: basta fare due passi nella nostra piazza, anticamente denominata del Pretorio e piazza d' Armi, per capire come la stessa, era stata al centro del “grazie” dei tiranesi di allora ai dominatori austriaci.

Faccio qui qualche salto indietro rispetto al 1838: nel 1825 valtellinesi e tiranesi, si attendevano la visita dell'imperatore Francesco I° il quale doveva solennemente inaugurare la strada dello Stelvio.

Proprio per quell'occasione i nostri tiranesi avevano ingrandito ed abbellito la piazza.

 

Peccato però che quella volta l'imperatore non si era sentito di affrontare il viaggio verso lo Stelvio, a farne le veci era giunto il famoso principe e cancelliere austriaco Metternich.

Questo non aveva certo una buona visione degli italiani, anzi nutriva verso di loro quella che possiamo definire “una cordiale antipatia” ; definiva l' Italia e quindi i residenti, come una semplice espressione geografica, il che era tutto dire.

Era il 6 giugno 1825, quando Metternich faceva sosta a Tirano. La fonte non ci narra alcun episodio in riferimento alla nostra piazza, ma ci conferma che lo stesso aveva fatto visita al santuario al fine di fare le sue devozioni e farsi perdonare i suoi peccati.

Torniamo al 1838, ed al famoso passaggio dell'Imperatore Ferdinando d' Austria: occorreva che i tiranesi ringraziassero per aver convogliato le acque del nostro fiume. E quindi ecco un nuovo ornamento, ossia il monumento alla “Storia”, la nostra “Maria Luisa”.

 

Della fontana e della statua di Giuseppe Croff di Milano, ve ne avevo già parlato nelle mie rubriche sull'arte tiranese, fatto sta che la sua presenza in questa piazza rimane a testimonianza di quella dominazione e di quel passaggio dell'Imperatore, il libro aperto tra le mani della storica figura femminile riporta proprio quella data il 25 agosto 1838.

Sotto i portici di palazzo Marinoni, vi è una grande lapide che ben descrive in lingua latina quei momenti storici. Ma lo sappiamo, la storia ce lo insegna, la grande festa di quel tempo, avrebbe lasciato presto spazio ad eventi ben più gravi messi in atto per liberarci proprio dagli austriaci. Di questo ne parleremo più avanti.

 

 

FONTE: Tirano. Autore don Lino Varischetti. Stampa: Finito di stampare il 29 settembre 1961 presso la Tipografia Bettini in Sondrio.

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