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San Carlo Borromeo e i legami con Tirano

CULTURA E SPETTACOLO - 01 07 2021 - Ivan Bormolini

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/via san carlo, tirano

(Prima parte di I. Bormolini) La figura di San Carlo Borromeo riveste una grande importanza nella storia della chiesa; le sue opere e le sue azioni, sempre di grande valenza, erano andate a collocarsi in epoche particolari e difficili.

Anche Tirano ricorda San Carlo Borromeo, il legame tra il Santo e l'antico borgo ci narra di vicende più o meno note, ed anche in campo artistico vi sono notevoli testimonianze.

Iniziamo dalla storia: nella di Tirano di quel complicato e lontano Cinquecento, sicuramente spicca la visita del Santo nativo di Arona al nostro Santuario il giorno 23 agosto 1580.

In quellla giornata il Cardinale era in visita in Valcamonica nelle vesti di Delegato Apostolico a quelle popolazioni. Improvvisamente prendeva la decisione di scendere a Madonna di Tirano per pregare nel tempio Mariano; il tutto avveniva in uno scenario politico e religioso ricchissimo di tensioni, le nostre terre erano dominate sin dal 1512 dalle Tre Leghe e i tentativi da parte dei Grigioni di diffondere nelle nostre valli la dottrina protestante erano ampiamente in atto.

Erano ben noti ed applicati i severissimi divieti emanati dai Signori delle Eccelse Tre Leghe, tra i quali la proibizione a qualsiasi autorità ecclesiastica forestiera di poter raggiungere la Valtellina.

Analizzando quest'ultima, ancor oggi ci appare chiaro quanto il gesto del Borromeo avesse generato non poche problematiche, il suo arrivo infatti aveva messo in subbuglio i delgati tiranesi del governo dei Grigioni.

San Carlo si era trattenuto in preghiera all'interno del Santuario per lunga parte di quella notte, al mattino, visto che la voce della sua presenza si era rapidamente diffusa anche tra il popolo fortemente radicato e devoto al Cristianesimo, aveva predicato ad una numerosa folla giunta al tempio per udire le sue parole.

E' chiarissimo che il Borromeo ben fosse a conoscenza del divieto, sapeva di non essere ben visto dalle autorità al governo delle nostre valli, di conseguenza non era rimasto per nulla sorpreso quando la suo cospetto, si era presentato il Delegato dei Grigioni per il Terziere Superiore.

I toni di quell'incontro non avevano assunto particolare fervore, il Delegato usando una certa diplomazia, aveva fatto al Cardinale molti complimenti, facendoli però intendere che la sua visita, tanto più sarebbe stata gradita, quanto più si fosse abbreviata.

Il Borromeo aveva subito ripreso la via per la Valcamonica, era rimasto colpito ed ammirato dalla fede dei locali, ma qualche nota di disappunto l'aveva certamente espressa per quella frettolosa ospitalità dei Grigioni.

Oltre alla visita che possiamo definire ancora ai giorni nostri come un evento sia per la storia del Santuario che per le vicende di quel tempo, vi è un altro fatto molto meno noto che lega il Santo a Tirano.

Questo riguarda il primo parroco di San Martino in Tirano Simone Cabasso, eletto a tal ruolo direttamente dal vescovo di Como Feliciano Ninguarda nel 1589 all'atto di fondazione della parrocchia stessa.

La questione che collegava seppur indirettamente San Carlo a Tirano, quindi a Simone Cabasso, era inerente agli studi di quest'ultimo.

Il parroco Cabasso, che prima della sua nomina a parroco era il principale curato della chiesa tiranese, si era addottorato in Sacra Teologia presso il Collegio Elvetico di Milano fondato nel 1579 proprio da Carlo Borromeo.

Per Cabasso, il Collegio Elvetico era stata una scuola di alta caratura e la formazione a lui impartita l'aveva certamente aiutato non solo nella cura delle anime ma anche a dirimere alcuni fatti di cui era stato protagonista. Uno di questi riguardava la scissione della chiesa di Tirano dall' Arcipretura di Villa di Tirano che aveva la giurisdizione ecclesiastica su alcune chiese tra le quali appunto quella di San Martino.

L’ampia documentazione in merito a questa vicenda mostra chiaramente la preparazione del Cabasso non solo dal punto di vista teologico ma anche in ambito giudico. Andrebbero a questo punto ricordate le lotte del Cabasso con l'allora Arciprete di Villa Landriani, lotte che non riguardavano solamente i due sacerdoti, ma anche le due confinati popolazioni e le diatribe tra le stesse in merito alla supremazia dell' antica Pieve di Villa su Tirano.

Ognuno tirava l'acqua al proprio mulino e a dare una svolta all'ormai pressante problema, portato all'ordine del giorno proprio dal Cabasso, era stato il già citato Ninguarda con la nomina di San Martino in Tirano al rango di parrocchia.

Ma torniamo per un momento al Collegio Elvetico e quella che mi permetto di definire come una formazione alla carriera ecclesiastica di chiara matrice “borromeiana”, perchè tra quelle aule c'era stato un secondo fatto che in qualche modo collegava il fondatore nuovamente a Tirano e ad un altro preciso avvenimento.

E' chiaro che non si parla di una presenza del Santo a Tirano, egli era morto il 3 novembre 1584 alle ore 20:30, ma si parla della grande impronta spirituale e teologica che aveva lasciato agli studenti che avevano frequentato il Collegio Elvetico.

Il Collegio Elvetico, nato ed inaugurato in conformità con le indicazioni del Concilio di Trento conclusosi nel 1563 e di cui Borromeo era stato tra i protagonisti, aveva cinquantasei posti, di questi sei erano riservati agli studenti cattolici dei Grigioni e otto a quelli valtellinesi.

Tra questo otto vi era appunto il Cabasso ed un altro tiranese, un certo Venosta, mentre tra i posti per i Grigioni vi era approdato Nicolò Rusca.

Prima di giungere a Milano, Rusca aveva studiato a Pavia, poi a Roma presso i Gesuiti ed aveva concluso il percorso nel Collegio dove vi era rimasto per sette anni, maturando una profonda cultura non solo teologica, ma anche filosofica, retorica e dialettica.

In quegli anni di frequentazione del Collegio Elvetico, Cabasso e Rusca erano divenuti compagni di studi ed anche amici, senza dubbio alcuno le grandi doti del fondatore avevano lasciato nei due una forte impronta umana e teologica capace di divenire parte integrante di vicende storiche di cui il Cabasso ed il Rusca, seppur in modo diverso, erano stati protagonisti.

Nella complessità di quel travagliato periodo, esattamente nel 1590 Cabasso, già parroco di San Martino in Tirano da un anno, aveva proposto ai sondriesi per la guida dell' Arcipretura Nicolò Rusca.

Torniamo ai fatti tiranesi o meglio all'evento che lega nuovamente questi tre personaggi: sto parlando della Disputa di Tirano, San Carlo Borromeo sarebbe stato ben orgoglioso dei suoi due studenti se fosse stato ancora in vita al momento della Disputa, perchè e non vi è dubbio che gli studi al Collegio Elvetico avevano portato Rusca e Cabasso ad una preparazione di eccezionale livello, la stessa era chiaramente emersa proprio negli aspri contraddittori e dibattiti sui temi controversi delle due fedi, la cattolica e la riformata.

La Disputa di Tirano era iniziata negli ultimi mesi del 1595 e si era protratta sino al gennaio del 1597, sia per argomenti che per durata è la più importante tra le tre tenutesi in valle, le altre due si erano svolte a Sondrio e a Piuro.

Si può dire che questa aveva avuto anche un buon grado di aggressività perchè era in gioco la vita del Cabasso, per i reati a lui contestati dai riformati dopo l'omelia del primo maggio di quell'anno era prevista la pena capitale.

Nella lunga sequela di avvenimenti che avevano caratterizzato la Disputa di Tirano, il Rusca aveva avuto un ruolo chiave nella difesa dell’amico Cabasso ma c'era un altro personaggio strettamente legato al Borromeo, che aveva avuto una partecipazione strategica.

Sto parlando di Giovanni Pietro Stoppani (Stupano ), egli aveva voluto la Disputa di Tirano e vi aveva partecipato al fine di salvare dalla pena capitale il Cabasso.

Stoppani, nativo di Grosotto, si era trasferito a Pavia nel 1579 e nello stesso anno era divenuto il primo rettore del Collegio Elvetico, era inoltre stato lui, grande e fedele amico del Borromeo, che nell'agosto del 1580 aveva  persuaso lo stesso Cardinale ad interrompere la visita pastorale in Valcamonica per visitare il nostro Santuario della quale si è parlato poche righe sopra.

A questo punto, visto anche il ruolo dello Stoppani in veste di rettore del Collegio Elvetico, è palese  che lo stesso ben conoscesse i due sacerdoti e indubbiamente la situazione religiosa delle nostre valli. Lo stesso Borromeo considerando anche che  lo Stoppani era divenuto rettore del Collegio dei Nobili di Milano, lo aveva inviato in Valtellina con alcuni gesuiti per predicare, tuttavia l'opposizione dei ministri lo aveva costretto a ritornare a Milano.

Analizzando la citata opposizione, sorge il dubbio che lo “Stupano” fosse un prelato temuto dai pastori riformati e quindi dalle autorità dei Grigioni e per questo un personaggio da tenere lontano dalle nostre valli.

A dar conferma al dubbio che è poi una certezza, c'è il fatto che nel 1590, lo Stoppani, prima del Rusca, era stato proposto come candidato alla guida dell'arcipretura di Sondrio, ma il governatore Grigione aveva posto il veto.

Concludendo sul tema della Disputa di Tirano, si può affermare che l'unione d'intenti e la preparazione dei tre, aveva giovato al Cabasso, che non veniva condannato a morte e nemmeno costretto a ritrattare quanto da lui affermato nell'omelia del primo maggio 1595.

Ho approfondito per questa ricerca anche aspetti di vita di San Carlo Borromeo che non riguardano Tirano, nel farlo ho scoperto una sua parentela importante ben conosciuta nel nostro antico borgo e che si ricollega alla bellissima chiesa di San Rocco a Madonna di Tirano.

La domanda che mi sono posto è questa: avrà saputo San Carlo che il tempietto citato aveva preso origini dalla truffa ideata dallo zio Gian Giacomo Medici detto il “Medeghino” nel 1526?

In origine la chiesa doveva essere un fortino anti grigioni, voluto dal Medeghino definito da taluni “l'ultimo capitano di ventura” che aveva mosso guerra ai Grigioni al fine di strappare la Valtellina, i Contadi di Chiavenna, Bormio e le tre Pievi . Egli aveva inviato a Tirano un falso frate, Biagio Ferrario da Musso, al fine di reperire fondi per erigere l'iniziale falso tempio da dedicare a San Rocco, protettore del morbo della peste.

L'uomo di facile favella, aveva convinto la gente di Tirano e di conseguenza aveva raccolto cospicue offerte. Gettate le fondamenta, la costruzione aveva preso i contorni di una fortezza a pianta centrale ed il piano veniva smascherato con l'indignazione dei tiranesi.

In quel periodo Carlo Borromeo non era nemmeno nato, la sua venuta al mondo risale al 2 ottobre 1538. Il suo legame parentale con il Medeghino derivava dalla madre Margherita de' Medici, marchesa di Musso e sorella di Gian Giacomo.

Nella biografia del Santo, emerge che inizialmente egli voleva imitare le grandezze dello zio materno e quindi quasi sicuramente, sarà venuto a conoscenza anche degli eventi di quel fortino tiranese divenuto poi chiesa.

Gentili lettori ci ritroveremo domani con gli aspetti artistici che legano San Carlo Borromeo a Tirano.

 

 

FONTI: CARLO BORROMEO. I destini di una famiglia nelle lettere del grande santo lombardo. Autore: Paolo Pagliughi. Dai capitoli 1 e 2. Collezione Uomini e Religioni. Arnoldo Mondadori Editore S.P.A. Stampa: il volume è stato impresso nel gennaio dell'anno 2006 presso Mondadori Printing S.P.A. Stabilimento NSM – Cles ( TN ).

LE DISPUTE TEOLOGICHE TRA CATTOLICI E RIFORMATI NELLA REZIA DEL TARDO CINQUECENTO. Autrice: Floriana Valenti. Dal secondo capitolo “L'occasione e i tempi delle dispute”. Dal terzo capitolo “I protagnisti”. Stampa: Tipografia Ignizio, Novembre 2010.

TIRANO. Autore: don Lino Varischetti. Dal capitolo XXVI Santi, policanti e furfanti al Santuario. Stampa: finito di stampare il 29 settembre 1961 presso la Tipografia Bettini di Sondrio.

LA CHIESA DI SAN MARTINO IN TIRANO. Autori: Gianluigi Garbellini e William Marconi. Dal capitolo terzo a cura di William Marconi. Stampa: finito di stampare nel mese di dicembre 1999 dalla Tipografia Bettini – Sondrio. Dal capitolo terzo “La chiesa si separa da Villa e diventa parrocchia. Pag. 54 e 55 a cura di William Marconi.

TIRANO. Il centro storico storia arte architettura. Autore Gianluigi Garbellini. La chiesa di San Rocco da pag. 208 a pag 210. Stampa: Lito Polaris Sondrio.

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