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Faccia a faccia con l'assessore regionale Massimo Sertori

CRONACA - 26 04 2021 - Ivan Bormolini

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/Massimo Sertori

(Di I. Bormolini) E' chiaro a tutti un dato: tutte le volte che si è tentato di mettere mano alla sanità valtellinese, sono sorte delle prese di posizione contro vari tentativi di riorganizzazione di questa complessa macchina. E' altrettanto vero affermare che quando si parla di sanità locale, molto spesso l'ospedale Morelli di Sondalo è stato al centro di tagli e riduzione delle sue offerte sanitarie, così come Chiavenna e Morbegno.

 

Mai come in quest'ultimo anno e mezzo però il tono delle discussioni si è andato alzando e ciò è avvenuto dopo la presentazione negli ultimi mesi del 2019, del famoso Piano di Riorganizzazione della Sanità valtellinese redatto su commissione di Regione Lombardia, dagli esperti del Politecnico di Milano.

E' inutile in questa sede ribadire tutte le vicende che in quest'arco di tempo si sono succedute in merito al Morelli e alla sanità valtellinese più in generale.

Quando si è redattori, editorialisti o opinionisti, quindi si mettono nero su bianco determinate questioni o opinioni personali, che come in questo caso sono delicate e complesse, occorre avere anche quella volontà morale di sentire quello che in valle, in materia di sanità, viene visto un pò come l'altro fronte, quello che ci rema contro, quello che, ed è sulla bocca di tanti, colui che dovrebbe tutelarci ma parrebbe non farlo.

Ecco dunque che in questa ormai lunghissima diatriba, dove i toni sono molto accesi, ho deciso di rivolgere qualche domanda al personaggio politico fortemente chiamato in causa nell'intera e lunga vicenda. Sto parlando dell'assessore regionale agli Enti locali, Montagna e piccoli comuni, Massimo Sertori, che oltre ad occuparsi delle tematiche inerenti alla riorganizzazione della sanità di valle, sta portando avanti diversi progetti e azioni con relativi finanziamenti non di poco conto che interessano da vicino le nostre valli in molti ambiti. Ma in quest'intervista è di sanità che vogliamo parlare.

 

Assessore Sertori, prima di tutto parliamo dell'emergenza e urgenza: quali le novità introdotte nel territorio e quale quelle inerenti all'elisoccorso, ma soprattutto in quest'ultimo caso quando troveranno applicazione?

Per quanto riguarda l’emergenza-urgenza in provincia di Sondrio, è stato chiesto, ed ottenuto, un ampliamento del servizio. In particolare siamo riusciti ad introdurre a Bormio un’automedica 24 ore su 24 a partire dal primo maggio, è già stata predisposta a Morbegno un’ambulanza 24 ore su 24, ed è partito l’iter per estendere l’attuale servizio di elisoccorso da h.12 ad h.24. Siamo in attesa di conoscere il cronoprogramma, necessario soprattutto per la formazione del personale e, non appena ne saremo in possesso, ne daremo comunicazione ufficiale. Si tratta di giorni.

 

Sempre sul tema emerge una criticità legata alla difficoltà di reperire personale medico, come si può intervenire in tal senso?

In futuro vi potranno essere ulteriori novità mirate a potenziare ulteriormente questo servizio in valle?

Il reclutamento del personale è una criticità che non riguarda esclusivamente l’emergenza-urgenza, ma più in generale l’aspetto ospedaliero. Ovviamente questa situazione è figlia di una programmazione nazionale errata perseguita negli anni. Ci sono alcune specialità che hanno una importante carenza di personale, come pediatri, ortopedici, anestesisti, per citarne solo alcuni.

E’ chiaro che questa mancanza, comune in tutta Italia, si accentua in zone periferiche come nel caso dei presidi ospedalieri di Valtellina e Valchiavenna.

Negli anni passati abbiamo provato ad inserire una “formula incentivante” al fine di ottenere una maggiore disponibilità di personale in tutto il territorio provinciale, ma le misure attivate non hanno prodotto gli effetti sperati. Peraltro gli incentivi messi in atto per i nuovi assunti, sono stati oggetto di polemica da parte del personale già operante. Situazione, quindi, non facile.

Credo che per cercare una soluzione a questo problema, che è reale e di tutti, per quanto riguarda la provincia di Sondrio dovremmo da un lato creare uno stretto collegamento con le università, e dall’altro trovare, con il supporto degli Enti locali e della Regione, la disponibilità di alloggi a costi calmierati per chi da fuori provincia vorrà venire a prestare la propria opera. Credo che la problematica relativa al reclutamento del personale, nell’ambito della complessità circa il futuro del sistema sanitario, sia una delle più difficili e complicate in termini di soluzione.

 

Assessore, veniamo ora all'ospedale Morelli: lei ha recentemente dichiarato che la riorganizzazione dell'emergenza urgenza non andrà ad inficiare la riqualificazione del Morelli, le chiedo come stanno attualmente le cose?

Come è noto il piano per il potenziamento della sanità provinciale redatto dal Politecnico non è stato accettato dai rappresentanti dell’Alta Valle perché lontano dai loro obiettivi. Non raggiunta una sintesi, hanno realizzato un proprio piano.

Fatta questa premessa, attualmente i sindaci dell’Alta Valle stanno interagendo con un tecnico individuato ed incaricato dal Presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, per trovare una condivisione sul futuro dell’ospedale di Sondalo. Sono mesi che prosegue questa interlocuzione, al termine della quale si auspica di addivenire ad una progettualità che dovrà essere condivisa anche con Regione. Questo lavoro propedeutico lo reputo assolutamente fondamentale. Personalmente sono aperto a qualsiasi risultanza purché miri a rilanciare il Morelli e il suo ruolo nella media ed alta Valle.

L’obiettivo che ci proponiamo non è solo quello di efficientare i servizi dell’ospedale Morelli, ma anche quello di sviluppare la rete territoriale portando il più possibile alcune attività sanitarie più vicine alla gente.

 

Con quali tempistiche potremmo iniziare a vedere delle iniziative o mettere nero su bianco delle soluzioni atte a rendere nuovamente e pienamente operativo il Morelli?

Anche subito. Si attende solo che diminuiscano i degenti Covid. L’accordo sancito a febbraio tra Regione e sindaci, infatti, prevedeva che, appena rientrata l’emergenza sanitaria, l’ospedale Morelli avrebbe visto ripristinata la situazione ante Covid, comprese le tre alte specialità per la durata di sei mesi, fintanto che, su queste, non si fosse trovata una soluzione definitiva.

Nel mentre non abbiamo perso tempo e in questi mesi, ripeto, i sindaci e il tecnico incaricato hanno lavorato. Se, a fine pandemia, si arriverà ad una proposta che stabilisce che le tre alte specialità dovranno restare a Sondalo, la condizione dei sei mesi verrà meno e il Morelli tornerà da subito come era prima. Ma siccome l’obiettivo è anche quello di rilanciarlo, bisogna fare un passo ulteriore.

Sul “rendere nuovamente e pienamente operativo il Morelli” è giusto fare chiarezza. Indipendentemente da quello che recita il piano del Politecnico, il Morelli, a causa dello scoppio della pandemia, avrebbe avuto il medesimo percorso. Ovvero sarebbe diventato ospedale Covid e, durante tutta l’emergenza sanitaria, avrebbe visto sospese buona parte delle attività ordinarie e con esse anche la parte relativa all’emergenza-urgenza.

È accaduto in tutta la Lombardia, non solo in provincia di Sondrio, che venissero individuati ospedali destinati a pazienti Covid in grado di dare la giusta assistenza a questo tipo di malattia.

Durante il periodo di sospensione delle attività ordinarie, per quanto riguarda il territorio provinciale, il servizio di emergenza-urgenza è stato affidato al presidio di Sondrio, così come molti operatori sanitari provenienti dai presidi di Chiavenna, Morbegno e Sondrio hanno lavorato al Morelli, ospedale Covid.

Ovviamente in una condizione di assoluta straordinarietà e temporaneità. Terminata la prima ondata del virus non si è fatto in tempo a ripristinare nella loro totalità le attività ordinarie del presidio, che è iniziata la seconda ondata con tutte le conseguenze del caso. In particolare le tre specialità sono state lasciate a Sondrio in maniera non condivisa da parte del territorio. Questa fase di transizione è stata infatti interpretata dalla popolazione e da chi ha portato avanti le istanze del Morelli, come un depotenziamento del presidio di Sondalo, adducendo tutto questo all’attuazione del piano del Politecnico.

Una situazione estremamente complicata che ha generato malumore e incomprensioni, come l’aver pensato che il Morelli verrà chiuso. Ad oggi abbiamo azzerato tutto e, come detto, i sindaci stanno interagendo con un nuovo tecnico.

L’obiettivo in buona fede, anche da parte del Politecnico, è stato quello di fermare il progressivo declino del Morelli in atto da oltre 20 anni e di invertirne la tendenza.

Non è stata intrapresa la strada giusta? Uscirà una soluzione più consona dal confronto in corso tra sindaci e tecnico regionale? L’importante è riuscire a dare uno slancio e un futuro al Morelli e a tutto quello che rappresenta. Resto convinto di questo, non ho altri retropensieri e per quanto mi riguarda sono aperto a qualsiasi proposta ritenuta migliorativa.

In relazione al futuro, ci sono almeno altri due macro temi da approfondire, e sono la prospettata nascita di una Fondazione e il percorso dell’autonomia del presidio di Sondalo. E anche su questo posso dire che il tecnico, insieme ai sindaci, stanno facendo una serie di approfondimenti dai quali scaturiranno delle progettualità che avremo modo di valutare.

Credo sia importante che tali progettualità siano condivise anche dai Sindaci del Comprensorio di Tirano e dalla Conferenza provinciale.

 

Sul futuro di questo presidio vi sono diverse prese di posizione, alcune delle quali parlano di una strada senza ritorno, quindi una massiccia riduzione delle specialità che nel tempo porterà alla chiusura definitiva, cosa risponde in merito?

Questa domanda è restata indietro di qualche puntata. La narrazione tale per cui se le tre alte specialità andranno a Sondrio, la conseguenza è il depotenziamento del Morelli fino ad arrivare alla chiusura, è molto popolare, o forse meglio dire populista, ma non corrisponde alla realtà.

In ogni caso, come detto, da mesi si sta discutendo su altre soluzioni.

Per cui mi pare inutile parlarne.

 

Tra le soluzioni, o forse come l'unica via percorribile si parla di autonomia del Morelli, anche in questo caso le chiedo la sua opinione?

Una volta terminata la discussione, approfondita sia la strada della Fondazione sia la strada dell’autonomia, vedremo quale sarà la sintesi dei sindaci e l’opinione pubblica rispetto alla nuova proposta. Dobbiamo considerare peraltro la revisione della legge 23 ad oggi in corso.

 

C'è un diffuso pensiero che in Regione si stia lavorando solo a favore del presidio di Sondrio, che nei dettami del famoso Piano del Politecnico deve divenire il fulcro della sanità in Valtellina e Valchiavenna. Tutto questo porta a credere che per i presidi di Sondalo e Chiavenna, ci sia un futuro sempre più a tinte fosche. Cosa ci dice in merito?

Per quanto riguarda il presidio di Chiavenna, come quello di Morbegno e di Sondrio, si sta procedendo con l’attuazione del piano di potenziamento della sanità provinciale redatto dal Politecnico, che ha recepito tutte le istanze del territorio ed è stato approvato. E’ stato scritto nero su bianco il futuro dei tre presidi ospedalieri.

Il problema si identifica quindi solo su quello di Sondalo, ma come detto stiamo cercando di trovare una soluzione condivisa che argini il suo declino.

 

Dal suo punto di vista possiamo mettere da parte la voce che di tanto in tanto torna a ribadire la necessità di un ospedale unico provinciale da realizzarsi in un nuovo complesso a Sondrio?

L’ospedale unico nella Provincia di Sondrio non è mai stato all’ordine del giorno almeno in questa legislatura regionale. Per quanto attiene il presidio di Sondrio, credo sia sotto gli occhi di tutti che necessita di un intervento sostanziale. Stiamo lavorando per realizzare un ospedale nuovo nell’area in cui esiste quello attuale. In particolare mantenendo le parti appena realizzate, come il Pronto soccorso, i blocchi operatori ecc., e costruendone nuove in sostituzione di quelle vecchie, naturalmente il tutto mantenendo la funzionalità durante i lavori. La fattibilità ed il costo economico sono al vaglio dell’Asst Valtellina e Alto Lario e credo che tra pochi mesi avremo l’esito.

 

Quando si parla di sanità di montagna, è credibile che i costi siano maggiori rispetto ad altri centri urbani, le chiedo quali siano proprio i costi annui di questa macchina e quali gli investimenti ad oggi previsti?

Certamente la sanità di montagna ha costi maggiori rispetto ai territori di pianura: attualmente, solo in provincia di Sondrio, per portare il bilancio in equilibrio Regione contribuisce con circa 40 milioni di euro all’anno. L’obiettivo è lavorare per rendere il servizio esistente sempre più efficiente. Non solo l’emergenza-urgenza, ma anche i servizi essenziali che servono a garantire un’ assistenza di qualità alle nostre comunità. Resta inteso, e di questo tutti i valtellinesi e i valchiavennaschi ne sono già coscienti, che un territorio come il nostro non potrà mai avere tutte le eccellenze che sono presenti nel milanese.

 

Assessore, è inutile negarlo, lei è molto spesso bersaglio di critiche nemmeno troppo velate che vanno ad interessare la sua azione e la sua persona. Cosa risponde alle stesse?

Chi mi conosce sa bene che non mi risparmio e cerco di risolvere i problemi a prescindere dall’eventuale beneficio politico.

E’ il caso della sanità in Provincia di Sondrio, tema spesso non affrontato anche da chi in passato ha avuto ruoli politici e istituzionali perché ritenuto, non a torto, sconveniente proprio sotto il profilo politico e del consenso. Anche per questo credo sia in atto da decenni un declino del nostro sistema sanitario provinciale.

Naturalmente come tutti coloro che lavorano, attuano delle scelte e delle decisioni, posso sbagliare ma, nel caso, lo faccio certamente in buona fede.

Registro che sulla vicenda Morelli molti, alcuni, non tutti, hanno usato un argomento molto delicato come quello della sanità in modo strumentale. Chi per fini politici, chi per una propria visibilità, chi per ego personale, ma andiamo oltre. Credo che la maggior parte delle persone che hanno parlato e criticato sulla vicenda lo abbiano fatto in assoluta buona fede e con l’obiettivo nobile di migliorare le cose.

Accetto le critiche, respingo le minacce e gli insulti che qualificano chi li attua.

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