MENU

La famigerata legge di Bisenzio

CRONACA - 06 08 2018 - Mengù

CONDIVIDI

/dito medio

Giovedì è giorno di mercato in Tirano. Per coloro che desiderano andare al mercato con l’auto devono mettersi di buona aspettativa e girare in attesa di trovare qualche striminzito spazio libero per parcheggiare. Oppure raggiungere la zona di Piazza Unità d’Italia o limitrofa dove i parcheggi sembrano abbondare. Tutte le strade circondanti la zona del mercato sono invase da macchine e da furgoni financo parcheggiati, a volte, su parte di marciapiede. Fortuna vuole che il cancellone del cimitero lato Nord/Ovest rimane quasi sempre chiuso sennò qualcuno, prima o poi ci entra e parcheggia a fianco delle tombe. 

 

Per chi vuole comprendere dove arriva l’astuzia umana vada sul viale Italia, circa nella zona del semaforo; troverà la solita macchina parcheggiata sul viale lato Sondrio con il portellone del bagagliaio aperto; come dire “non datemi la multa poiché sto scaricando roba “. Altre auto sono parcheggiate per mille motivi innanzi a negozi con persone al volante dai visi che chiedono comprensione almeno per cinque minuti. Se può andar bene per i vigili urbani, nell’attesa quei signori spengano almeno il motore! Dobbiamo sperare che venga un giorno in cui costruiranno macchine così leggere da poterle attaccare ad un chiodo o sui rami delle piante che costeggiano i viali, a penzoloni come i pipistrelli. Sono ironico, ma non troppo, poiché per trovare parcheggio in alcuni giorni feriali nelle zone dette occorre essere oltremodo svegli, abili, prepotenti e a volte osar sfidare le norme stradali. 

 

In fondo, alcuni dicono, che la multa, se si è colti in fallo, la si paga volentieri quale contributo per aver avuto il vantaggio di non aver percorso cinquecento metri a piedi. Non è raro il caso in cui si litiga per poter parcheggiare la propria auto, nei casi più gravi e patologici usando il cacciavite o il coltello come arma di difesa, di dissuasione o di persuasione. In Tirano fortunatamente questi fatti non sono mai successi, semmai succedono solo alterchi e arrabbiature, mai colpi furibondi di cacciavite. 

 

In un giovedì di questo mese sono stato attore d’una scenetta, che nel piccolo, rappresenta qual è l’educazione civica di alcuni automobilisti che fanno della loro macchina una protesi personale per evitare il movimento delle gambe. Uscendo da un supermercato, mi stavo dirigendo con una borsa in mano, verso un parcheggio dove avevo lasciato la mia bicicletta appoggiata ad un muro, perché i posabiciclette sono assai rari nella nostra città. Orbene ho visto una macchina tedesca lussuosa con un signore alla guida e una signora seduta al suo fianco che cercavano un parcheggio libero. In verità attratto più dalla bellezza dell’auto che d’altro mi sono avvicinato, mentre poco più in là si stava liberando un parcheggio. Con l’intenzione di osservare ancor più da vicino la lussuosa auto, ho indicato al signore tedesco il posto che si stava liberando. Mi sono posto a lato del posto macchina e ho fatto cenni d’aiuto per la manovra dell’auto voluminosa. D’un botto una signora, se ben ricordo con una Fiat Panda, ha occupato lo spazio veloce e lesta come una anguilla, togliendomi la polvere sulla punta delle scarpe. Il tedesco è rimasto in macchina come un allocco, mentre io con le mani giunte in preghiera, ma con i nervi tesi ho detto: “Signora, non ha visto che il tedesco stava parcheggiando e io lo stavo aiutando nella manovra? Era segno ben evidente che questo parcheggio si stava occupando! “La donna, rossiccia di capelli, magra come una capra, jeans corti tagliati al femore e stretti a conchiglia fin sotto l’ombelico da non lasciare fantasia del contenuto, con maglietta nera da portuale e con le spalle strette da bretelle mi risponde con occhi lampeggianti: “Occupato da chi? Non c’era nessuna macchina nel parcheggio, quindi ho parcheggiato. Ho fretta, non mi faccia perdere tempo. Se il tedesco dorme non è colpa mia e poi lei non ha l’aria d’un vigile urbano “.  La donna nervosetta, con scatto ha preso la sua borsa dalla macchina, sbattuto la portiera, chiuso la macchina con una alzata di spalle ed è entrata in un negozio di fronte. Il signore tedesco ha capito tutto senza che avessimo parlato tedesco e con una alzata di ciglia e con un movimento capo indicante disprezzo ha fatto retromarcia, poi si è allineato con la strada e se ne è andato salutandomi, mentre sua moglie brontolava evidentemente contro la donna. 

Spenta la scenetta, mi si è avvicinato un amico tiranese che ha assistito alla scenetta e che aveva il sorriso sulle labbra e mi ha detto “Non lo sai che a Tirano, come del resto in molti altri paesi esiste la legge di Bisenzio?” Ho risposto:” e quindi?”. Ribatte lui con tono sarcastico: “Quindi …la legge di Bisenzio dice che se subisci un torto devi fare silenzio !!   

 

Occorre sempre ricordarsi che nella vita val la pena essere scaltri, veloci, scattanti, agguerriti come la ragazzotta rossa di capelli che s’è presa il parcheggio anche se tu gentilmente l’avevi tenuto in “custodia“ per il tedesco. Sappi che in questi tempi la gentilezza va in fumo a scapito della scaltrezza“. Ci siamo intrattenuti per più di mezz’ora discutendo sul vivere cittadino e se conveniva vivere in modo onesto o subire la legge di Bisenzio, quand’ecco uscire la rossa, dal negozio. Mi ha guardato con un viso di sfida, si è avviata vero il parcheggio sculettando, segno evidente che anche nel sedere doveva avere gli occhi.  Salita in macchina e dopo aver abbandonato il parcheggio con manovre grintose mi è passata innanzi. Ho visto dal lunotto posteriore della macchina che ha alzato la mano, chiuso le dita della mano con il solo dito medio alzato e diritto come una baionetta. 
L’amico mi ha detto:” Toh, viva la gentilezza di alcune donne. La rossa di capelli ha applicato la legge di Bisenzio tre volte. La prima verso il tedesco, la seconda verso le casse comunali per non aver preso il biglietto di sosta dalla colonnina posta pochi distante per l’accesso al parcheggio a pagamento, la terza nei tuoi confronti: ha usato il “vaffa” del dito medio alzato “. Ho dato ragione all’amico e lui con tono bonario e consolatorio mi sussurra: e sì, va bene l’emancipazione femminile, il guaio però è che le donne stanno copiando i lati peggiori degli uomini.

 

Ricordati ciò che dice Papa Francesco: L’umiltà salva l’uomo (e la donna); la superbia gli fa perdere la strada.  E in questo caso quella signora è sulla strada sbagliata e volgare.  
 

Méngu  
 

LASCIA UN COMMENTO:

DEVI ESSERE REGISTRATO PER POTER COMMENTARE LA NOTIZIA! EFFETTUA IL LOGIN O REGISTRATI.

0 COMMENTI