MENU

La storia della fiera di San Michele: “Le botteghe e i casotti”

CULTURA E SPETTACOLO - 19 09 2019 - Ivan Bormolini

CONDIVIDI

/Immagine della piazza e del torrente Poschiavino

Nelle tante vicende inerenti alla storia della fiera di San Michele, le famosissime botteghe, realizzate ed ubicate attorno la santuario e quindi nella piazza, avevano avuto un ruolo determinante per i commerci.

Questo complesso commerciale era stato realizzato nel tempo in modo graduale, tutto era avvenuto in relazione all'aumento dell'importanza e dal richiamo nazionale ed internazionale, della fiera di San Michele.

Le prime ad essere realizzate erano state quelle sul lato Sud della piazza ( zona del palazzo San Michele ), successivamente la loro costruzione si era estesa ai lati Est e Nord e solo parzialmente sul lato Ovest.

 

Sino alla seconda metà del Settecento, nella zona al di là dell'antico corso originale del torrente Poschiavino, erano montate delle strutture mobili in legno dette “casotti”.

Vale qui la pena ricordare, che il secolo in questione è stato determinante per l'assetto costruttivo della piazza del santuario. Sino alla metà del Settecento circa, il corso del torrente Poschiavino era ben differente da quello odierno.

Il letto del Poschiavino scendeva transitando in corrispondenza dell'arco proprio realizzato in quei periodi, probabilmente in concomitanza alla Casa o Palazzo del Penitenziere, oggi sede del Museo Etnografico Tiranese.

Da quel punto, come indicano storiche cartografie, le acque attraversavano il piazzale in diagonale, lambendo il palazzo San Michele, per poi congiungersi con quelle del fiume Adda in località “Miscenti”.

 

Guardando l'assetto urbanistico della piazza Basilica di oggi e riflettendo sul corso del torrente, appare chiaro che la costruzione a lato di palazzo San Michele, non esisteva. Lo stabile, che al piano terra è sede di un ristorante-pizzeria, risulta essere edificato nell'Ottocento.

Ma torniamo alle nostre storiche botteghe: dalla fonte ben documentata che sto consultando, si evincono interessantissime notizie.

L'esame e l'attenta ricerca dello storico Diego Zoia, porta ad un esame dei registri in particolare riferiti al “Giornaletto delle botteghe”, iniziato nella sua compilazione nell'anno 1650.

Nello scritto, appare una relativa stabilità degli affittuari ed è evidenziata, la diversa provenienza degli stessi.

 

Assieme ai nomi dei commercianti locali, erano registrati anche quelli dei mercanti di Sondrio e della Valtellina in generale.

Oltre a questo, si elencavano i commercianti fuori provincia, tra questi: milanesi, bresciani, bergamaschi, grigioni, con buona presenza di engadinesi, veneziani, francesi e tedeschi.

Tra di loro, si notava la presenza di gruppi famigliari che affittavano per decenni o addirittura per secoli le stesse botteghe.

Nel primo Settecento, vi si erano 22 botteghe su quello che era definito “corso maggiore”, ossia il lato Sud, tredici erano quelle sul “corso minore”, verso Est, sette i casotti verso sera e dieci quelli verso mattina. A questi si aggiungevano un numero variabile di banchi.

 

Gli affitti erano pagati a San Michele e a Pentecoste, quest'ultima fiera ancor oggi frequentatissima è l'unica nel corso dell'anno che si protrae per due giorni, ed era già sicuramente registrata nel 1668.

Dal valore degli affitti versati per le botteghe, si evince la diversa importanza delle due fiere: negli anni Trenta del Settecento, le botteghe del corso maggiore, rendevano ognuna 30 lire, 20 lire era la somma richiesta per quelle del corso minore, mentre per i casotti si richiedevano 15 lire.

Ben differente era la cifra stipulata per la fiera di Pentecoste: si oscillava tra le 4 o 5 lire per le botteghe, sino alle 3 lire per i casotti.

 

Nella seconda metà del Settecento, si era portata a termine l'organizzazione urbanistico-commerciale della piazza. Questa vedeva un aumento marcato delle botteghe, le quali, si presentavano dislocate su tutti e quattro i lati della piazza. Come già riferito ieri, dopo tanto fervore la fiera di San Michele, si avvicinava ad una diminuzione della sua importanza. Tutto questo aveva portato ad un percorso di trasformazione di questi esercizi. Da botteghe affittate per i periodi delle fiere, si era passati alla trasformazione in esercizi commerciali con sede fissa.

 

L'arrivo del Novecento, infatti ci mostra una piazza con i suoi negozi o botteghe, ben differente al passato.

A mio parere però, ed è questa una nota personale, la piazza perfettamente disegnata e realizzata attorno al santuario in epoche remote, ci trasmette note di un lontano passato. Alcune botteghe di oggi, ci sanno comunicare ancora questo.

L' arte pasticcera dello Scudo di San Michele, nata dall'inventiva e dalla maestria dei mastri fornai di oggi, ne è un esempio. Cercare un fico in un dolce, richiama l' Apparizione,

E' bello in occasione della fiera di San Michele, vedere un'allegoria di artigiani, collezionisti e venditori che espongono ogni anno manufatti e altro al cospetto della nostra Basilica.

Tutto questo è una rievocazione storica.

 

Ivan Bormolini

(Fine seconda parte, la terza ed ultima parte domani)

 

FONTE: Il Santuario della Madonna di Tirano 1505-2004. Alessandro Dominioni Editore. Fonte tratta da “Il tesoro del tempio. La gestione amministrativa del santuario e le attività connesse”. Autore Diego Zoia, P. 196/197/. Stampa: Tipografia Bettini Sondrio.

Anche le fotografie pubblicate sono tratte dalla stessa fonte.  

GALLERY

LASCIA UN COMMENTO:

DEVI ESSERE REGISTRATO PER POTER COMMENTARE LA NOTIZIA! EFFETTUA IL LOGIN O REGISTRATI.

0 COMMENTI