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Romanzetto tiranese - Buon compleanno gemelli. La cena indigesta

CULTURA E SPETTACOLO - 30 07 2020 - Ivan Bormolini

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/UNA VISTA DI PIAZZA PARRAVICINI
UNA VISTA DI PIAZZA PARRAVICINI

(Quinta parte di I. Bormolini) Ormai Giuseppe e Ninin, erano completamente assorbiti dal lavoro. Ce la mettevano tutta per rispettare i tempi di quelle due opere che per quel tempo erano come manna dal cielo.
Adele, nel frattempo pur continuando a fare la sarta e programmando con Lisa i bozzetti per i tendaggi da mettere in opera a fine cantiere, badava alla famiglia con ogni premura.


La sera, dopo la cena i tre si ritrovavano nel salottino; anche Ninin aveva preso il vizio del padre e le pipe erano divenute due.
Al trio, che non scordava mai il rito della camomilla, mancava sempre Anna. Ogni sera usciva ed aveva iniziato pure a fare dei fine settimana nelle residenze estive di quei “giovinotti” nobili sui monti locali e nelle zone del lago di Como.
Ormai il dialogo con Anna pareva irrecuperabile, ogni volta che i due genitori tentavano di abbozzare un colloquio, questa costruiva un muro fatto di affrettate risposte e maleducati tentativi di sviare i discorsi.
Antonio, senza mai intervenire direttamente ascoltava ed osservava il tutto. Anselmo, quel buon figliolo di contadini gli aveva raccontato il fatto della famosa rosa e della risposta ricevuta.


Una mattina, mentre Ninin era in cantiere da solo, essendo il padre impegnato nello studio del geometra, giungeva Alfonso per un controllo sul lavoro sino a quel momento eseguito nel primo cantiere, ovvero il suo palazzo.
Quel nobil uomo, ben sapeva che Giuseppe era impegnato in progetti e scartoffie varie e così aveva avvicinato il giovane muratore:
“ Ascolta Antonio, ho bisogno di parlarti di alcune cose importanti”.
Udendo quell'inizio di discorso, il ragazzo si era subito premurato con pacatezza e quel velo di timidezza che era proprio del suo carattere, di accertarsi che non vi fossero lamentele sul suo operato e quello del padre.
Tuttavia le parole di Alfonso lo rincuoravano sotto il punto di vista professionale, anche se il peggio doveva ancora giungere:
“Vedi Ninin, come sai io e mia moglie siamo stati testimoni di nozze dei vostri genitori. Da quel momento si è creato un legame di amicizia forte. Con orgoglio siamo stati padrino e madrina in occasione del vostro battesimo, insieme abbiamo passato bei momenti, nonostante la guerra che è ancora un recentissimo e drammatico ricordo.
Ora però, in assenza di tuo padre che è preso in altre faccende inerenti questo lavoro di edilizia e che non voglio addolorare, debbo parlarti di tua sorella”.


Ninin, già preoccupato per quell'assenza morale della sorella che si vergognava di essere figlia di un muratore e di una sarta e nemmeno lo considerava come un fratello per di più gemello, sgranava gli occhi e ben apriva le orecchie:
“Mi sono giunte voci - proseguiva Alfonso- che Anna, nonostante sia una professionista nel suo lavoro, si abbandoni con frequenza ad atteggiamenti lascivi e ben poco confacenti.
Mi hanno ragguagliato che sia sia infatuata di un certo Brembilla, di qualche anno più vecchio di lei e proveniente da Milano. Deve averlo conosciuto sul lavoro, in quanto di tanto in tanto, giunge a Tirano negli uffici del datore di lavoro di tua sorella.
Pare che quest'individuo, abilissimo negli affari e con un portafoglio a fisarmonica, stia plagiando tua sorella, attratto dalla sua bellezza.


Ora, non accennare nulla ai tuoi, ma vedi di capirne di più, tua madre si è già confidata con mia moglie e ci pare preoccupata così come tuo padre, entrambe,  tanto a lei quanto a te non hanno mai fatto mancare nulla, ma qualcosa non va”.
Ben conscio degli atteggiamenti della sorella in famiglia, ed osservando lo sfarzo che la stessa ostentava, quel fratello si era messo sull'attenti e ringraziando Alfonso, aveva escogitato un piano per toccare con mano ciò che la sorella faceva fuori dall'orario di lavoro.
Per non impensierire i genitori ed accordandosi con il buon Anselmo, suo coetaneo e compagno di scuola, anch'egli bocciato nello stesso anno, metteva insieme trama ed ordito con l'unico fine di svelare l'arcano.


Era stato abile Ninin: dopo le solite cene in famiglia aveva osservato Anna, la quale aveva fretta solo di uscire ed abbandonare ciò che mal le si calzava, ovvero gli affetti semplici e puri dei suoi.  Ma qualche giorno prima?
In una sera di fine luglio, in occasione del compleanno dei due gemelli, Giuseppe e Adele, avevano organizzato una cena insolita.
Nonostante non fosse per quell'epoca un rito tanto in voga, quei due genitori avevano prenotato una cena in un'osteria tiranese, ben nota per cucinare piatti della tradizione.
Ovviamente, pur con umiltà, non avevano badato a spese: antipasto con salumi misti, chiscioi e insalatina tenera degli orti di Baruffini.


Ma quell'amore di genitori, nella scelta di un tipico menù, era andato ben oltre e così in accordo con il titolare avevano pensato a due primi diversi, conoscevano i gusti dei loro figli, cresciuti per anni con la cucina della brava Adele e della compianta Andreina.
Per loro due e per Ninin avevano ordinato pizòcher, mentre per Anna un piatto de “gnòc de spinàzi”, ovvero “malfàc”, dei quali quell'anima irrequieta pareva gradirne maggiormente il gusto.
Abituati a fare nella cucina casalinga, solo un primo o un secondo tranne la domenica, Giuseppe e Adele volevano assecondare i gusti dei figli, il primo Ninin era una carnivoro, mentre Anna era appassionata di dolci.
Poverini, Giuseppe e Anna non avevano occhi che per loro e  così per accontentare capra e cavoli, avevano ordinato una grigliata mista per quattro.
Vista la pienezza di stomaco dei genitori e la reticenza della sorella dopo aver mangiato il primo, Ninin aveva fatto il pieno. Ma alla fine con la bazza unta di carni alla griglia, verdure grigliate e patate al rosmarino, aveva detto alla sua mamma...


“Grazie per questa graditissima sorpresa, ma sai cosa ti confesso... Il tuo coniglio della domenica e le tue tagliatelle, mi ripagano di tutto”.
Anna taceva, al posto di cenare aveva spiluccato, quell'osteria con un tovagliato ben lontano dagli ambienti a lei usuali, le dava fastidio, non voleva farsi vedere all'interno di quell'umile locale casalingo. Un  ritrovo conviviale che non si sposava certo con le sue abitudini.
Era giunto il momento del dolce: in perfetto orario, si erano presentati i nobili Alfonso e Lisa dietro  l'invito di Giuseppe e Adele.
Gli stessi, pur essendo stati chiamati a partecipare alla cena, avevano preferito che quell'occasione, divenisse per i quattro un momento di ritrovo, sperando anche chiarificatore, decidendo di partecipare solo al momento finale.
La tensione di Anna, era evidente, definirla palpabile era poco. Vi era un certo imbarazzo tra tutti i commensali. Ninin osservava nuovamente, stava zitto, ripensava alle parole di Alfonso in cantiere, ma ormai tutto era definito e ben chiaro.
Di certo quel dolce scelto da Giuseppe e Adele, ricalcava i gusti di Anna. Nel servirlo al tavolo, un cameriere forse un po' troppo invadente, aveva pensato che la festeggiata fosse solo la bella Anna e così pronunciava una battuta:
“Questa bella torta è proprio adatta per la ragazza più affascinante di Tirano, buon compleanno”.


A quelle parole tutti a tavola avevano reagito con un timido sorriso, l'unica a legarsela al dito era stata proprio Anna che sbottava ad alta voce: “Ascolta cameriere da quattro soldi, vedi di tenere le tue stupide battute a freno, sciacquati la bocca prima parlare con me, nessuno ha chiesto la tua opinione, fai il tuo lavoro e stai zitto”.
Udendo quelle parole, pronunciate con spiccata cattiveria, Giuseppe aveva chiesto scusa a quel ragazzo, il quale rosso in volto aveva lasciato in tutta fretta quel tavolo. Nello stesso tempo aveva rimproverato con garbo la figlia asserendo che l'educazione e le buone maniere le erano state insegnate.
Questa, di tutta risposta asseriva che avrebbe lasciato quella che aveva definiva una bettola per continuare a festeggiare con i suoi amici e così aveva fatto nell'immediato.
La povera Adele aveva le lacrime agli occhi, Ninin non sapeva più che pesci pigliare e Giuseppe era imbarazzato, nessuno mai aveva usato un simile tono con lui.
A tentar di placare gli animi erano Alfonso e Lisa, che pur non trovando le parole più adatte avevano cercato di rincuorare i tre.


Prima di congedarsi dalla trattoria, i nobili consegnavano ad Antonio il loro regalo, un bellissimo orologio da taschino per Ninin, mentre lasciavano per Anna una collana in perle.
Ninin ringraziando per quel prezioso dono, aveva deciso di parlare con la sorella a quattrocchi e lo doveva fare proprio quella notte.
Tornati a casa, si era assicurato che i genitori, nonostante l'imbarazzo prendessero sonno e per qualche ora aveva atteso la sorella nel piccolo giardinetto di casa.
Al suo arrivo, questa era evidentemente presa dai fumi dell'alcol, barcollava ma nonostante tutto il fratello la prese a male parole chiedendole se quello tenuto durante la cena fosse un comportamento degno dei suoi genitori, suo e degli invitati Alfonso e Lisa.
La risposta non si era fatta attendere:
“ Ma stai zitto piccoletto, manovalazzo da quattro soldi. Fatti gli affari tuoi, io con te non ho nulla da spartire, non devo rendere conto a te di ciò che faccio e nemmeno ai nostri vecchi, guadagno il mio stipendio e sono libera di fare ciò che voglio.
Sono stufa di vivere in questa casa, la vostra umiltà mi opprime, il vostro modo di vivere alla buona mi soffoca, io dalla vita voglio ben altro”.


Lo scioccato Ninin, pur considerando che la sorella aveva bevuto e parecchio, lasciava cadere il discorso senza replicare dicendo solo che sul comodino avrebbe trovato il regalo dei due nobili.
Il mattino seguente, i due genitori avevano tentato di ammonire la figlia e questa con un gesto di rabbia, abbandonava quella cucina e recatasi in camera prendeva la collana di perle gettandola a terra con forza e poi prendendo la porta d'uscita asseriva che a pranzo non sarebbe tornata.
Vedendo il tutto, Ninin si era chinato a raccogliere ogni singola perla ed aveva ricomposto la collana riponendola sul comodino della sorella.


Giuseppe e Adele continuavano a chiedersi che colpe avessero, non riuscivano a capacitarsi del perché la figlia fosse così diversa dal fratello. In fondo quei due anziani genitori avevano impartito ai figli la stessa educazione ed un trattamento alla pari. Inoltre visto che il figlio aveva ormai in mano la piccola impresa, i genitori accantonavano ogni mese una somma di denaro per Anna, così alla loro morte i figli avrebbero goduto della loro eredità in parti uguali.
Ninin quella mattina aveva rincuorato madre e padre che parevano non volersi rassegnare, quel ragazzo doveva capire, cosa facesse la sorella soprattutto di sera e nei fine settimana e quindi aveva messo in atto il suo piano con la collaborazione di Anselmo.



(Fine quinta parte la sesta parte domani)

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