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Omobono Tenni, il distributore del “Gazzettino” e la passionaccia a cui dar sfogo

SPORT E TEMPO LIBERO - 04 04 2019 - Ivan Bormolini

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/Il giovane Omobono Tenni

Ci eravamo lasciati la scorsa settimana, menzionando il fatto che Omobono Tenni aveva lasciato Udine per recarsi a Treviso, ospite della sorella Maddalena (1902-1978). Quest'ultima gestiva il ristorante della stazione ferroviaria.

Come già detto nella precedente pubblicazione, Omobono Tenni non era certo il tipo da starsene con le mani in mano. L'infanzia e la prima adolescenza nel nostro paese tiranese, unite alla prematura scomparsa del padre Piero, gli avevano insegnato molto, soprattutto ad non disdegare di qualsiasi offerta di lavoro.

 

A Treviso Tenni, iniziava a lavorare come distributore del “Gazzettino”, il giornale del Nord-Est, divenuto italiano da pochi anni.

Con una moto, mito indiscusso anche ai giorni nostri, ovvero una Harley Davidson, munita di sidecar, partiva da San Giuliano Lagunare ( Mestre ), dove aveva sede la tipografia del giornale, per percorrere la Valsugana sino a Trento, fermandosi ovviamente in ogni edicola.

Il tutto avveniva sotto un ferreo orario: partenza alle tre del mattino e ritorno entro le nove.

Vogliamo proprio pensare che l'amore per le corse in moto sia nato giudando quella moto su tracciati non certo facili tra il 1922 ed il 1923? Forse si, ma la passione di Omobono era un'altra ovvero il lavoro in officina ed anche il collaudatore.

 

A proposito della distribuzione del “Gazzettino”, si inserisce qui un episodio curioso e tendenzialmente drammatico: è evidente che in quei viaggi mordi e fuggi, tutto non scorreva sempre liscio come l'olio.

In una lunga notte d'inverno Omobono rimaneva bloccato nella neve a causa di un guasto alla sua moto. Si dice si fosse messo a pregare S. Omobono, ma nonostante la preghiera che immaginiamo intensa e sincera, il danno rimaneva e si traduceva in un principio di congelamento alla mani, alle quali si era poi aggiunto un rimprovero del principale.

La vita di distributore del giornale, era durata ancora per poco, ma Tenni non sapeva o meglio non poteva ancora lontamente immmaginare che prorio quella testata in futuro gli avrebbe regalato titolo e articoli sempre più lusinghieri.

 

Per Omobono era di nuovo il tempo di scelte ed opportunità. Doveva decidere se raggiungere il fratello Carlo in Australia, oppure andare a lavorare presso l'officina Franchin, sempre a Treviso. Rimanendo in quella città, si era poi spostato in un'altra officina che gli garantiva migliori prospettive, per poi aprirne un'altra tutta sua.

Alla fine di questa storia, pensando al sogno di un'officina in proprio, mi torna alla mente un'analogia tutta tiranese che mi riccollega ad Angelo “Mik” Pensini. Angelo aggiustava di tutto in qualla stalla di famiglia, per poi aprire una piccola officina in via Belotti. Ricordo bene quegli spazi stetti brulicanti di moto, motorini e biciclette. Un piccolo concentrato di una sconfinata passione verso le moto che ha portato “Mik” a farsi poi conoscere ed espandersi, prima in viale Italia, poi in via della Repubblica. Un nome quello di Angelo Pensini che negli anni si è fatto conoscere nel mondo delle due ruote, sia per la creazioni di motori particolari ed all'avanguardia, sia per la sua presenza in varie competizioni motoristiche tra le quali la Parigi Dakar.

 

 

Omobono Tenni ci sapeva fare con i motori ed era anche un ottimo collaudatore.

L'incontro con Egidio Cadamuro Morgante, presidente del Moto Club di Treviso, gli aveva fatto avere un GD 125, di fabbricazione bolognese e classificata come bicicletta a motore.

In seguito aveva potuto disporre di una CRT 250, costruita a Treviso che montava un piccolo propulsore Balckburne; era poi la volta di una Velocette 350, definita anche Freccia Nera. Infine un paio di Norton di diverse cilindrate 350 e 500.

Dal 1924 in poi, Omobono Tenni, aveva potuto garareggiare di queste due ruote alle quali, lo stesso, cercava in vari modi di aumentarne la competitività.

 

Le prime corse, come le definisce la preziosa fonte che ho nella mia biblioteca personale, erano definite artigianali e sparse, si correva nelle località più impensate, vicine e lontane sono ad arrivare ad Avellino.

Le apparenze erano sconsolanti ed ancora non consentivano in alcun modo di guardare al futuro come corridore. Altrettanto notevoli erano gli sforzi umani ed economici in quelle prime competizioni, dove tante erano le amarezze e carenti le soddisfazioni.

Siamo al debutto era il 30 marzo 1924 su quella GD 125. Credo proprio che riassumenre con il mio scrivere quegli inizi e quegli anni, possa sembrare un qualcosa di riduttivo ed allora, così come ha fatto nella sua preziosissima ricerca Cesare De Agostini, traggo il tutto dalle vive parole di Omobono Tenni, le quali raccontano più di ogni mio commento l'essenza di quegli anni.

 

30 marzo 1924. La data precisa me la ricordo bene perchè è una data storica. Il presidente del Moto Club di Treviso mi prese in simpatia perchè aggiustavo bene le sue moto. Mi aveva visto fare prodezze nelle uscite delle prove d'officina e riuscì a farmi avere una GD, bici a motore. Mi iscrissi al Circuito di Postumia e arrivai primo.

Continuai con la Gd, qualche volta vinsi, altre volte vinsero gli altri. Ci presi gusto, dicevano che avevo stoffa, che sarei salito in alto. Io non aspriravo a tanto, mi bastava dar sfogo alla mia passionaccia.

Erano tempi duri e pur vincendo spesso non riuscivo a comprare una moto di quelle che sognavo.

Sono rimasto con le “bici” sino a tutto il 28: GD, MM, Mignon e CRT. Mi ricordo di essere stato campione delle Tre Venezie. Una volta mi pare nel circuito di Postumia con una 125 battei le 250.

Finalmente nel 29, riuscii ad avere una Norton con la quale feci il primo assoluto alla Trieste- Opicina. Quando tornai a Treviso, per poco non mi facevano cittadino onorario”.

 

Tra questi ricordi o vittorie ne manca una, quella del 1929, dove Tenni vinceva il Gran Premio d'Europa a Ginevra in sella ad una Norton 350. Due anni prima la Binchi di uguale cilindrata e condotta da Nuvolari si era dovuta accontentare del terzo posto.

In quegli anni, dove le vittorie non erano mancate, Tenni comunque, pur essendosi messo in luce, non era riuscito ad avere un posto in una squadra ufficiale.

In quel tempo così duro, vedendo una mancanza di ingaggi in molto avrebbero gettato la spugna, ma Tenni no, non era l'uomo cha abbandonava. Il tiranese continuava la sua attività agonistica come indipendente, ovvero a proprie spese.

Acquistava così, via via e come già detto, diverse moto tra cui una Velocette 350 e le metteva in condizioni di gareggiare. Ed era prorio con la Velocette 350 che si calssificava primo sui traguardi di Avellino, Trieste, Padova, Roma, Vicenza e Pola.

Di quella passionaccia, vi parlerò più diffusamente la prossima settimana, perchè quella passionaccia si indirizzava a Mandello e alla mitica Moto Guzzi.

 

(Fine seconda parte)

Ivan Bormolini

 

Fonte: Tenni. L'antenato di Valentino. Autore Cesare De Agostini. Giunti Giorgio Nada Editore via Claudio Treves 15/17 Italia, 20090 Valmodrone Mi. Anche le foto sono tratte dalla stessa fonte

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