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La processione di San Gaetano nella poesia dialettale tiranese

CULTURA E SPETTACOLO - 07 08 2019 - Ivan Bormolini

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/chiesa san gaetano trivigno

(Di I. Bormolini) Lo scorso anno, nel mese di agosto ,parlando delle vicende inerenti all'edificazione della chiesa di S. Gaetano sulla nostra bella alpe Trivigno, avevo fatto una ricerca sulle origini della storica processione di San Gaetano che partiva da Tirano verso questa bella chiesetta il sette di agosto.

 

Oggi, sempre in questa storica data, il percorso processionale inizia dal ponte di Trivigno e verso la vecchia strada porta alla chiesa, dove tra canti lodi e preghiere il bel suono della campana accoglie i fedeli che partecipano poi alla Santa Messa.

 

Molto bello è stato lo scorso anno vedere l'arrivo al ponte di Trivigno da parte del vicario don Nicola Schivalocchi e di un gruppo che si è unito a lui percorrendo quell'antico percorso processionale dei tempi andati.

 

Molti scrittori locali, cultori delle tradizioni tiranesi e di quel bel parlare e scrivere il nostro dialetto, hanno ricordato nei loro preziosi testi questa processione. Ecco perchè per annoverare un pezzo di storia e fede dei tiranesi di un tempo, ho deciso di proporvi nella loro traduzione in italiano, i versi dell' illustre concittadino Dante Tozzi e dello stimato maestro Aldo Pola.

 

Prima però citerò, sempre traducendola, una breve ma bellissima descrizione poetica di Trivigno sempre di Dante Tozzi.

Trivigno

Una distesa, tutta di prati e boschi, sospesa su nel cielo, verde nel sole;

una chiesa bianca, che manda la sua voce fresca nell'aria che è una pura pace.

Bello è Trivigno quando lo spazza il vento e le nebbie corrono come in un mare dove tutto

sparisce. Ma in un momento più bello torna il sole, il cielo e il verde.”

 

Ecco la traduzione dei versi del Tozzi sulla processione:

La processione di San Gaetano

Mi ricordo Trivigno, quando da ragazzi si andava in processione. Era ancora buio quando

lasciavamo il paese dietro ad una croce.

L'aria del bosco ti puntava un freddo in tutte le ossa, ma a Ronco c'era il falò e il vino della

Virginia e la gazzosa, intanto che il giorno, con una luce d'argento rompeva la notte umida e

nera.

Qui la gente riposava un momento, era stanca; noi più impazienti andavamo avanti senza mai

fermarci, prendavamo i sentieri su per i prati, fino a che sudati, per quella grande tirata,

arrivavamo su alla chiesa. Il don Gerolamo era lì che ci aspettava, “spesegava”, San Gaetano

era una festa sua su in qual monte, così vicino al cielo.

Mi piaceva adesso giù per i prati vedere la processione. Adagio i confratelli vestiti di rosso, in

fila, e dietro la gente che cantava le litanie. La campana dava a quella pace verde dei boschi

delle Banchelle e la Culum, la sua voce allegra e chiara come la luce del sole.

Pace di Trivigno, di quando ero un ragazzo”.

 

Ora lascio spazio al maestro Aldo Pola:

La processione votiva di S. Gaetano

“ Alle tre della mattina ci toccava alzarci e lo si faceva volentieri perchè si andava in Trivigno

a passare la festa di San Gaetano.

A guidare la processione, che era aperta dai Confratelli vestito con il loro abito e recanti il gran

Crocifisso, c'era sempre don Natale, il più giovane dei nostri preti.

Si partiva dalla chiesa e la gente si aggregava fino là alle Cadeni. Arrivati alla prima Croce ci si

riposava per qualche minuto e si diceva una preghiera per tutti i vivi e per i morti e per tutta la

campagna che da lassù si scorgeva giù al piano.

C'era poi ancora un poco per arrivare alla Seconda che era lì, appena sopra Runch, si accendeva

un bel fuoco per asciugare un po' il sudore e intanto si mangiava un boccone per levarsi lo stimo

della fame che si faceva sentire sempre più.

Pian piano si raggiungeva Piscina e da lì su alla balza di Pra Piano e c'era chi preferiva avviarsi  

per il sentiero verso i Purscelèe per far più presto.

Verso il roccolo dei Pinchetti qualcuno cominciava a rimanere indietro ed erano naturalmente i

più anziani; ma appena si scorgeva la chiesetta lassù sulla sommità tutta l'energia ritornava.

Là c'era il Bunazìn ad aspettarci per la Messa.

La processione si ricomponeva con tutti e insieme si cantavano così alla buona tutte e quante le  

litanie... Dopo messa ci si sedeva con il fagotto della colazione sopra l'erba del sagrato o in un  

prato appena falciato. Poi si giocava liberi a correre agli acquitrini giù in fondo.

Il ritorno a Tirano, verso le quattro pomeridiane ci vedeva in ordine sparso, dispersi lungo i

sentieri però giunti alla Santella ci si ricomponeva in gruppo; ad aspettarci veniva il Prevosto

in cotta e stola e si procedeva in processione scendendo verso la nostra Chiesa salutati dal

campanone e da tutte le altre campane e si concludeva con la benedizione”.

 

 

FONTI: “'L NOS PAES”. Autore Dante Tozzi. A cura della Pro Loco di Tirano. Stampa litografia Poletti, Villa di Tirano, dicembre 1990.

“QUANTA AQUA L' E' PASADA” ( AQUA non è un errore di riproduzione ).

Autore Aldo Pola. Edizione Sindacato Pensionati C.I.S.L. Tirano. Stampa Tipografia Poletti snc Villa di Tirano, agosto 1993.  

 

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