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Il giorno della Memoria: Il mio viaggio ad Auschwitz/Birkenau

CRONACA - 27 01 2020 - Ercole Ricci

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/Auschwitz

Le vittime della Shoah vengono ricordate il 27 gennaio, Il “Giorno della Memoria”, istituita con la legge 20 Luglio 2000 n. 211 è la giornata in cui ricordiamo tutte le vittime dell’Olocausto. Il 27 gennaio 1945, le truppe sovietiche entravano nel campo di concentramento di Auschwitz, in Polonia. Il mondo scopriva il significato della parola Shoah. Ancora oggi è difficile spiegare cosa sia accaduto ad Auschwitz e negli altri campi di concentramento.

 

Nessun libro di storia, nessuna lezione scolastica, nessun documentario storico, nessun racconto dei sopravvissuti, nessuna narrazione orale o scritta di chi ci si è recato, può dare, a mio parere, l’idea del groviglio di emozioni da cui si viene investiti nel corso della visita al più grande campo di sterminio d’Europa.

Non è stato facile scrivere un articolo che racconta il mio viaggio ad Auschwitz/Birkenau. E’ una di quelle esperienze che ti segnano nel profondo. Una di quelle esperienze per cui non sarai mai pronto abbastanza ma che in un modo o nell’altro devi affrontare. Una di quelle esperienze dolorose al punto tale da toglierti il respiro ogni volta che il ricordo ritorna ad una foto, uno sguardo, un albero spoglio lungo quei viali della morte.

 

Se è vero che i luoghi trattengono una traccia della propria storia, varcando il cancello “Arbeit macht frei” viene a mancare la capacità di respirare e, per un attimo, di sentirsi se stessi. All’interno dei vari blocchi in cui ai tempi si consumava l’inumana prigionia dei deportati, sono state allestite varie sale della memoria. Un inferno delle coscienze. Il muro nero reso tale dalla polvere da sparo liberata dai fucili nazisti che hanno annientato migliaia di persone; il capannone del forno crematorio che non ha risparmiato giovani donne e bambini; gli “stanzoni” dove sono stati accatastati gli oggetti personali e gli indumenti dei deportati; Una catasta immensa di capelli: chiari, scuri, intrecciati, pettinati, gli ultimi non ancora spediti al Terzo Reich per imbottire materassi o uniformi delle SS.

 

Tra le tante teche di vetro in esposizione, alcune conservano quei granuli di colore bluastro impregnati di acido cianidrico e utilizzati per disperdere nelle false docce quel gas che portava alla morte migliaia di persone in una manciata di minuti. Le scatole di latta dello Zyklon B rientrano tra i più significativi simboli dell’Olocausto,

Tra i molti materiali, sono presenti anche lettere dei deportati. Vi sono poesie, parole, disegni lasciati sui muri. Le parole di esseri umani che con esse cercavano la forza di rimanere tali, nonostante il campo di sterminio esistesse allo scopo di privarli dell’umanità prima e della vita poi.


 

Io ed i miei compagni di viaggio abbiamo visto tutte queste cose. Abbiamo guardato e pensato agli esseri umani a cui erano appartenute. Provare il dolore di tutte quelle morti, vederle reali e tangibili, è una cosa che ti cambia almeno un po’.

Mentre camminavamo in quella spianata sterminata a Birkenau, a testa bassa e, quasi a non voler vedere quel che ci circondava, cercavo di scavare dentro di me e mi chiedevo: “perché in questo momento sembra quasi che tutto ciò sia impossibile?”. Quando siamo entrati nelle camerate, abbiamo visto i loculi di cemento che fungevano da cuccette per i deportati.Dentro ad uno, sul duro ed al freddo, dormivano in 5. Entrando in quegli edifici, qualcosa mi ha parlato, e mi ha costretto a sentire il dolore che vi si era consumato.

 

Le rovine che si trovano nel campo di Birkenau sono la testimonianza della volontà nazista di eliminare le prove dello sterminio che nessuno neanche i sostenitori della tesi negazionista possono negare la realtà ormai comprovata del genocidio degli ebrei da parte della Germania nazista.

L’opportunità di “toccare” dal vivo quel momento che ha segnato, anche se in negativo, la storia dell’umanità, permettendo a tutti, a me per primo, di comprendere l’assurdità di una simile tragedia basata sull’odio razziale..

 

Visitare i campi di sterminio nazisti, sottolineare l’importanza di coloro che sono stati dichiarati “Giusti tra le nazioni”, contribuendo nel loro piccolo e a volte mettendo a rischio anche la propria vita per salvare anche un solo ebreo; partecipare alle, iniziative, agli incontri e ai momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico non potranno mai ridare loro la vita ma potranno tentare di ridare loro un po’ di dignità.

 

Ercole Ricci

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1 COMMENTI

27 01 2020 11:01

Méngu

Caro Ercole , grazie per la tua testimonianza che mi ha fatto molto pensare. Una mia considerazione : Dio ci ha fatto liberi e responsabili . L’uomo ha dunque il potere di creare il Paradiso e l’inferno su questa Terra. L’inferno è ciò che tu così bene descrivi e l’inferno purtroppo continua anche al giorno d’oggi. Una cosa sola possiamo fare nel caso che tu descrivi: Pregare che non succeda più e CHIEDERE PERDONO.