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Dopo le chiusure più “orti familiari” per combattere stress e crisi da pandemia

ECONOMIA E POLITICA - 29 04 2021 - Redazione

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In Valtellina e Valchiavenna, anche chi vive in città si dedica, sempre più, alla coltivazione di  frutta e verdura in giardini, terrazzi e orti familiari. La spinta è generata dalla crisi economica generata dal Covid ma anche dalla voglia di trascorrere più tempo all’aperto dopo le lunghe settimane di lockdown e misure di restrizione contro la pandemia. Un fenomeno che ormai coinvolge 4 italiani su 10 (44%), interessando anche le giovani generazioni. E’ quanto emerge da una indagine Coldiretti/Ixe’ che fotografa una nuova tendenza da parte dei cittadini ad utilizzare ogni spazio verde a disposizione per garantirsi cibo sano da offrire a se stessi e agli altri.

 

La congiuntura provocata dall’emergenza Coronavirus fa infatti rivalutare la funzione dei cosiddetti orti di “guerra” quando, in passato, nelle città italiane, europee e degli Stati Uniti si diffondevano coltivazioni per garantire approvvigionamenti alimentari. Sono famosi i “victory gardens” degli Stati Uniti e del Regno Unito (del 1945), ma non meno celebri sono quelli italiani nati al centro delle grandi città.

 

“Ora i tempi sono cambiati – afferma il presidente di Coldiretti Sondrio Silvia Marchesini - ed ai motivi economici si sommano quelli di voler trascorrere più tempo all’aperto a contatto con la natura dopo mesi di chiusura forzata in casa. Una tendenza che si accompagna anche da un diverso uso del verde privato, con i giardini e i balconi delle abitazioni che sempre più spesso lasciano spazio ad orti per la produzione “fai da te” di lattughe, pomodori, piante aromatiche, peperoncini, zucchine, melanzane, ma anche di piselli, fagioli fave e ceci da raccogliere all’occorrenza. La piccola agricoltura familiare per autoconsumo ha una sua specifica rilevanza, in quanto, soprattutto in momenti di crisi può rappresentare un’integrazione importante al bilancio familiare”.  

 

In provincia di Sondrio, come nel resto d’Italia, i terreni ad uso familiare sono passati, spesso, in eredità da generazioni, sui quali, non di rado si è mantenuta la proprietà per esercitarsi nel ruolo di coltivatori e allevatori, piuttosto che venderli come accadeva nel passato. “Ma, come detto, oggi non mancano neanche episodi, soprattutto tra i più giovani, di coloro che hanno scelto di acquistare terreni abbandonati per portarli a nuova vita, dando inoltre un grande contributo alla tutela ambientale e paesaggistica. Infatti se in passato erano soprattutto i più anziani a dedicarsi alla coltivazione dell’orto, memori spesso di un tempo vissuto in campagna, adesso la passione si sta diffondendo anche tra i più giovani e tra persone completamente a digiuno delle tecniche di coltivazione. Questo è sicuramente un fattore importante determinato dalla voglia di cimentarsi e avere a disposizione sulla tavola i propri prodotti, senza dimenticare, allo stesso tempo, che la cura dell’orto ha un’importante funzione terapeutica, dal momento che aiuta a scacciare ansia e stress”.

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