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Perché i Vigili del fuoco sono considerati eroi?

CRONACA - 12 10 2018 - Ercole Ricci

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/vigili del fuoco tirano

Taglio del nastro e inaugurazione, sabato 6 ottobre, alla presenza del sindaco Franco Spada e di altre cariche istituzionali, religiose e militari, della nuova caserma dei Vigili del Fuoco di Tirano. Un evento per la comunità tiranese, che da sempre ha un rapporto privilegiato e sentito con il Corpo dei Vigili del Fuoco. La caserma, collocata, in località “Piazzun”, sulla strada statale 38 nella parte alta della città, sostituisce la vecchia caserma di viale Garibaldi, dove il comando è stato ospitato molti anni.

 

La nuova sede è di certo motivo di orgoglio per il comune di Tirano e rappresenta una scommessa vinta nonostante le difficoltà affrontate, dal comune, vittima della burocrazia e dell'allungamento, dei tempi tecnici per fare le cose e per arrivare alla fase finale dell'opera che, ne hanno ritardato l’inaugurazione e l'insediamento dei Vigili del Fuoco.

Una struttura moderna e funzionale che consentirà agli stessi una maggiore rapidità negli interventi e di potere operare in un luogo che sia più in linea con le loro esigenze operative, per continuare a svolgere le loro funzioni di sostegno, protezione e vicinanza. Un filo inscindibile con una comunità laboriosa e dinamica. che si consolida ulteriormente grazie all’impegno comune per la salvaguardia del territorio.

 

Io però Vorrei soffermarmi sulla storia dei vigili del fuoco. Una storia costellata di atti di eroismo ma soprattutto caratterizzata da una costante dedizione nel quotidiano. Che cos'hanno di speciale questi "eroi per caso"? Le molte cose, che messe insieme li hanno resi essere umani di grande spessore. Perché, chi sacrifica la propria vita per salvare gli altri è altruista, coraggioso pronto a rischiare e ad assumersi le responsabilità.

Sono riconosciuti come eroi, hanno salvato un numero non quantificabile di vite, aiutato altrettante persone. Lavorano in gruppo e l’uno non funziona senza l’altro perché il loro è un “gioco” di squadra dove l’obiettivo finale è tornare a casa tutti interi e tutti insieme. Forse è proprio perché richiamano alla mente le idee di pericolo e di sicurezza che questi personaggi dalle tute ingombranti, gli stivaloni neri e i caschi protettivi animano le fantasie dei bambini. E non solo.

 

La loro è una storia antica perché antico è l’uomo, antico è il fuoco, antiche sono le calamità naturali; ed è evidente che il bisogno di difesa contro la minaccia degli elementi avversi è nato con l’uomo ed è stata questa difesa una delle prime manifestazioni della società umana sin dalle origini della sua iniziale organizzazione. Anche la letteratura si è occupata dei vigili del fuoco. Giuseppe Robbino fu protagonista di una pagina a lieto fine che ha segnato la storia dei pompieri torinesi. Egli compì un’azione di soccorso il 27 gennaio 1880 con tre dei suoi compagni, salvando alcune persone da un alloggio in fiamme in via Roma. L’ammirazione per quel gesto fu tale che Edmondo De Amicis ne prese l’ispirazione per scrivere il capitolo “L’incendio” del libro “Cuore”.

 

Una delle prime figure di questo tipo è quella del vigiles dell'Antica Roma da cui deriva la sua denominazione. Cesare Ottaviano Augusto con due riforme, una del 26 e l’altra del 6 a.C, organizzò un Corpo di difesa contro il fuoco, la Militia Vigilum Regime.(Regime polizia militare), un Corpo speciale di guardie notturne sotto il comando di un Praefectus Vigilum.(Corpo della polizia)

Roma alla fine del I secolo a.C. era già una città con un’alta densità abitativa; la maggior parte degli abitanti viveva nelle “”insulae” (isola), edifici di abitazioni a più piani che avevano scale, ballatoi e portici in legno dove si accendevano fuochi per cucinare e dove la luce era quelle delle lucerne ad olio; in queste condizioni ambientali era molto facile che scoppiassero incendi ed infatti a Roma non c'era giorno che passasse senza incendi. Da qui l’esigenza di creare, anche in quel contesto storico un “corpo antincendio”, ad attività investigativa, il cui compito principale era quello di ricercare la causa degli incendi e di individuare e fermare gli autori. La “”Militia vigilum” aveva anche lo scopo di prevenire, reprimere gli incendi e riferire al “Praefectus Vigilum” (capo della polizia) per punire chiunque per incuria e negligenza rendesse possibile incendi.

Il Corpo era costituito da 7000 uomini suddivisi in 7 corti e 49 “centurie” opportunamente equipaggiati ed organizzati logisticamente. Ogni corte garantiva il servizio nel territorio di due regioni. Con il declino dell’impero la Militia Vigilum si dissolse.

 

Nel 1699 l’industriale francese Dumourrier-Duperrier costituì un servizio antincendio avvalendosi dei suoi operai. Nel 1811 nacque il Corpo dei Sapeurs-Pompiers (pompieri), a cui aderirono tutti i Paesi civili, Italia compresa. In ogni capitale dei vari Stati si procedette a destinare unità dell’esercito all’espletamento del Servizio Antincendio. Molti comuni si dotarono di Corpi di Civici. I Corpi Pompieri di Torino, Roma e Napoli raggiunsero un alto grado di efficienza.

Nel 1928 fu promulgata una legge che obbligava tutti i comuni con più di 40.000 mila abitanti a fornirsi di un Corpo di Pompieri. che, tuttavia a causa della inadeguata attrezzatura dimostrarono i loro limiti e non risultarono sufficientemente efficaci negli interventi di antincendio

Con un Decreto Legge del 1935 fu istituito, alle strette dipendenze del Ministero dell’Interno, Il Corpo Nazionale dei Pompieri, un’organizzazione che prevedeva la formazione di Corpi Provinciali aventi delle sedi nei capoluoghi di provincia e dipendenti dall’ente Provincia dai quali erano amministrati.

 

Nel 1938 con DL n.1021 il termine”pompiere”, di origini francesi, fu sostituito con la denominazione di “Vigile del Fuoco” e il 27 febbraio 1939 con legge n.33 venne istituito il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e inserite tutte le disposizioni riguardanti l’ordinamento generale il personale, le scuole per la preparazione tecnico fisica, le caserme ed i materiali. La direzione Generale dei servizi Antincendi venne affidata al prefetto Alberto Giombini., il vero papà dei Vigili del Fuoco. I Vigili del Fuoco furono uno dei corpi “militari”che ebbero maggiore attenzione dal regime fascista. Benito Mussolini, ad esempio, non mancava mai di elogiarne la preziosa opera e presenziò alla manovra di Piazzale di Siena a Roma nel 1939 ed alla cerimonia di inaugurazione delle Scuole Centrali Antincendi

 

Negli anni della II Guerra mondiale il neonato Corpo Nazionale si distinse per coraggio ed abnegazione con un notevole contributo di vite umane. Nell’immediato dopoguerra il corpo si trasformò in una grandiosa officina. Vennero recuperati riparati e resi funzionali numerosi mezzi che, alleati e nemici avevano abbandonato e successivamente (1948), vennero adattati al servizio dei vigili del fuoco. Falegnami, elettricisti, saldatori, verniciatori, insieme ai geni dei motori avevano compiuto il miracolo. Agli inizi del 1949 era stato completamente ristrutturato il servizio nautico,e gettate le basi per nuove specializzazioni, create nuove scuole e programmato l'impiego di radio per i collegamenti fra i mezzi.

 

La rinascita e l'efficienza dei Vigili del Fuoco venne messa subito alla prova con gli eventi del 1951 quando il Po ruppe gli argini a Occhiobello (RO) inondando il 62% della provincia di Rovigo, otto miliardi di metri cubi di acqua invadono le campagne. 107 mila ettari di terreno su 150 mila ettari coltivabili sono allagati. I raccolti distrutti. Grazie all'efficienza e all'utilizzo dei mezzi anfibi appena entrati in esercizio furono evacuate 106.568 persone L'operazione nel Polesine valse la Medaglia d'Oro al Valor Civile alla Bandiera del Corpo e l'ammirazione non solo del Popolo Italiano ma di tutto il mondo. A conferma delle capacità, i Vigili Italiani furono richiesti in occasione di calamità in varie parti d'Europa.

 

L’attività di soccorso dei vigili del fuoco continua il 9 ottobre 1963 con la frana del monte Toc nelle acque della diga del Vajont. Un’ondata alta 200 metri travolse completamente i paesi vicini riducendoli a cumuli di macerie e fango. Morirono 2500 persone e migliaia furono gli sfollati. I vigili del fuoco lavorarono ininterrottamente per 72 giorni e le persone salvate furono 70.

La loro presenza è stata ed è costante in occasione di ogni grande catastrofe, dall’alluvione del Polesine del 1951 sino al tragico crollo del ponte Morandi di Genova, passando per le alluvioni di Firenze e della nostra Valtellina; del piemonte durante il quale perse la vita il capo squadra Bartolomeo Califano scomparso nelle acque del fiume Orco. Bartolomeo Califano nel 2007 è stato insignito, dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano della Medaglia d’oro al merito civile, quale “mirabile esempio di elette virtù civiche ed eccezionale spirito di servizio spinti fino all’estremo sacrificio”

I terremoti: Belice, Friuli, Irpinia, Basilicata. Umbria e le Marche. (ad Assisi con il crollo della volta della Basilica di San Francesco) Abruzzo, ed ancora quello più recente che ha colpito le zone del Lazio, Umbria Abruzzo e Marche dove, i vigili si sono occupati non solo dell’assistenza alla popolazione ma anche al recupero dei beni dalle case inagibili oltre che dei beni storico-culturali

 

Numerose le calamità nel corso degli anni che hanno causato morti e distruzione e hanno visto sempre in prima linea i vigili del fuoco: il crollo della diga in Val di Stava; l’incendio sulla nave Moby Prince; l’esplosione della bomba posta nella sala della stazione centrale di Bologna; l’esplosione dei carri cisterna di un convoglio ferroviario che distrusse un intero quartiere di Viareggio; il disastro ecologico della petroliera Aven; il rogo del Teatro La Fenice di Venezia e del Duomo di Torino (Il pronto intervento delle squadre operative ha reso possibile il salvataggio della Sacra Sindone). Il crollo della scuola di San Giuliano, evento che viene ricordato da molti vigili del fuoco come uno degli eventi più tristi nella storia del Paese.

La violenta e improvvisa esplosione in via Ventotene a Roma che coinvolse 6 vigili del fuoco dei quali 4 morirono. Attestazioni di cordoglio, stima gratitudine e di ammirazione giunsero da tutta Italia per dimostrare quanto il Paese sia legato ai “propri” Vigili del Fuoco. Ed ancora l’incidente ferroviario nelle campagne tra Corato ed Andria, le tragedie dell’albergo di Rigopiano e quello più recente del ponte Morante di Genova.

 

Ogni anno durante il periodo estivo il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco è duramente impegnato per combattere la piaga degli incendi boschivi che interessa zone abitate e località turistiche di tutta Italia. Spaventoso quello che il 28 agosto 1989 colpì il Nord della Sardegna che costò la vita a 18 persone. Le missioni internazionali di Haiti e del Cile e i numerosi interventi quotidiani al servizio al servizio dei cittadini, confermano i Vigili del Fuoco come modello di Riferimento per la Sicurezza per tutto il Paese.

Ma i vigili del fuoco sono anche altro. L’attività non si esaurisce con il soccorso tecnico urgente, si sviluppa in un ambito più ampio di tutela con la prevenzione e l’istruzione rivolta alla cittadinanza (es. iniziative rivolte agli allievi ed insegnanti degli istituti scolastici), perché la conoscenza, le relazioni e il sostegno di chi vive il territorio sono alla base di un corretto modo di interpretare il ruolo del vigile del fuoco quale operatore di sicurezza civile e professionista della prevenzione.

 

Per la partecipazione agli avvenimenti che hanno caratterizzato la storia del nostro Paese e lo spirito di abnegazione e solidarietà che da sempre li contraddistingue i Vigili del Fuoco rappresentano una tra le più nobili ed antiche istituzioni italiane. Scorrendo la lista delle medaglie alla Bandiera d’Istituto del Corpo Nazionale, si rileva che le decorazioni concesse ai Vigili del Fuoco sono: 10 medaglie d’oro (7 al valor civile e 3 al merito civile), e 3 medaglie d’argento.

 

Ercole Ricci

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