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L'unico giornale satirico in valle: Il Gazzettino Tiranese

CULTURA E SPETTACOLO - 18 11 2021 - Ivan Bormolini

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/LA PRIMA COPIA DE IL GAZZETTINO TIRANESE
LA PRIMA COPIA DE IL GAZZETTINO TIRANESE

(Di I. Bormolini) Nel tracciare questi miei appunti su qualche vicenda dell'editoria tiranese, la scorsa settimana ho accennato al fatto che il primo libro stampato in Valtellina era stato composto a Tirano nel 1671 presso la tipografia Massella.

C'è però, sempre parlando di editoria un altro vanto tutto tiranese: la pubblicazione de “Il Gazzettino Tiranese” risulta essere l'unico caso di giornale satirico nella storia del giornalismo valtellinese.

Si trattava di un esempio in scala locale e municipale della componente anticlericale del primo socialismo italiano. Al suo interno il tono satirico si manteneva tra il serio e il faceto, l'intenzione polemica era prevalente nel torno del giornale e quindi degli articoli che lo componevano. Tuttavia, però l'intento satirico rimaneva confinato nelle parti più accessorie del giornale.

Ma veniamo alla storia di questa pubblicazione: “Il Gazzettino Tiranese”, aveva un sottotitolo che già ancor oggi la dice molto lunga sul contenuto degli articoli proposti ai lettori di quel tempo, “Giornale minuscolo scarlatto-anticlericale”.

Si trattava di un periodico quindicinale, il primo numero era uscito il primo settembre 1882 e la cessazione delle pubblicazioni, tra alti e bassi, era datata 31 dicembre 1887; contrariamente a quanto avviene per la chiusura di un giornale, oppure per una sua modifica editoriale dove il direttore ne spiega le motivazioni, in quel caso del periodico non si aveva più avuto notizia, nell'ultimo numero una vera e propria chiusura non veniva annunciata.

In un primo momento il formato del giornale era di cm. 20X30 per poi divenire di cm.24x34. Gerente responsabile per tutti gli anni delle uscite del quindicinale era Antonio Gilardi, è fatto di dubbio che lo stesso Gilardi curasse anche la redazione degli articoli, forse la sua firma copriva una penna più definita più caustica e annidata nelle pieghe della democrazia tiranese e dell'Alta Valle.

Il giornale veniva dunque redatto in ambiente socialista tiranese, ma veniva stampato dalla Tipografia di Massimo Gaj a Chiavenna, era composto da quattro facciate dove ovviamente gli articoli erano di natura satirica e violentemente anticlericale. I pezzi non erano firmati.

Anche il prezzo di vendita fa parte del tono satirico, veniva indicato in una Lira il prezzo di vendita di un numero e in mille Lire l'abbonamento annuale.

 

BUSCARCI UN FRACCO DI LEGNATE.

 

Per capire meglio le intenzioni, le denunce e forse pure i timori del Gilardi e di quella redazione del “Il Gazzettino Tiranese” vi riporto quasi integralmente l'editoriale del primo numero che nella prima pagina era intitolato Programma:

 

Più o meno garbati lettori!

 

…“ Noi ci proponiamo di divertire gli onesti e buoni Tiranesi, e di far crepare dalla bile i disonesti, i camorristi, le spie, et simila. E siamo di ciò tanto convinti, quanto lo possiamo essere di buscarci un giorno o l'altro un fracco di legate.

Parleremo chiaro in tutto e per tutto, chiameremo pane il pane e vino il vino, metteremo anche i puntini sugli i con dei granelli di pepe di Cajenna.

Diremmo di coloro che indebitamente mangiassero alle spalle del Comune, o di qualche altra Amministrazione pubblica, salvo poi fare il galoppino elettorale, il portavoce ed altro, in ricambio dei bocconi avuti.

Denunceremo al pubblico l'operato delle Amministrazioni passate, presenti e future, e specialmente ciò che si vide e ciò che restò al buio in certi grossi contratti fra Corpi Morali.

I nostri articoli di fondo troveranno eco dappertutto dove non si sappia leggere l'italiano.

Porteremo sempre le notizie più fresche che si possano immaginare, fresche almeno di quindici giorni. Così il lettore conserverà sempre la sua calma, cosa tanto necessaria in questi tempi burrascosi, di facili indigestioni e di polemiche notarili.

Avremo un servizio telegrafico speciale a piedi: sarà un vero portento. Lungi dal servirci della Stefani che, come tutte le donne vecchie, è bugiarda e trascurata, noi ci serviremo dello Stefen.

Ci siamo già procurati dei corrispondenti dalle principali città dell'Asia, dell'Africa e dell'Austria, tanto per non seguire l'andazzo dei cosiddetti grandi giornali, i quali non hanno che le solite corrispondenze da Berlino, Bianzone, Londra, Lover de Valcamonega, Pietroburgo, ecc.ecc.ecc.

Raccomandiamo ad amici e nemici di non procurarci abbonamenti, e ciò per evitare al nostro essere un soverchio lavoro e la confusione nella scatola celebrale. Noi amiamo l'ordine e la calma quasi in tutto”.

 

Già da queste linee programmatiche editoriali si evince come il tono del giornale si apprestasse ad essere sia satirico che con uno spiccato senso di denuncia verso quello che secondo quella redazione non funzionava a dovere.

 

Per non perdere il filo del discorso domani vi riporterò un altro articolo di questo Gazzettino Tiranese, un pezzo che è passato alla storia in quella Tirano del tardo Ottocento che coinvolge l'Amministrazione e la parrocchia, o meglio l'allora prevosto don Albonico. Da quell'articolo si percepisce bene uno degli aspetti del sottotitolo della pubblicazione ovvero “anticlericale”.

 

 

FONTE: EDITORIA CULTURA E SOCIETA'. QUATTRO SECOLI DI STAMPA IN VALTELLINA (1550-1980), Banca Popolare di Sondrio. Stampa: finito di stampare dalla Poligrafica Bolis spa in Bergamo nel mese di febbraio 1990. Dalle pagine 210, 211,212. “Il Gazzettino Tiranese e la satira anticlericale. Capitolo IV a cura di Franco Monteforte. Volume I°

Anche l'immagine di copertina che riporta il primo numero de “Il Gazzettino Tiranese” è tratta dalla stessa fonte Pagina 211.

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