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“Rivoluzione verde” e digitalizzazione tra le risorse per la ripresa

ECONOMIA E POLITICA - 26 01 2021 - Redazione

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Digitalizzazione delle aree rurali, recupero terreni abbandonati, foreste urbane per mitigare l’inquinamento in città, economia di risparmio idrico, valorizzazione della filiera-bosco e bioenergie per contrastare i cambiamenti climatici: sono i canoni di una “rivoluzione verde” da cui non potrà prescindere lo scenario post-pandemia, unitamente ad interventi specifici nei settori deficitari. “Un campo d’azione ampio, che riflette alcuni dei progetti strategici elaborati e proposti dalla Coldiretti insieme a Filiera Italia per la crescita sostenibile a beneficio del sistema Paese, con particolare riflesso nelle aree rurali montane e circoscritte come Valtellina e Valchiavenna”.

 

Lo dice Silvia Marchesini, presidente di Coldiretti Sondrio, nel rimarcare come Recovery Plan possa rappresentare la decisa svolta per traghettare l’agroalimentare verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale. 

“E’ fondamentale sostenere il più possibile il lavoro delle nostre imprese e con loro, l’economia e l’occupazione territoriale: l’agricoltura è storicamente un settore resiliente e l’abbiamo visto in quest’anno particolare in cui non si è mai fermata, continuando a garantire l’approvvigionamento alimentare. Ma la situazione è e resta drammatica, con un impatto negativo dell’“arancione” che continua a pesare su economia e occupazione”

 

In particolare, la filiera della ristorazione continua a dover fare i conti con le restrizioni e in molti hanno deciso che alzare la serranda non conviene con un crack mai visto nel settore e fatturato a picco come mai prima d’ora: le ripercussioni sono sempre più preoccupanti sull’intera filiera agroalimentare, a iniziare da comparti strategici per il made in Valtellina, come quello vitivinicolo e lattiero-caseario.

 

“Le consegne a domicilio o l’asporto non sono assolutamente sufficienti a riequilibrare le perdite e, di conseguenza, la crisi continua a ripercuotersi in maniera sempre più preoccupante sull’intero comparto agroalimentare” prosegue il presidente Marchesini. “In questo anno di pandemia, anche nella nostra provincia, sui risultati economici ha pesato molto sia la riduzione delle attività di ristorazione, a causa delle chiusure a più riprese, sia della vendita di molti prodotti agroalimentari come formaggi, carne, ortofrutta, vino e salumi. A questo si sommano le perdite subite dalle attività legate all’agriturismo, travolte anche dalla riduzione di turismo, soprattutto straniero, e dalle continue chiusure forzate”.

 

I risultati economici del 2020 confermano che l’allarme globale provocato dal Coronavirus “ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo ma, anche sulle fragilità, sulle quali occorre intervenire per difendere la sovranità alimentare, ridurre la dipendenza dall’estero e per creare nuovi posti di lavoro”.

 

L’agricoltura italiana si è classificata, nel 2020, al primo posto in Europa* per valore aggiunto con 31,3 miliardi di euro davanti a Francia (30,2 miliardi di euro) e Spagna (29,3 miliardi di euro), anche se pesano gli effetti dell’emergenza Covid, con un calo del valore aggiunto lordo ai prezzi base del 6,1% in volume, e le unità di lavoro che sono diminuite del 2,4% (*analisi Coldiretti su dati Istat relativi al 2020).

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