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Lo stuccatore Martino Borserio e le volte del Santuario

CULTURA E SPETTACOLO - 22 09 2022 - Ivan Bormolini

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/Lo stuccatore Martino Borserio e le volte del Santuario

(Di I. Bormolini) Gli stucchi e gli affreschi sulle volte e nella parte superiore delle pareti della nostra Basilica di Madonna di Tirano, rappresentano un campionario di rara bellezza, una fitta sequenza di vari motivi decorativi di derivazione classica.

Si certificava così l'amore per gli stucchi che era esploso soprattutto a partire dalla seconda metà del Cinquecento con il Manierismo, un periodo storico-artistico piuttosto lungo e culminato, artisticamente parlando, in un dichiarato “horror vacui”, atto ad evitare il “vuoto” delle nude superfici e tendente a riempirle all'inverosimile con ornamenti.

Nel nostro Santuario, le decorazioni delle volte erano state realizzate in lotti diversi e per mano di più artisti, tuttavia nonostante più nomi vi avessero lavorato, le stesse presentano un'unitaria coesione e frutto di un'attenta regia. Quest'ultima, ci riferisce il professor Gianluigi Garbellini è forse attribuibile a Simone Cabasso, colto primo parroco di San Martino in Tirano ed ancor prima canonico della stessa chiesa.

L'intero apparato decorativo, se ben osservato nella sua ricchezza e solennità, ha un chiaro intento celebrativo interessante per contenuti e per la tecnica di esecuzione atta ad evidenziare una grande abilità professionale che conferisce senza alcun dubbio un elevato pregio artistico.

L’iniziativa di rivestire tutte le volte di apparati in stucco aveva avuto inizio con la costruzione della cupola, questa era stata realizzata dell'ingegnere della Fabbrica del duomo di Como Pompeo Bianchi tra il 1580 e il 1585. La decorazione interna della stessa opera veniva commissionata allo stesso Bianchi nel 1590.

Negli anni successivi per le decorazioni delle volte e del transetto, giungevano in Santuario, Giuseppe Bianchi e Domenico Fontana; nel 1594 sempre Pompeo Bianchi era stato richiamato per la stuccatura del presbiterio e del coro della cappella maggiore, in quel caso il Bianchi era stato coadiuvato dal figlio Giuseppe e nuovamente da Domenico Fontana.

Descrivere in questo articolo le opere di questi artisti è cosa difficile, sarebbero necessarie pagine e pagine tante sono le particolarità, desidero però soffermarmi su uno dei maestri locali che in quei lavori di stuccatura avevano avuto parte integrante, Martino Borserio.

Borserio era stato fugacemente citato dal Giussani a proposito del completamento degli stucchi delle navate. Allo stato attuale delle ricerche, poco o nulla si sa di Martino Borserio, il suo nome emergeva solo a proposito del nostro Santuario. Giussani lo diceva originario di Lovere in Valcamonica, ma questo non trova oggi riscontro nelle note rintracciate dagli studiosi nei libri contabili del tempo.

Un atto notarile riferisce del Borserio di “Stazzona” e figlio di Johannis Annae De Borserjs, et Comunis Stationae”.

Risultavano allora due paesi denominati Stazzona, uno in provincia di Como e uno vicino a Tirano e da quest'ultimo si pensa provenisse Martino Borserio.

Il dato certo è che Martino Borserio era stato certamente attivo in Santuario per undici anni circa, ovvero tra il 1597 e il 1608/1609, morendo però di li a poco, sicuramente la sua morte era avvenuta dopo il 20 luglio del 1609, in quel giorno infatti Borserio firmava un contratto notarile.

I Deputati del Santuario gli avevano inizialmente affidato l'esecuzione degli stucchi della cappella della Madonna, un'opera alla quale Borserio aveva lavorato dal primo gennaio 1597, sino al primo maggio del 1598 e per la quale lo stuccatore aveva ricevuto un compenso di 85 scudi.

Subito dopo e sino al primo maggio dell'anno successivo, Borserio aveva cominciato a decorare la seconda campata della navata settentrionale e in seguito, dal primo maggio 1599 e sino al 25 luglio del 1600 si era spostato nella seconda campata.

Nel 1601, Martino Borserio riceveva 1040 lire, pari a 160 scudi “per l'opera fatta nella cappella sotto l'organo”.

Dobbiamo però considerare che detta “capela”, si riferiva al vecchio organo del Santuario che era di origine cinquecentesca ed in utilizzo sin verso il 1640.

Stando agli atti della visita pastorale del vescovo Archinti del 1614, si apprende che l'organo citato era tra le colonne della navata meridionale.

Successivamente Borserio si era spostato nella navata centrale, forse proprio la presenza dell'organo ostacolava la decorazione della volta dove stava lavorando, ma è anche lecito pensare che si era rimandato il tutto perché era già nell'aria l'idea di dotare il Santuario di un nuovo strumento.

Sta di fatto, che nel 1601, esattamente a dicembre Borserio risultava impegnato nella prima campata della navata centrale, una decorazione questa impegnativa perché comprensiva anche dell'ampia parete della controfacciata, opera che nel 1605 gli era stata pagata con la cifra di 500 scudi.

Altre indicazioni su Martino Borserio in Santuario giungono da un atto notarile rogato il 3 gennaio 1606, si tratta di una convenzione con la quale lo stuccatore si impegnava con i Rettori del Santuario a concludere la decorazione da lui stesso iniziata della cappella dell'organo concludendola dando il meglio di sé.

I Rettori stabilivano un compenso di 425 scudi con una clausola che diceva che se avessero ritenuto di non pagare tale somma, una commissione avrebbe valutato il lavoro e stabilito l'adeguato pagamento.

Dai documenti si evince che Borserio era morto dopo aver completato gli stucchi della seconda campata della navata centrale, era stata la moglie Camilla, in qualità di tutrice della figlia Caterina a ricevere quanto spettava al marito.

Si apprende che Martino Borserio, nel giorno 20 luglio 1609, presso il notaio Battista Robustelli firmava un “istrumento di obbligo” a favore della moglie come tutrice della figlia.

Per concludere, va detto che l'insieme della documentazione consente di individuare nel Borserio l'autore della maggior parte degli stucchi delle navate del Santuario.

 

FONTI: LA MADONNA DI TIRANO. Monumento di fede, di arte e di storia. Autore: Gianluigi Garbellini. Stampa: finito di stampare nel mese di agosto 2010 dalla Tipografia Polaris- Sondrio.

Dal capito “Gli stucchi e gli affreschi” pagine: 118,119,120.

IL SANTUARIO DELLA MADONNA DI TIRANO NELLA VALTELLINA DEL CINQUECENTO. Autori: Francesca Bormetti e Raffaele Casciaro. Stampa: Amilcare Pizzi Spa-arti grafiche. Cinisello Balsamo Milano. Finito di stampare nel dicembre 1996.

Dal Capitolo “Gli artisti” pagine: 182,184,185,186.

L'immagine di copertina è di Ivan Bormolini.

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