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Quattro giorni con le “cinque sorelle”

CULTURA E SPETTACOLO - 15 02 2022 - Ivan Bormolini

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/La parrocchiale vista da via Visconti Venosta
La parrocchiale vista da via Visconti Venosta

Gentili lettrici e lettori, da un po' di tempo sono lontano da quella che mi piace chiamare vita di redazione per motivi del tutto personali. In primo luogo, anche se con ampio ritardo desidero augurarvi un buon anno, sperando che questi mesi che ci apprestiamo a vivere le moltissime problematiche che ci hanno afflitto e che ci stanno ancora creando motivi di preoccupazione si incamminino verso delle soluzioni capaci di ridarci un po' di normalità. Perché è di normalità e stabilità che oggi più che mai abbiamo bisogno.

 

Dal mio punto di vista di redattore i progetti nel cassetto sono tanti, spero di poterne realizzare almeno alcuni, in primo luogo ultimare un mio piccolo romanzo “Il ritorno di Editta” che conto di proporvi al più presto.

 

Ma voglio ripartire dopo un lungo stop, dalla mia rubrica sulla storia di Tirano che era un classico settimanale del giornale. Lo farò con un viaggio lungo quasi tutta questa settimana dal titolo “Quattro giorni con le cinque sorelle”. Non sarà questo anno come gli altri, non so ad oggi se riuscirò a ricercare e scrivere mantenendo fede settimanalmente alle mie rubriche, ma in qualche modo si riparte e  come sempre vi auguro una buona lettura e vi saluto calorosamente. ( I.B.)

 

Le campane di San Martino: gli usi civili e militari

(Prima parte di I. Bormolini) Delle vicende delle campane del campanile della parrocchia di San Martino in Tirano, vi avevo già parlato negli anni precedenti all'interno delle mie rubriche.

 

In quell'ambito però, avevo tralasciato alcuni aspetti dando maggior risalto alle fasi costruttive, alle fusioni, ai guasti e alle riparazioni di queste cinque campane, definite anche “Le cinque sorelle”.

 

Desidero in questa panoramica focalizzare l'attenzione su dei fatti, in larga parte ancora poco conosciuti. Nei giorni delle trascorse festività natalizie, mi ero fermato in due occasioni ad ascoltare il loro magnifico concerto, è stata un’emozione. E' forse infatti solo nel giorni di festa che ci si accorge di quanto le campane di San Martino siano un vero patrimonio da rivivere e ascoltare come una voce famigliare, religiosa e storica.

 

Sarebbe ancora oggi del tutto impensabile avere nel centro storico della nostra città, uno dei più grandi campanili della Valtellina e definito dal critico d'arte Ernts Schmid, come “uno splendido grande excelsior”, privo di campane all'altezza di quel monumento sorto in un periodo eroico dell'arte muraria.

 

La storia di queste campane è antica quanto quella del borgo, la loro funzione per lungo tempo non era legata solo alla vita religiosa, ma a quella civile ed anche militare.

Infatti, oltre a dare il segnale per le funzioni religiose, le stesse venivano suonate per chiamare a raccolta in caso di pericolo, per la convocazione delle adunanze dei capifamiglia e per avvisare dell'inizio del Consiglio comunale.

 

Per il loro uso che possiamo definire alternato, la loro cura e manutenzione non era solo compito esclusivo della Fabbriceria, ma anche della comunità civile, questa addirittura in un primo tempo era l'unica responsabile del loro stato.

In epoca napoleonica, con la spartizione degli ambiti di pertinenza fra Parrocchia e Amministrazione civile, si era passati ad una “forma mista” di esercizio.

 

Era compito del Comune di Tirano, la gestione della campana maggiore, il campanone, di seguito come primo passaggio verso un definito disimpegno, questa veniva condivisa con la Fabbriceria in proporzione all'uso. Rimaneva alla Parrocchia l'esercizio delle altre quattro campane.

Alla fine dell'Ottocento, venuta meno l'antica usanza di convocare il Consiglio Comunale con il rintocco della campana, l'intervento del Comune andava limitandosi solo alla gestione dell'orologio.

Anche di un utilizzo a fini militari delle campane di San Martino, vi sono alcune testimonianze; non sfuggono in queste vicende i “Vespri Valtellinesi”, meglio e storicamente conosciuti con il nome di Sacro Macello, a questo proposito scriveva il Varischetti:

 

“La mattina del 19 luglio 1620, allo spuntar dell'alba, improvvisamente quattro colpi d'archibugio diedero il segnale dell'insurrezione; risposero subito le campane a martello del campanile di San Martino, dove pure s'erano appostati, durante la notte, i congiurati”.

 

Lo storico tiranese Gianluigi Garbellini, riferendosi agli atti relativi alla rivolta del 1809 afferma:

 

“In quel frangente in seguito alla sconfitta del viceré del Regno d'Italia, Eugenio Beauharnaias, nella guerra contro l'Austria, anche a Tirano, il popolo affamato e senza sale, coinvolto nel tumulto da un improvvisato drappello di esagitati valtellinesi, poco più di 800 persone, si sollevò e assalì i depositi del sale e delle armi.

Uno di costoro - si legge nel documento - s'impadronì mano armata della chiave del campanile e fu sonata campana a martello che portò all'attruppamento di circa 400 persone.

Invano la Deputazione Municipale aveva attivato una pattuglia per la sicurezza della notte e in difesa dell'ingresso del campanile, sulla cui sommità erano state poste due guardie con la lanterna accesa”.

 

Ci ritroveremo domani perchè c'è dell'altro da raccontare, perchè il suono delle campane di San Martino dava fastidio?

 

 

FONTI: LA CHIESA DI SAN MARTINO IN TIRANO. Autori: Gianluigi Garbellini e William Marconi. Stampa: Finito di stampare nel mese di dicembre 1999 dalla Tipografia Bettini Sondrio.

Dal Capitolo V “Le campane” pag. 389,391 di Gianluigi Garbellini.

TIRANO. Autore: Lino Varischetti. Stampa: finito di stampare il 29 settembre 1961 presso la Tipografia Bettini in Sondrio. Capitolo VIII. “L’insurrezione del 1620” pag. 35,37.

Fotografia di copertina di I. Bormolini

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