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La grande evacuazione dell'agosto '87 a Tirano: numeri e testimonianze

CRONACA - 14 08 2019 - Ivan Bormolini

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/alluvione

Sono passati trentadue anni da quella terribile estate dell'ottantasette in Valtellina. Domani, giorno di ferragosto, molti di noi saranno sui nostri monti a festeggiare questa ricorrenza estiva. Alcuni nei loro discorsi annovereranno l'importanza di quelle abitazioni e di quella convivenza allargata a parenti ed amici nella seconda fase dell'alluvione dell'ottantasette. Ecco perchè oggi ho deciso di pubblicare questo pezzo che vuole ricordare cos'era avvenuto a Tirano solo dieci giorni dopo quel ferragosto.

Alle gravi ferite dell'alluvione di metà luglio, mentre si ricostruiva e si ricordavano la vittime, alle 7:20 del ventotto luglio un'altra immane tragedia si abbatteva sul nostro martoriato territorio.

In pochi secondi dal monte Zandila scendevano a valle con velocità spaventosa, quaranta milioni di metri cubi di terra, sassi ed alberi .

 

Lo scenario si presentava apocalittico: in un attimo i paesi e le frazioni di Morignone, S. Antonio Morignone, Tirindrè, Poz e San Martino Serravalle venivano cancellati. La grande frana aveva distrutto tutto, impressionate quel giorno vedere i reportage dei Tg nazionali; ricordo bene, come se fosse ieri, quello del Tg1 delle 13.30 ed i commenti dei famigliari. Vedere in diretta tv quell'enorme ferita della montagna mi aveva impressionato, suscitato nuove paure e commozione.

Il dato più eclatante dal punto di vista geologico riguardava il materiale franoso, questo con incontrollata potenza era riuscito a risalire la montagna dal lato opposto e lo spostamento d'aria aveva distrutto l'abitato di Aquilone che non era stato evacuato.

Dunque altri morti, in pochi istanti avevano perso la vita ben ventinove persone, tra queste, sette operai che con i loro mezzi meccanici stavano liberando dall'acqua e dal fango paesi e frazioni poi cancellati nella brevità di un istante dalla frana.

 

Ma quali erano state le cause e concause che avevano indotto l'allora Prefetto di Sondrio a decidere per una massiccia evacuazione?

L'enorme massa di detriti scesi a valle, si presentava instabile, questa aveva bloccato il normale corso del fiume Adda creando uno sbarramento e la conseguente formazione di un lago che si alimentava alla velocità di 20 cm orari, una vera minaccia per l'intera valle. Celeri erano state le valutazioni degli esperti; da un lato si studiava la stabilità dello sbarramento e dall'altro si osservava il lago, senza escludere la quantità di materiale che poteva ancora scendere a valle.

Si doveva consolidare lo sbarramento e cercare di far defluire le acque riportandole nel loro percorso originale a valle.

Nell'immediato si era pensato di vuotare il lago con delle pompe speciali, le famose idrovore, e si ideava la realizzazione di un by-pass. A complicare le cose e destare ulteriori motivi di seria preoccupazione era ancora una volta il meteo, una nuova perturbazione piovosa era attesa e quella non avrebbe certo favorito il lavoro di studio e la realizzazione dei progetti.

Di lì a poco violenti temporali si sarebbero abbattuti su tutta la provincia rendendo la situazione della Val Pola ancor più pericolosa.

Le famose pompe per svuotare il lago non erano ancora in opera e per la realizzazione di un by-pass occorreva del tempo.

Dunque la massima Autorità provinciale, visto l'evolversi negativo degli eventi aveva deciso di dar vita ad una colossale evacuazione.

 

Non si poteva aspettare e soprattutto non si doveva permettere che altre vite umane pagassero con la vita.

L'imponente macchina prevedeva l'evacuazione di diciotto comuni definiti a rischio. Un totale di ben ventimila persone avevano lasciato le proprie case tra il venticinque agosto ed il giorno successivo. Ad opera ultimata il numero degli sfollati era addirittura aumentato. Nessuno poteva entrare nelle proprie case sino a nuovo ordine.

A Tirano tutto era proceduto in questo modo, sulla base dell'ordinaza comunale datata 25 agosto 1987, “Evacuazione zone a rischio in comune di Tirano”, eccone il testo integrale:

Il Sindaco: Visto il telegramma in data odierna del Prefetto di Sondrio con il quale si conferma la necessità che vengano evacuate quelle località di Tirano situate ad un'altezza inferiore ai dieci metri sul livello dell'alveo del fiume Adda; visto l'unito elenco predisposto dall'uffico tecnico comunale, contenete le zone a rischio da evacuare; visto l'Art. 153 del T.U.L.C. P. 4-2 1915, N° 148; ordina l'immediata evacuazione dei fabbricati situati lungo le vie e le piazze riportate nell'unito elenco.

 

La presente ordinanza verrà resa nota al pubblico mediante affissione all'Albo Pretorio e comunicazione da parte della forza pubblica.

E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare.

Dalla residenza municipale, li 25 agosto 1987. Per il Sindaco: Federico Oberti

L'elenco che seguiva quella storica ordinanza comprendeva la maggior parte delle vie e delle piazze tiranesi, quindi in quelle ore concitate Tirano si svuotava tristemente ma in modo ordinato.

Con una seconda ordinanza datata 27 agosto, il limite veniva portato a venticinque metri sull'alveo del fiume Adda, di conseguenza altri abitanti dovevano lasciare le proprie case.

All'atto pratico le uniche zone della città non interessate erano: le parti alte di via Trivigno e via Santa Maria, la via Dosso con il tratto finale di via dei Castelli, il Campone, una piccola parte di via Andres e a Madonna di Tirano, la via San Rocco.

I cittadini che non potevano recarsi da parenti ed amici nelle frazioni o sui monti, avevano trovato grande ospitalità negli alberghi dell'Aprica, in quei giorni battezzata “ La Tirano due”.

 

Ecco le località principali ed il numero di evacuati presenti:

Nelle frazioni: Cologna 320, Baruffini 280, Roncaiola 172. Sulle località montane del versante Orobico: Piani, Cabrella, Costamoscia e Fasolin 229, Piscina 157, Canali e Forte 83, Canali ( Scala- Gobetti ) 88, Canali basse 190, Pra Alessi, Pomo 35, Pra Piano 38.

Dal monte opposto, quello Retico: Pra Fontana 18, Pra Baruz 35; Pra Zarè 37, Pra Campo 19, Sasso del Gallo 15 ed in fine anche Santa Perpetua ospitava 20 persone.

Nel 2007, anno del ventennale dell'alluvione, collaboravo con il mensile “Tirano & dintorni”, allora diretto da Cristina Culanti. Si era deciso di dar vita ad un numero del periodico quasi totalmente dedicato ai ricordi, alla ricostruzione dei fatti ed alle vittime.

Ecco perchè oltre a premurarmi di indagare su quell'evacuazione tiranese, mi ero posto il problema condiviso dalla redazione, di capire come i malati dell'ospedale di Tirano e gli ospiti della Casa di Riposo avessero lasciato quelle strutture.

In primo luogo mi ero preoccupato dell'ospedale, in quell'ottantasette ancora funzionante. Carlo Della Vedova, per tutti il famoso “Carlone o Carlun”, rivestiva la carica di presidente della Comunità Montana di Tirano ed era responsabile della struttura Ospedaliera cittadina.

Mi ero rivolto a lui per capire come quella decisione del Prefetto avesse trovato attuazione in un contesto ospedaliero. In quella sua casa di via Cipriano Valorsa a Madonna di Tirano, mi era parso dopo vent'anni, ancor intriso di emozioni, ricordi e grandi fatti di vita vissuti in prima linea, prodighi di quella volontà di fare e spendersi in prima persona per il bene della cittadinanza e dei malati.

 

Ecco cosa mia aveva detto:

Verso le 20:20 di quel 25 agosto ricevetti la telefonata del Signor Prefetto che mi diceva che era necessario evacuare l'ospedale tiranese con urgenza.

Al momento rimasi molto perplesso, come evacuare una struttura così imponente e con quali mezzi, mi domandai immediatamente.

L'ospedale infatti aveva a disposizione al massimo due ambulanze e per di più, a peggiorare ulteriormente le cose, c'era una pioggia battente.

I poco tempo il Prefetto inviò a Tirano una carovana di ambulanze provenienti dalla Valcamonica e dal comasco, tutto era pronto per trasferire i malati e nell'immediato il personale medico ed infermieristico si mise a disposizione.

Il Professor Casagrande, allora primario del reparto di chirurgia, sovrintese a tutte le operazioni di trasferimento valutando la situazione medica di ogni singolo paziente.

I malati più gravi che avevano necessita di un prolungamento del ricovero in una struttura adeguata vennero trasportati a Sondrio e presi in cura dal personale dell'ospedale del capoluogo.

Altri pazienti in condizioni migliori vennero ospitati in un albergo all'Aprica e furono curati dai medici in questa impegnativa e duratura trasferta. In poche ore - concludeva Della Vedova – abbiamo trasportato all'incirca duecento pazienti”.

Nella mia indagine per quel che concerneva l'evacuazione delle reverende suore e dei più di ottanta ospiti della Casa di Riposo avevo fatto riferimento alle Cronache che le suore nel corso della loro storica permanenza a Tirano avevano redatto come un diario.

 

Ed in quel diario non mancavano annotazioni su quella notte.

“ All'una circa una telefonata: sono le autorità civili che ci ordinano di evacuare anche noi con tutti i pensionati. Le scene di questo risveglio notturno con quello che segue si possono immaginare.

Sul viale sono a disposizione ambulanze venute da Varese, Mantova e Brescia, nelle quali prendono posto i nostri anziani seminfermi....Le dodici suore vengono trasportate in pullman. Tutti siamo ospitati insieme all'Aprica a 1200 mt, nell'Hotel San Marco. Ad accoglierci numerosi volontari della Croce Rossa, le Forze dell'Ordine, il personale medico, paramedico e infermieristico. C'è agitazione, paura e angoscia ma prevale la fede poiché la richiesta generale è “Fateci pregare”.

Concludo qui questa pagina di storia recente di Tirano e di altri comuni della Valtellina interessati da quell'evacuazione, nello scrivere questo pezzo mi sono tornati alla mente quei momenti e quella foto di quella Tirano desolatamente vuota che si vedeva da Baruffini, dov'ero evacuato con la mia famiglia nella casa degli avi.

 

Vi lascio con una toccante testimonianza del direttore de “Il Tiranese” di quell'epoca Giacarlo Berandi che a proposito dell'evacuazione scriveva:

 

“ Ci dava, il percorrere piazza Cavour vuota un senso di smarrimento, quasi vertigine, dando un'ultima occhiata a tutto ciò che da sempre ci era famigliare, con il pensiero angoscioso che, forse, tutto quanto ancora vedevamo potesse essere distrutto dalla furia devastante delle acque. Era un'angoscia che si acuiva man mano che salivamo verso Roncaiola e, spesso, lo sguardo indugiava alla ricerca della nostra casa, del cimitero dove riposavano i nostri cari. Era un distacco che ti lacerava, ti segnava, quasi ti stordiva per quel senso irreale che portava in se.

Sembrava un sogno, un incubo mentre invece era tutto vero; tremendamente vero”.

 

Ivan Bormolini

 

FONTE: Giornale di Tirano & dintorni. Anno 9. N° 7 luglio 2007. Editore: Associazione Culturale L' Agorà, Presidente Fulvio Schiano. Dir. Res. Pietro Maletti, Direttore Cristina Culanti. Impaginazione grafica e fotolito: Tipografia Poletti snc Villa di Tirano. Stampa Tipografia Ignizio Montagna in Valtellina.

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