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Ri-scoprire la mulattiera "Li cadeni-Trivigno"

CULTURA E SPETTACOLO - 08 08 2019 - Méngu

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/cristo

Chi vuol vivere un momento di pace, di serenità, chi vuol rigenerare il corpo e la mente, chi vuol rallentare il suo ritmo frenetico di vita e ritrovarsi immerso in una natura che trasuda di ricordi dei nostri padri e nonni percorra la mulattiera “Li cadeni – Trivigno“.

 

Questa mulattiera  si può definire “monumento di sapienza antica“ osservando il ciottolato le cui pietre sono state posate con grande perizia e destinate a durare nel tempo. Sul lastricato sono passate generazioni di contadini, operai e viandanti, carri, bestie e materiali lisciando le pietre così come l’acqua liscia e modella le pietre dando loro storia e fascino. Si potrebbe definire con un termine moderno quella via dei monti  “l’autostrada per Trivigno ” tale era il traffico per il trasporto delle più svariate cose dai monti al piano e viceversa, dove l’unico carburante era la forza dell’uomo e degli animali e il conforto era una postazione di una Croce per il riposo e prender fiato.  

 

Ebbene riscopritela almeno una volta ancora fermandovi alle “ stazioni “ storiche  che ricordo con amore quali: “ li cadéni“, “le piane”, “la prima croce” con le sue antiche case, “la seconda croce di Ronco ” con la “storia“ della memorabile“ usteria dela Virginia“, la dolce e assolata alpe Canali, la spaziosa e panoramica alpe Piscina, e infine giungerete alla “perla del Tiranese” chiamata Trivigno con la sua dolce conca e la bianca chiesetta. Mi è caro proporre un mio ricordo della “Prima Croce “dove pochi, tra i quali i memorabili boscaioli Michelìn e Stefenin, potevano vantarsi di scendere da quell’erta “ bruzzera“ con la “priala“ di fieno ancora intatta e con il loro cavallo non azzoppato. Ma il merito, anche se  molti faticavano ad ammetterlo, era di quella Croce che proteggeva e protegge  e ristora tutt’ora chi percorre quella mulattiera.

 

La mulattiera del Signore

Lì sotto la prima Croce

c’è una mulattiera ripida come un canalone,

i suoi sassi trasudano

le fatiche dei nostri avi.

Raccontano che lì il Signore

era sceso dalla croce

per benedire i sassi lisciati dai legni dei carri

e dagli scarponi chiodati.

Lì sembra di sentire ancora adesso

le imprecazioni dette dai conducenti,

i colpi di bastone sulla schiena del cavallo

per trattenere il carro di fieno

che spingeva in modo pericoloso.

Sembra di annusare ancora adesso

la puzza di zolfo delle scintille che scaturivano

dalle ruote bloccate del carro

per non fare prendere la corsa al carico di fieno.

Raccontano di aver visto il Signore inchiodato alla Croce

sorridere quando i carri di fieno

tutti dissestati arrivavano in fondo alla piana.

Lì sembra di vedere ancora adesso i conducenti

madidi di sudore accarezzare il cavallo

e con l’affanno della fatica guardare la Croce

in cima alla salita e poi proferire

una imprecazione tenue al Signore della mulattiera

perché ancora una volta aveva salvato cavallo e carro.

 

La bruzéra del Signùr

Ilò sùta la prìma Crus

gh’è ‘na bruzéra

èrta cùma ‘n valgèl,

i so sas i trasüda

li fadìghi dei noss vècc.

I cünta che ilò ‘l Signùr

l’éra sultàa giù dala crus

a benedì i piatùn slisàa dai priài

e dai scarpùn ciudàa.

Ilò ‘l par de sentì amò adès

li saràchi tiràdi fo dai viciürìn,

i culp deli palàdi sü i

scagnèi del cavàl

par tegnì ‘ndrée la priàla

che calcàva de brüt.

L par de usmà amò adès

la spüza de zòfrach

deli scarìzi picàdi fo

dali rödi stincàdi del broz

per mìga fach ciapà l’ùnda

ala priàla.

I cünta de avè vedüü ‘l Signùr

nciudàa sü la crus a grignà

quàndu li priàli tüti svèrguli

i rüàva giù ala piàna.

Ilò ‘l par de vedè amò adès

i viciürìn sluz de südùr

che i carèza ‘l cavàl

e cun ‘l buf dela fadìga

i spìa sü la Crus ‘n cìma ala ràta,

e po i tìra fo ‘na saràca dùlscia

al Signùr dela bruzéra

parchè amò ‘na òlta l’éra

salvàa cavàl e priàla.

 

Méngu

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