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Giù le mani dalla scuola

SCUOLA - 11 03 2021 - Lettera firmata

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All'opinione pubblica

All'Autorità Competente

Alla Dirigente Scolastica Istituto Comprensivo di Tirano

 

Siamo un gruppo di genitori dei bambini delle Scuole Primarie e della Scuola dell'infanzia del comune di Tirano. A fronte dell'improvvisa chiusura delle scuole di ogni ordine e grado decisa dalla Regione Lombardia lo scorso giovedì 4 marzo, vorremmo condividere con voi alcune considerazioni.

 

Innanzitutto le tempistiche: una comunicazione da parte del Governatore della Lombardia il giovedì intorno all'ora di pranzo per un intervento che sarebbe entrato in vigore alla mezzanotte del giorno stesso. In pratica, 12 ore per permettere alla popolazione di organizzarsi. Per le famiglie uno shock nello shock: non solo la chiusura di TUTTE le scuole dopo molte promesse di garantire priorità alla scuola, il diritto alla frequenza in presenza per i bambini ed i ragazzi, ma anche la necessità di organizzare, in 12 ore, la gestione di bambini che, in fascia 3-11 anni, non si possono certo lasciare a casa da soli davanti ad un pc.

 

A questo si è aggiunta una assoluta incongruenza nella modalità di comunicazioni ufficiali: da un lato, il diritto garantito (e per fortuna!) di frequentare in presenza per i bambini disabili, DSA e BES, dall'altro la discriminazione tra figli di genitori lavoratori “essenziali" e non, senza che ci fosse chiarezza su quali professioni fossero da considerare essenziali, in modo incontrovertibile. Infine, ciliegina sulla torta, la comunicazione alle 19 della domenica sera che, sorpresa, la richiesta per la didattica in presenza sarà accolta solo per i bambini disabili, DSA e BES, tutti gli altri, a cui una comunicazione di sabato aveva dato accesso alla scuola, dovranno starsene a casa, con buona pace dei genitori che, magicamente, dovranno trovare una soluzione nel giro, ancora una volta, di 12 ore.

 

Ad un anno dall'inizio di questa pandemia una gestione così approssimativa, tanto a livello nazionale, quanto a livello regionale e locale è, semplicemente, inaccettabile. Chiediamo che il diritto allo studio, sancito dalla nostra Costituzione e ribadito dai vari politicanti ogni qualvolta vogliono attirare consensi, ma poi sminuito ogni volta alla prova dei fatti, venga una volta per tutte posto al centro dell'attenzione di chi di dovere. Noi siamo genitori, non sappiamo come va amministrata la “cosa pubblica", ma sappiamo che, in questo momento, i diritti dei nostri figli sono calpestati in nome di qualcos'altro, anche se poi, alla resa dei conti, nessuno sa cosa sia questo “altro". Non si capisce cosa ci possa essere di più importante della tutela delle generazioni più giovani, che sono “il nostro futuro", ma non nel senso retorico e sdolcinato che piace tanto a chi ne vuole fare uno slogan, ma nel senso letterale: saranno loro, tra pochi anni, a portare avanti il nostro Paese. Ma che paese vogliamo consegnargli? Che competenze stiamo coltivando, privandoli del bene fondamentale qual è l'educazione?

 

Siamo genitori ed abbiamo il dovere di dare voce a chi non può farsi sentire da sé. Da un anno i nostri bambini, i nostri ragazzi, sono privati di qualsiasi tipo di socialità, dallo sport all’aggregazione giovanile, e ora gli togliamo, ancora, la scuola. Gliela togliamo dopo averli caricati del peso di mascherine tutto il giorno tutti i giorni, di disinfettanti, distanze, limitazioni. Loro lo hanno fatto, con coraggio e determinazione, ma noi, noi adulti, possiamo davvero dirci assolti? Abbiamo davvero fatto tutto il possibile perché il loro diritto di andare a scuola fosse garantito?

 

Queste domande andrebbero poste anche alle istituzioni scolastiche locali: la mancata pianificazione di una procedura d’emergenza con conseguente inadatta gestione della didattica sia in presenza (già di per sé caotica a causa delle decisioni prese e descritte qui sopra, che si sono rivelate inadatte nelle tempistiche e incomplete di informazioni) sia a distanza. La presunta gestione ha riscontrato buchi da tutte le parti, che potevano essere in qualche modo riempiti, aggiustati, “rattoppati”, dopo mesi e mesi trascorsi, coscienti e consapevoli che le famose seconde e terze ondate irrompessero nella quotidianità già limitata dei nostri figli, di noi genitori, lavoratori e non (ma TUTTI UGUALI), di tante famiglie, tra le quali compaiono sempre più quelle dei nonni dei nostri figli. Una fascia che ancora oggi deve sacrificarsi in nome di che cosa? Proprio quella fascia che andrebbe tutelata, invece, ancora oggi deve portare il peso delle vostre scelte. E per chi i nonni non li ha?

 

La nostra richiesta è di avere più rispetto per gli interlocutori di questa annosa vicenda: comprendiamo le difficoltà organizzative (pur avendo notato l’impegno costante e proficuo degli insegnanti) ma protestiamo rispetto alle modalità̀gestionali e soprattutto comunicative che cozzano contro la trasparenza dei rapporti scuola famiglia, il diritto costituzionalmente garantito allo studio, il principio di uguaglianza e non discriminazione degli studenti.

 

Ci sentiamo “presi in giro” e coinvolti in un circolo vizioso dove nessuno prende più responsabilità; ci si attiene strettamente a direttive e disposizioni che ci si chiede se siano veramente ben ragionate e che come in questi giorni arrivano all’ultimo momento senza considerare le difficoltà che causano alle famiglie, agli insegnati e il disagio per i bambini. Forse sarebbe ora di azioni più decise e prese di posizione nel rispetto e a difesa dei nostri diritti e al diritto all’istruzione in presenza dei nostri bambini.

 

Il nostro grido è rivolto anche alle istituzioni locali alle quali chiediamo di farsi avanti e chiedere una revisione della decisione di inserire la Provincia di Sondrio in zona arancione rafforzato quando su tutto il nostro territorio l’incidenza dei casi è in questo momento ancora contenuta. È forse ora che la nostra voce, come comunità, venga finalmente condivisa a chi governa. La decisione di considerare la Regione Lombardia un focolaio comune pericoloso con conseguenti implicazioni sull’economia, ma soprattutto sull’organizzazione di milioni di famiglie dovrebbe essere rivista: la Provincia di Sondrio non deve pagare un confinamento già precario e vulnerabile a causa della sua posizione geografica, solo perché dimenticata da tutti coloro che in questo momento sono responsabili della gestione della pandemia. Noi diciamo “basta!” perché siamo stanchi di essere il fanalino di coda, senza che i nostri diritti di cittadini vengano rispettati.

 

 

L’istruzione è l’arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo. (Nelson Mandela)

in questo momento di “cambiare il mondo” ce n’è un gran bisogno

 

Per il Gruppo Unito di genitori “GIU’ LE MANI DALLA SCUOLA” e in rappresentanza anche di altri genitori delle Scuole Primarie G.B Marinoni, L. Credaro, A. Vido e Scuola dell’Infanzia di Tirano :

 

Manuela Pensini

Emanuela Cerri

Federica Orsini

Danila Rinaldi

Patrizia Rubicondo

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