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"Le campane di San Martino": un serio pericolo per le nostre campane

CULTURA E SPETTACOLO - 17 02 2022 - Ivan Bormolini

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/LA TORRE CAMPANARIA
LA TORRE CAMPANARIA, FOTO DI VALENTINO CANDIANI

(Terza parte di I. Bormolini) Nelle due precedenti puntate di questa piccola rassegna su alcune vicende inerenti alle campane di San Martino, si è potuto notare come le stesse erano strettamente collegate a molti aspetti della vita quotidiana del borgo, sia religiosi che civili.

E' giunto il momento di analizzare quello che avrebbe potuto rivelarsi come un gravissimo fatto che se si fosse verificato, avrebbe per sempre cancellato questo grande concerto campanario.

 

Durante il secondo conflitto mondiale, la guerra non aveva risparmiato nessuno generando sconforti e lutti anche a Tirano.

Oltre a questo, una pesante e minacciosa tegola stava per abbattersi sull'intera comunità, le campane dovevano essere rimosse per essere fuse in bronzo per i cannoni.

Lo stesso destino sarebbe toccato a quelle delle altre chiese tiranesi: quelle del Battistero di San Pietro o Oratorio di San Filippo Neri, quella di Sant'Agostino o chiesa di San Nicola da Tolentino. E ancora: quelle di Santa Perpetua e San Giacomo che ricordo figurare nell' elenco delle campane più antiche della Valtellina.

Non erano escluse quella della chiesa di San Gaetano nell' Alpe Trivigno e quella del Sacro cuore; solamente le campane del Santuario della Madonna di Tirano sarebbero rimaste al loro posto.

Il 9 novembre 1942, giungeva nelle mani dell'allora prevosto di San Martino in Tirano, don Pietro Angelini, (prevosto dal 1929 al 1952), la lettera del Sottosegretariato per le fabbricazioni di Guerra di Milano.

 

La nota XXI del Generale di Brigata avvertiva perentoriamente che a partire dal giorno 14 novembre si sarebbe proceduto alla raccolta delle campane.

All'asportazione avrebbe provveduto l’Ente Distribuzione Rottami, mettendo in atto tutte le doverose precauzioni al fine di evitare danni.

Dopo la rimozione lo stesso Ente avrebbe rilasciato una ricevuta provvisoria indicante il peso del bronzo ritarato.

Fermamici per un istante a pensare: è chiaro quale sia stato il dolore del parroco davanti a quell'ordine perentorio a cui pareva non vi fosse alcun margine per ulteriori discussioni o attese. Lo stesso sentimento collimava certamente con quello del popolo tiranese; ci si era certamente chiesti in quell'epoca già complessa non priva di tribolazioni umane e materiali, se veramente l'ultimo solenne concerto delle campane di San Martino fosse quello ascoltato nel giorno della festa patronale di San Martino di quell'undici novembre 1942, infatti tre giorni dopo si sarebbe dovuto provvedere alla rimozione.

 

Si potrebbe arrivare a credere, quasi senza dubbio, anche se in questo caso non ho testimonianze atte ad avvalorare la mia tesi, che il buon don Pietro dal pulpito, in quella S. Messa patronale, abbia avvisato i fedeli dicendo pure la sua opinione.

Pensando a quell' omelia, analizzando i fatti nella loro viva complessità, mi viene da ravvisare che il buon pastore avesse detto ia fedeli convenuti di aver fatto di tutto al fine di scongiurare un simile abuso di potere, che se attuato, sarebbe stato capace di eliminare per sempre non solo una pagina di storia tiranese, ma della stessa parrocchiale di San Martino.

Certo è, che la missiva giunta da Milano parlava molto chiaro e la gente sgomenta si era certamente chiesta per quale motivazione le campane di Tirano, capaci di suonare in tante occasioni, tristi o liete, oppure essere avviso in caso di pericolo o per altre motivazioni civili, potessero una volta fuse, divenire oggetto di drammatici e bellicosi rintocchi.

 

Ricordiamoci bene, in questa nostra moderna civiltà, considerando l'ampio campionario di campane che dovevano essere prelevate, che Tirano avrebbe perduto tante voci e pure tanti stili e suoni che erano parte importante della vita di quel tempo, sia nel paese che nelle frazioni, oppure come nel caso di Trivigno, in quell'ambito alpestre così a noi tanto caro, la profanazione del lieto suono di quella campana, avrebbe mutato l'accoglienza della storica processione nel giorno di San Gaetano, un rito questo che nel trascorrere del tempo si è mutato, ma che nell'analizzarne le tante e belle vicende secolari collegate a questo cammino “di buon'ora” ancora testimoniano la vicinanza, seppur meno vissuta, a quella settecentesca chiesa.

 

Sin qui, ho tracciato delle ipotesi, ma sono convinto che il tutto non si fosse discordato dal pensiero del buon prevosto e di quel popolo che vedeva in lui, non solamente un buon pastore, zelante e vicino ai fedeli, ma anche un battagliero.

Pensando all'Angelini, è bene descrivere quali erano state le sue mosse, perché egli veramente aveva fatto di tutto per evitare che “quell' Ente Rottami”, compisse quel gesto.

E allora a domani.  Un Ente Rottami che prelevava tanta storia e tanta arte?

 

 

FONTE: LA CHIESA DI SAN MARTINO IN TIRANO. Autori: Gianluigi Garbellini e William Marconi. Stampa: finito di stampare nel mese di dicembre 1999 dalla Tipografia Bettini – Sondrio.

Dal capitolo V “Le campane” “Il pericolo scongiurato” a cura di Gianluigi Garbellini. Pag.: 400, 402.

Fotografia di copertina: era stata concessa per l'uso a I. Bormolini da Valentino Candiani.

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