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Le campane del Santuario di Madonna di Tirano

CULTURA E SPETTACOLO - 30 06 2022 - Ivan Bormolini

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/santuario madonna di tirano

(Di I. Bormolini) Nelle mie rubriche dedicate alla storia e all'arte tiranese, ho spesso parlato delle tante vicende riguardanti le campane della chiesa parrocchiale di San Martino in Tirano, le famose “cinque sorelle” che ancor oggi, anche se spesso inascoltate nel loro magnifico concerto che risulta essere uno dei più belli della Valtellina, sono parte integrante di tanti fatti legati alla storia della nostra città.

 

Domenica scorsa nell'imminenza della celebrazione di una Santa Messa del mattino, mi trovavo nella nostra bella piazza Basilica e ascoltando il suono delle campane del Santuario Mariano, ho pensato alle loro vicende e al loro suono capace di narrare ogni volta il prodigioso evento del 29 settembre 1504, quando la Beata Vergine Maria appariva al Beato Mario Homodei nell'orticello della Folla di proprietà del cavalier Quadrio.

Non solo, avendo viva memoria del Cinquecentenario e dell'anno celebrativo 2004-2005, i ricordi mi hanno portato ai loro concerti in quei mesi così densi di manifestazioni religiose e culturali.

Ma pensandoci bene quelle cinque campane, di certo sono testimoni di quell'unicità che ha trovato nel tempo l'elevazione del tempio a Basilica Romana Minore per volere del Papa Pio XI, oppure nella proclamazione della Madonna di Tirano a “Patrona della Valtellina” con Papa Pio XII, e non ultimo la desiganzione a Santuario Mariano Diocesano da parte del vescovo di Como monsignor Alessandro Maggiolini. Tanti altri sarebbero i fatti da narrare nella lunghissima storia del nostro tempio Mariano in cui le campane avevano suonato come si suol dire nel nostro bel dialetto “a l'ingranda”.

Di certo analizzando le vicende che avevano portato alla costruzione della torre campanaria alta 54 metri e ricca di decorazioni, parte delle quali ormai scomparse (la “sphera del relogio”, gli stemmi delle Tre Leghe e della Comunità di Tirano ) dipinte dal Raffaello della Valtellina, il grosino Cipriano Valorsa, ci si può chiedere  quando erano state messe in opera le campane.

Ebbene era stato installato prima l'orologio, correva l'anno 1577, quando Lorenzo Peverelli di Chiavenna poneva sul campanile quel meccanismo da lui realizzato.

L'anno dopo il fonditore del ducato di Lorena, Claude de la Piax, apprestava le prime tre campane. Sempre in quell'anno lo stesso fonditore, aveva realizzato la campana collocata nel caratteristico campaniletto della chiesa di San Giacomo a Tirano, questa nel censimento delle campane della Valtellina risulta essere una delle più antiche, assieme alle due di Santa Perpetua, le quali, di fonditore ignoto, risalgono al 1520.

Attualmente le campane della nostra Basilica sono cinque e tutte piuttosto grandi, le due più grosse sono nella penultima cella e le tre minori in quella superiore.

Hanno un movimento oscillante incrociato, le maggiori verso est-ovest e le altre in senso opposto, sono azionate elettricamente dal 1946.

Questo nuovo sistema di funzionamento, che vedeva capriate in ferro infisse direttamente nelle pareti era stato la causa di danni al campanile, le vibrazioni trasmesse, avevano fatti in modo che dal terrazzino si staccassero frammenti di marmo.

Per questa motivazione nel 1970 si era resa necessaria una diversa sistemazione delle campane che vedeva il rinnovo dei castelli di sostegno e la diversa collocazione delle stesse. Tutto questo a detta di uno dei maggiori storici e conoscitori del nostro tempio Mariano, il professor Gianluigi Garbellini, il concerto armonioso di un tempo, forse risulta oggi compromesso in seguito alla forzata ristrutturazione, ma altra scelta non era possibile.

Delle tre campane originali del fonditore C. de la Piax, ormai pochissime o nulle sono le tracce, evidentemente le rifusioni e gli interventi successivi sul concerto campanario ce lo dimostrano.

Veniamo ora all'analisi delle cinque campane: quella maggiore reca la data del 1901, il nome del fonditore è Giorgio Pruneri di Grosio, nella parte alta reca la dicitura “SVB VMBRA ALARVM TVARVM PROTEGE NOS. Nella parte centrale esterna è decorata con sei medaglioni che riportano le immagini del Crocifisso, dell'Annunciazione, di san Michele, san Martino, san Giuseppe e della Madonna col Bambino.

La seconda campana risale ad una rifusione effettuata nel 1818 dell'antica campana da parte della ditta Soletti di Brescia. Le decorazioni vedono la scena della Crocifissione con Maria e Giovanni, vi è poi un nastro floreale con piccoli tondi di apostoli e santi, si legge la scritta a FVLGVRE ET TEMPESTATE LIBERA NOS DOMINE.

Sulla terza campana troviamo impressa la scena dell’Apparizione con una serie di santi e una dicitura sempre latina: SVB REGIMINE NOBILIVM DEP. ORATII ET ANTONII M. LVCINI BERNARDINI MAZZA JOSEPH DE CAMPO MDCCIIIC OPVS CAITANEI SOLETTI CIVIS BRIXIAE. Il tutto ci riporta al nome dei committenti, i deputati del Santuario, la data di fusione del 1797 e l'autore Gaetano Soletti cittadino di Brescia.

Le stesse parole si leggono sulla quarta campana che è poco più piccola della precedente e risalente, sempre per opera del Soletti al 1794. Si nota l'invocazione S. MICHEL ORA PRO NOBIS e le immagini della Crocifissione con Maria e Giovanni, l'Apparizione al Beato Mario, san Michele e l'Assunta.

Stando al censimento delle campane della Valtellina sapientemente condotto da Simone Margnelli e Paolo Bordoni, la quinta campana ancora più piccola, risulta essere opera dei fonditori Carlo Francesco e Giuseppe Antonio Bizzozero di Varese ed è datata 1737. 

Anche per questa si ripete nell'apparato ornamentale la scena della Crocifissione seguita da una decorazione ad anello e una scritta non totalmente leggibile perché rovinata SANCTVS DEVS....MISERERE NOBIS....ANNO......

 

 

FONTI: LA MADONNA DI TIRANO. MONUMENTO DI FEDE DI ARTE E DI STORIA. AUTORE: Gianluigi Garbellini. Stampa: Lito Polaris Sondrio. Dalle pagine 50 e 51.

Sito campanedivaltellina.it a cura di Simone Margnelli e Paolo Bordoni ( censimento delle campane di Tirano ).

L'immagine di copertina è di I. Bormolini

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