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Le vicende della controfacciata e della facciata della parrocchiale di San Martino

CULTURA E SPETTACOLO - 28 02 2019 - Ivan Bormolini

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/L'organo dei fratelli Serassi nella controfacciata
L'organo dei fratelli Serassi nella controfacciata

( Di I. Bormolini ) Pochi giorni fa mi trovavo a transitare per la nostra bella piazza San Martino, un occhio al maestoso campanile ed al nostro sontuoso tempio, non mancano mai. Ho visto due turisti immortarale la facciata della nostra Collegiata di San Martino.

Mentre uno fotografava, l'altro asseriva che l'opera non aveva nulla a che vedere con la facciata del santuario di Madonna di Tirano, ne per arte e ne per imponenza.

Questo loro discorrere mi ha fatto pensare, è pur vero che le due opere sono diverse tra loro, sia per stile artistico e sia per epoche di realizzazione.

E' giusto dire che la facciata del santuario, oltre a presentare diversi e preziosi ornamenti, è notevolmente impreziosita dal grandioso portale realizzato dal maestro ticinese Alessandro Della Scala.

Tuttavia a mio avviso anche l'elegante faccita di San Martino è degna di ampio riconoscimento e riveste per noi tiranesi un qualcosa di caro artisticamente e religiosamente parlando.

Per questo, visto che anch'io non ne conoscevo bene la storia ho deciso di mettermi a fare un'indagine in materia.

 

Il mio ricercare è stato ovviamente avvantaggiato dall'eccellentissimo lavoro del professor Gianluigi Garbellini, illustre storico dell'arte e prezioso ricercatore.

Come spesso mi succede, quando ho sotto mano preziose fonti come gli scritti dello stesso Garbellini oppure di William Marconi, mi rendo conto che il materiale è davvero tanto e ricco di particolari. Questi spesso mi inducono ad ampliare il tema ed anche in questo caso è stato così. Per cui vista la ricchezza del tutto, che non tratta solo aspetti artistici, ma anche storie legate ai parrocchiani e alla loro generosità in materia economica, vi proporro un piccolo viaggio che inizia oggi e verrà pubblicato nella seconda e terza parte nei prossimi due giorni. Come sempre buona lettura.

 

Ivan Bormolini

 

PERCHE' PRIMA LA CONTROFACCIATA E L'ORGANO SERASSI? L'ARCHITETTO BROCCA O CARLO MACIACCHINI?

Il 10 febbraio 1871, lo zelante don Luigi Albonico, che rivestiva l'incarico dal 1864 ed era rimasto prevosto sino al 1921, ben 57 anni, dopo un lungo studio, scriveva ai fabbriceri ritenedo giusto di dover “ristorare ed ampliare la chiesa”.

Nella sua nota, oltre ad altri importanti interventi trovo “la necessita di fare innanzi alla facciata un abside” al fine di sistemare la cassa dell'organo.

Stiamo parlando del famosissimo oragano Serassi, inaugurato nel luglio del 1852 con un concerto di di Padre Davide da Bergamo, un famoso organista e compositore.

L'originaria collocazione dello strumento, recentemente restaurato in tutte le sue parti, nella controfacciata della navata principale, pareva del tutto ottimale, in quanto la precedente si era dimostrata poco confacente.

Va detto gli imponenti lavori previsti dal buon prevosto, richiedevano, oltre ad un'adeguata copertura finaziaria, anche un buon architetto.

 

A questo ci aveva pensato Giovanni Visconti Venosta, fratello di Emilio. Questi aveva inizialmente interpellato l'architetto Giovanni Brocca, un professionista di gran fama.

Lo stesso Brocca aveva dato risposta negativa, visto che era in età avanzata e che comunque in quel periodo era impeganto in vari restauri a Milano.

Il Visconti Venosta, aveva ripiegato sempre su segnalazione del Brocca, su Carlo Maciacchini.

Il termine “ripiegato”, potrebbe lasciar indurre a varie supposizioni. Però se consideriamo la nomea dell'architetto Brocca in quell'epoca ed il grande amore verso Tirano di Giovanni Visconti Venosta, è facile credere che quest'ultimo abbia ovviamente fatto la scelta migliore, per il bene delle opere in parrocchia.

Carlo Maciacchini infatti, era considerato dall'architetto Brocca il migliore dei suoi scolari, a dimostrazione di questo fatto era che il Maciacchini era stato l' autore e esecutore del cimitero Monumentale di Milano, aperto il primo gennaio 1867.

Acettata la commissione il Maciacchini, si era messo al lavoro ed in merito alla collocazione dell'organo sulla controfacciata, predeva un prolungamento di 3, 20 metri della navata centrale.

La proposta citata, che ampliava anche la capienza della chiesa, veniva in linea di massima accettata ed accolta.

Un'unica condizione, era che si limitasse il tutto ad un ingrandimento esterno di soli due metri, mediante un peristilio e non con un ambiente chiuso che avrebbe sottratto spazio al già troppo esiguo piazzale antistante la chiesa.

Per peristilio, si intende un giro di colonne che cingono uno spazio delimitato.

L'architetto, deluso dal suggerimento per altro vincolante, in prima istanza era tentato di abbandonare l'inarico, ma per fortuna e forse con qualche positivo intervento di Giovanni Visconti Venosta e don Albonico, proponeva delle variazioni al progetto iniziale.

Accogliendo di buon grado la nuova revisione progettuale, il 17 giugno 1874, si affidavano con regolare contratto i lavori all'impresario Alessandro Croppi.

Quest'ultimo, si impegnava a fornire muratori e manovali di provata abilità, i quali avrebbero dovuto lavorare sotto le dipendenze del signor Mariani Vittore, rappresentante dell'architetto Maciacchini.

Chi forse ben conosce la figura di don Albonico, saprà fare due semplici congetture: ma secondo voi, quell'italiano col Re e Cattolico con il Papa e per questo pregava Iddio, avrebbe lasciato il tutto nelle mani, seppur sapienti di Vittore Mariani?

La risposta e ovviamente no! Anche perchè risulta che il vero regista dei lavori era proprio don Luigi, che tramite una fitta corrispondenza si teneva in contatto con il Maciacchini.

Non era certo sfiducia nei confronti del buon Mariani, ben inteso, ma nella personalità di don Albonico vi era volontà di fare bene ciò che si era proposto ed aveva condiviso con la comunità.

Mi par di vederlo, uscire di buon ora col tricorno in capo, per controllare i lavori e la loro prosecuzione. Sotto il suo braccio il brevario e magari i fogli di vibranti omelie, che da quel pulpito di San Martino, spesso tuonavano come moniti e richiami all'autentica fede.

 

Per concludere le notizie sulla controfacciata, vanno citate le opere di ricollocamento dell'organo Serassi.

I lavori di allestimento della cassa del nuovo vano, venivano affidati a Giuseppe Accorsi, attivo in San Martino dal gennaio 1875.

Per la rimozione e la nuova collocazione della parte strumentale dell'organo, si erano interpellati i fratelli Serassi. Questi avevano declinato l'invito in favore di Giacomo Locatelli, loro allievo e già capo officina.

Locatelli giungeva a Tirano con molto ritardo, ma questo era guistificato da fatto che aveva subito un grave lutto, ovvero la perdita della moglie.

Nella primavera del 1875, il professionista iniziava l'opera senza però portarla a compimento, moriva infatti il 13 luglio dello stesso anno.

I lavori, comunque venivano ultimati e conclusi dai suoi operai, questi venivano pagati dal fratello, il sacerdote Saverio Locatelli, che era tutore dei figli di Giacomo essendo questi di minore età.

Evidentemente, i lavori portati a termine dalle maestranze del Locatelli, avevano dato un buon esito.

Il 7 settembre 1875, il collaudatore e organista Carlo Saragozza, parlava di un lavoro meritevole, con particolari elogi. Riconosceva l'opera migliorata rispetto alla sua prima costruzione.

 

(Fine prima parte)

 

FONTE: La Chiesa di San Martino in Tirano. Autori Gianluigi Garbellini- William Marconi. Stampa Tipografia Bettini Sondrio.

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