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Il nuovo organo e la minaccia di scomunica

CULTURA E SPETTACOLO - 11 10 2019 - Ivan Bormolini

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/organo madonna di Tirano

VICENDE E CURIOSITA' STORICHE LEGATE ALL'ORGANO DEL SANTUARIO DI MADONNA DI TIRANO

(Terza ed ultima parte di I. Bormolini) Concludo questa tre giorni dedicata ai fatti storici ed alle curiosità relative all'organo della nostra Basilica con una vicenda molto particolare e che avrebbe potuto avere pesanti ripercussioni.

Era lunedì 23 settembre 1624, il vescovo Sisto Carcano giungeva in santuario. L'alto prelato, era in visita nelle valli dell'Adda per conto del vescovo di Como cardinale Desiderio Scaglia il quale, aveva retto le sorti della diocesi comense per un periodo breve tra il 1622 ed il 1625.

Quest'ultimo all'atto della visita del Carcano era infatti assente dalla sede diocesana per impegni romani.

Sisto Carcano aveva imposto un duro colpo agli zelanti Deputati proprio in merito all'organo.

 

Questi sotto pena di scomunica “latae sententiae”, venivano intimati di sospendere i lavori in corso ed entro otto mesi di provvedere alla demolizione di ciò che era stato costruito.

“Latae sententiae” , risulta essere un termine tecnico-giuridico in lingua latina facente parte del diritto canonico della Chiesa Cattolica. Questo indica una specifica modalità con cui possono venire imposte alcune pene canoniche (fonte Wikipedia).

Ma quali erano stati i motivi di tale minaccia da parte del vescovo Carcano?

Il presule, riteneva che l'ingombrante cassa, impediva non solo la prospettiva della cappella maggiore ed un'altra laterale, ma che questa era sproporzionata rispetto alla chiesa.

Aggiungeva inoltre che per l'intera opera, pur non essendo del tutto ultimata nelle sue opere d'intaglio, si erano già spese più di 30.000 mila lire, senza considerare altri costi previsti per la doratura.

Per il Carcano, questa era una somma troppo elevata per un'opera sovradimensionata che: “renederebbe suono insoportabile et più presto strepito che armonia”.

Per questo. secondo le intenzioni dello stesso, si doveva “spicinirlo” e collocare l'organo in altro luogo.

Inoltre. lo stesso lanciava un ulteriore monito: “S'onori et abbellischi l'organo vecchio... ”.

 

Le parole, o meglio la minaccia di scomunica del Carcano, erano pesantissime sia per i Deputati del santuario, sia per l'intera comunità.

E' chiaro che tra paventate scomuniche e imponenti lavori di “desfamento”, con relativi costi annessi, avevano fatto passare qualche notte insonne.

Certo, al cospetto dell'erigenda opera e pur considerando le varie traversie dal 1608 in poi, pare che la sentenza del Carcano, vada identificata come esagerata.

Egli forse, togliamo pure il forse, era poco avvezzo all'arte, ma ben più attento al risparmio, tanto che comandava pure lo smembramento del pulpito del santuario. A lui era apparso troppo grande e quindi da dividere in tre parti. Voleva “ servire una parte” alla chiesa di San Martino.

 

Alla ripartenza verso altre destinazioni del vescovo visitatore, qualcosa si era prontamente mosso. Come dire, non era accettabile essere scomunicati per realizzare un'opera d'arte di eccezionale fattura.

E' chiaro, che al ritorno dei già citati impegni romani del vescovo di Come Desiderio Scaglia, lo zampino di qualche influente personaggio c'era stato, tutto questo al fine di fare annullare gli ordini del Carcano e quindi salvare il nuovo organo.

In questo contesto, e non senza ragione, si è portati a pensare a Gian Battista Marinoni, personalità di spicco in quella Tirano di allora e da poco ordinato sacerdote dal cardinale Scaglia.

G.B. Marinoni, era stato in un primo tempo nominato rettore del santuario, poi prevosto di Tirano e vicario foraneo. Questa storica figura, che ha lasciato segni indelebili nella storia di Tirano, godeva della fiducia della diocesi di Como, intensi erano infatti i rapporti anche con il successore dello Scaglia, Lazzaro Carafino, addirittura mirati all'apertura di un seminario in quel di Tirano.

 

Ci rimane allora un dubbio: com'era andata la volontà di scomunicare da parte del Carcano?

Lo chiariamo subito, quegli ordini perentori e pericolosi, non ebbero alcun seguito, quindi nessuna sentenza di scomunica, ovvero il buon viatico per la prosecuzione delle opere senza alcun intoppo, come già riferito nella seconda parte.

Bello il fronte della cassa, la fitta decorazione del Bulgarini e le opere del Salmoiraghi.... Il tutto lo vediamo e lo ammiriamo, con stupore e meraviglia. A nessun visitatore, a nessun pellegrino, a nessun tiranese o valligiano, può sfuggire un simile capolavoro. Arte, musica sacra e storia.

 

(Fine terza ed ultima parte)

 

FONTE: La Madonna di Tirano. Il monumentale organo secentesco. Autore Gianluigi Garbellini. Stampa: Finto di stampare nel mese di maggio 2015 da Arti Grafiche Stibu- Urbania (PU)

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