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Le mura di Tirano: dall'idea di fortificare il borgo alla realizzazione

CULTURA E SPETTACOLO - 28 05 2020 - Ivan Bormolini

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/Tirano dentro le mura

(Prima parte di I. Bormolini) E' giunto il momento, in questa mia rubrica dedicata alla storia, di parlare delle cinta muraria di Tirano, approfondendone le vicende. Tratterò l'argomento in tre puntate; forse da molti questo importante tassello urbanistico dell'antico borgo di Tirano è stato scordato, mentre da altri, in particolare le nuove generazioni, è poco conosciuto.

Un dato però è certo, a parte le tre porte (Milanese, Poschiavina e Bormina ) ed il castello di Santa Maria, poche sono le tracce giunte sino a noi di questa imponente opera.

 

E' un vero peccato che ciò che resta delle mura, non sia mai stato valorizzato ma abbandonato ad un degradante destino.

Da apprezzare invece sono gli interventi di recupero del castello, della porta Milanese e della porta Poschiavina, che ricordo conserva degli affreschi molto particolari, tra i quali quello della Giustizia voluto in epoca della dominazione dei Grigioni.

L'immagine di copertina, ci mostra chiaramente l'antica Tirano fortificata. E però necessario dire che già ben prima esistevano dei nuclei abitati fuori dalla cinta; mi riferisco per esempio alla contrada dei Visoli, a quella del Dosso e alla via San Giacomo, denominata un tempo via Piantoledo che aveva sicuramente un tracciato diverso dall'attuale.

Sin dalla fine di aprile del 1487, Ludovico Sforza detto il Moro, aveva espresso l'intenzione di fortificare Tirano al fine di contrastare l'arrivo dei Grigioni. Questi ultimi miravano ad impadronirsi delle valli dell'Adda e del Mera, obiettivo poi raggiunto nel 1512.

Era infatti tanta e forte l'apprensione del duca “quando venne a sapere che dal passo del Bernina verso Poschiavo era stata principiata una strada insolita per poter venire cum carri sino a Puscalivio”.

 

Alla costruzione delle mura, si era interessato direttamente Ambrogio Ferrari, il quale conclusi i lavori della cinta di Chiavenna, giungeva a Tirano verso la fine del marzo 1492. L'inizio delle opere inerenti a questo cantiere risale proprio a quel periodo.

Progettista era stato Giovanni Francesco Sanseverino, conte di Caiazza; il suo lavoro era stato giudicato ottimo dalla commissione ducale, composta dal conte Borella, Giovanni Beccaria e Giacomo Pallavicini.

In queste fasi entra in gioco anche la figura di Leonardo da Vinci. Il grande genio in quegli anni era a capo degli architetti della corte Sforzesca ed è certo che sia stato anche in Valtellina. Tuttavia non è provata in alcun modo la sua partecipazione all'esame del progetto del Caiazza.

Certo è che il lavoro del Ferrari, non doveva essere stato facile, in qualità di ingegnere ducale e “commissario generale sopra li lavoreri” doveva affrontare il discorso dei finanziamenti e la comprensibile resistenza dei residenti.

Nonostante queste avversità, si deduce che il Ferrari, già in corso d'opera voleva apportare delle modifiche o varianti, allungando la cinta a Est verso Bormio e Sud verso la montagna.

 

La commissione, considerando che erano già state scavate le fondamenta, aveva accettato solo le modifiche a meridione. Si era invece discusso sull'allungamento del muro verso occidente. Alla fine i sei ingegneri ducali che accompagnavano lo stesso Ferrari, i quali erano probabilmente impegnati in fase d'opera, avevano accettato di deviare le vallette al di fuori della direzione delle mura. Se però non fosse stato possibile, si sarebbe tornati al progetto originale del Caiazza.

Altre discussioni erano sorte in merito all'altezza delle due torri del castello ed anche sui torrioni vi erano state tensioni sul modo di procedere. Per motivi finanziari, alla fine si era optato per il progetto del conte di Caizza.

Tra i mastri già presenti a Chiavenna, vi erano a Tirano Bernardino Giudici di Saltrio e Stefano Andriani di Corenno. Giungeva a Tirano anche l'ingegnere Antonio da Sirto o De Sertori, questi presumibilmente già prima dell'inizio dei lavori era impegnato a stimare le case da abbattere e proteggere con paglia e legname, mura e rocca dai rigori dell'inverno.

 

Aveva collaborato nel cantiere anche un tal Scarioto, questi era a capo di una compagnia di stanza a Tirano, armando le mura con ferramenta,

Probabilmente nell'estate del 1493 era giunto a Tirano anche il progettista, il già citato Giovanni Francesco da Aragona di Sanseverino.

C'è da dire che i lavori erano proceduti celermente, si narra infatti che le mura erano già terminate nel dicembre del 194, quindi in un anno e mezzo circa dall'inizio dello scavo delle fondamenta.

Più laborioso era apparso il completamento dei dettagli delle strutture difensive con l'attivazione del castello, pronto finalmente nel 1499.

 

Avevo prima nominato i finanziamenti: erano obbligati a contribuire alle spese dell'intera fortificazione, ovviamente la stessa comunità di Tirano con l'equivalente di 10.000 lire di calcina, sabbia, pietre e manodopera e tutti i comuni da Grosotto a Sondrio per 40.000 “centenaria”. Tutti questi avevano tentato in ogni modo di sottrarsi alla dura imposizione ducale, ma il loro tentativo si era rivelato del tutto vano.

Agli abitanti di Tirano, riluttanti all'opera era stato concesso dal duca, al seguito di estenuanti prese di posizione, da parte del podestà e degli abitanti, “ di dar soldi e materiali occorrenti di volta in volta, senza doverli anticipare tutti”.

Lo spessore dei muri delle torri variava da un metro e venti alla base, agli ottanta centimetri sulla sommità, mentre l'altezza prevista per il tratto verso Bormio era di ventidue braccia, corrispondenti a quindici metri. In totale il perimetro dell'intera cinta muraria raggiungeva i 1860 metri.

 

Il disegno di Tirano una volta murata, conservato nella Biblioteca Trivulziana, ci mostra l'opera conclusa. E' a questo punto interessante anche citare una lapide che era stata realizzata in marmo bianco e doveva essere posizionata su un muro del castello, oppure in prossimità di una delle porte.

Questa forse non è mai giunta a Tirano ed è oggi custodita nel Museo Civico Giovio di Como, la scritta che reca, in lingua latina, è particolare, ve ne riporto la traduzione dalla fonte consultata:

Affinché in futuro i Tiranesi potessero vivere più al sicuro e la pace con i confinati fosse più salda per la Valtellina e Valchiavenna, Ludovico, duca di Milano per graziosa volontà dell'eccelso re

Massimiliano, quando già aveva sposato Beatrice d'Este, circondò il borgo di mura e sul colle costruì il castello”.

 

Se ci pensiamo bene, questi versi non erano stati per nulla profetici per Ludovico il Moro. Il tempo era tiranno ed il susseguirsi degli eventi storici pure. Infatti, pochi mesi dopo, lo Sforza, fuggiva attraverso la Valtellina alla volta di Innsbruck, mentre i francesi occupavano il ducato. Il cinque gennaio 1500 tornava a Milano, ma la doveva lasciare in modo definitivo, cinque mesi dopo, prigioniero dei francesi.

A proposito di disegni o dipinti della cinta muraria di Tirano, c'è una notizia particolare: questa è inerente all'antica torre di Piattamala, fatta costruire in epoca medievale dai Capitanei di Stazzona, a protezione della via per il passo del Bernina.

 

Proprio in quel periodo, era stata potenziata e trasformata in una ben munita fortezza, per nulla diversa da un vero castello.

Nel 1499 veniva dotata di 10 fanti, 12 archibugi, 600 pallottole di piombo e 4 spingarde, queste ultime vere e proprie macchine da guerra che avevano la forma di una grossa balestra.

In questa prima parte non possiamo scordare certamente l'antico affresco che notiamo in Basilica inerente all' Apparizione. Ben vi possiamo trovare la storica cinta muraria ed appunto verso la Svizzera, proprio il castello di Piattamala. Ci ritroveremo giovedì prossimo per altre vicende inerenti alla mura di Tirano, perchè tante sono ancora le domande a cui dare risposta.

 

FONTI: TIRANO IL CENTRO STORICO. STORIA ARTE ARCHITETTURA. Autore Gianluigi

Garbellini. Stampa: Lito Polaris Sondrio. Anche l'immagine di copertina è tratta dalla stessa fonte.

TIRANO IN CARTOLINA. Autori: Enzo Brè e Michelino Falciani.Stampa: finito di stampare nel mese di luglio 2001 in 1300 copie dalla Tipografia Petruzio Tirano.  

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