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Paesaggio Culturale, un progetto che crea valori

ECONOMIA E POLITICA - 03 12 2019 - Dario Foppoli

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“Conservare e Valorizzare il Paesaggio Culturale della Media Valtellina” è un progetto biennale sviluppato dalla Comunità Montana Valtellina di Tirano con il co-finanziamento di fondazione Cariplo, che ha preso le sue mosse nell’autunno del 2018. Nella nostra area si può parlare con particolare pertinenza di paesaggio culturale in quanto, se guardiamo il nostro territorio, tutto quello che vediamo è in qualche modo il risultato della trasformazione operata dall’uomo: questo risulta evidente nel versante terrazzato della costiera retica, ma è vero, anche se è più difficile percepirlo, anche nei castagneti del versante orobico, o nella fitta rete di mulattiere che percorrono i boschi (che a loro volta in gran parte sono cresciuti su antichi terrazzamenti almeno fino alla quota di 1000 m) o negli alpeggi e nei pascoli di alta quota. Poiché tutto il territorio risulta trasformato dall’uomo, per conservarlo è necessaria una attenta e capillare opera di manutenzione, che nel passato è sempre stata garantita in quanto giustamente ritenuta essenziale per la sopravvivenza, ma che oggigiorno viene quanto mai trascurata.

 

Per tale motivo la Comunità Montana ha voluto con questo progetto stimolare i comuni a prendersi cura del paesaggio, coordinando una serie di interventi (dodici, ovvero uno per ogni comune) che hanno avuto come filo conduttore da un lato la manutenzione del territorio e dall’altra il fatto di essere ubicati lungo la rete della mobilità lenta che già innerva il nostro territorio e consente, a chi è motivato, di percorrerlo e di conoscerlo. Pensiamo, solo per restare al fondovalle, a la Via dei Terrazzamenti, agli Zapei d’Abriga, al Sentiero del Sole, al Sentiero dei Castelli, al Sentiero Valtellina. Nei mesi scorsi sono stati progettati ed appaltati gli interventi “tangibili” previsti sul territorio: alcuni sono tuttora in corso, ma alcuni sono già stati completati. Tra quelli completati si citano per esempio la sistemazione e l’illuminazione del sentiero che partendo dalla centrale del Roasco accede al parco delle incisioni rupestri a Grosio, il restauro della Torre di Vione a Mazzo ed il recupero dei circostanti terrazzamenti, il recupero dei baitelli nell’omonima località e della vigna Homodei a Sernio.

 

Ancora più interessante risulta tuttavia il fatto che alle attività sopra citate sono state affiancate anche attività “intangibili” di sensibilizzazione, di formazione e di educazione. A questo scopo con la Comunità Montana hanno collaborato l’Università degli Studi di Milano, che si è occupata della raccolta di dati in merito alla reale percezione del valore del paesaggio da parte degli abitanti della nostra zona, il Polo Poschiavo, che ha promosso la realizzazione presso Casa Natura a Sernio di due corsi (base ed avanzato) per insegnare le tecniche necessarie a realizzare e manutenere i muri a secco (tecniche che costituiscono patrimonio immateriale dell’UNESCO, non dimentichiamolo) e l’Istituto Pinchetti, che ha curato la realizzazione di una guida del nostro paesaggio, affiancata ad un sito ed una APP che hanno costituito per gli studenti delle scuole superiori un interessante stimolo ad esplorare e ad approfondire la conoscenza del nostro territorio.

 

Il giorno 11 dicembre, presso la sala della Banca Credito Valtellinese, nell’ambito di un incontro dal titolo ”Paesaggio Culturale, un progetto che crea valori”, verranno presentati gli esiti di questa attività, e nell’occasione verrà inoltre distribuita la “Guida ai paesaggi della Media Valtellina” realizzata nell’ambito del progetto dagli studenti dell’Istituto Pinchetti. Si vuole così sottolineare la fondamentale circostanza che il nostro territorio ed in nostro paesaggio non devono essere solo una mera testimonianza del passato, ma anche, e soprattutto, i luoghi dove verrà giocato il futuro nostro e delle prossime generazioni.

 

Dario Foppoli – coordinatore delle attività “intangibili” del progetto

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1 COMMENTI

04 12 2019 14:12

Méngu

Signor Dario, condivido in pieno il suo articolo. Vorrei fare, in modo sereno e non provocatorio, alcune considerazioni personali. In verità Le dico che se non avessi 76 anni e se il piccone e il badile non mi ” tirassero dietro” per l’età, mi iscriverei molto volentieri al corso per la realizzazione e la manutenzione dei muri a secco. Sento profondamente la necessità di manutenere il territorio come i nostri “ vecchi “ facevano ai loro tempi. Parlerò di ciò che ho esperienza e parlerò dunque della zona di Ronco – Canali- Piscina che conosco molto bene poiché in quei siti pascolavo le pecore con il mio caro e indimenticabile amico Graziano ( spesso detto Canabràu ) . Quel territorio un tempo era sito “dell’autostrada “ delle “priali” Trivigno-- Piscina-- Canali-- Prima – Seconda Croce, Le Piane e Cadeni . Ora quella mulattiera è in stato di abbandono e certi muri sono cadenti . Vedo dei muri di prati ( chiamate fascette ) a Ronco , a Canali e in altre parti del territorio completamente “ franati “ l’un su l’altro prato, da sembrare passi carrai. Lo stato dei boschi è in abbandono con piante cadute da decenni e mai tolte. L’acqua dei temporali non è “regimata “ e causa danni ai “ valgèi “ e alla strade. Le canalette delle strade sono otturate dal fogliame . Certi muri fatti in calcestruzzo sono tarlati con grossi buchi da sembrare pignatte. Lo storico crotto del “Funtanin dè Rùnch “ che dava l’acqua a Ronco e Prima Croce è in parte crollato e inagibile. Piante cadute ai lati delle strade e tagliate per far passaggio provvisorio alle auto, nessuno si cura di asportare. Chi cura dunque il territorio ? Certo , lo deve fare sempre il privato ! Quando , per grazia dei Santi , il privato taglia i prati per non farli andare a “zerbo” il fieno lo getta nel bosco perché nessuno più lo vuole. Se c’è un muro di un prato o di una strada da rifare va incontro a spese e incartamenti da grattarsi il capo. Personalmente ho più di 300 metri di muro di prato da rifare, e più di quaranta metri di muro di strada di mulattiera comunale in bilico e parte caduta. Quando guardo quella “rovina “ mi viene il magone pensando come erano ai tempi della mia gioventù. Secondo Lei mi conviene, sinceramente mi conviene intervenire, dato che i soldi per l’intervento non puzzano di affetto, ma di fatica a guadagnarli ? Probabilmente lascerò le cose come stanno come fanno o farebbero centinaia di persone nelle mia condizioni. Dove sta dunque l’aiuto per la conservazione del territorio malgrado la buona volontà ? Fregiarsi delle bellezze del territorio è , per conto mio, sacrificio comune. Caro signor Dario, io sono certo, conoscendola, che lei mi ha capito perché tra gente che ama il territorio ci si capisce. Ma capire non basta, occorre ascoltare, intervenire e fare , magari non subito, ma con un programma chiaro e condiviso e aiutando anche il “ privato “ . Grazie per l’ascolto.