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Assetto idrogeologico: le azioni di Luigi Torelli

CULTURA E SPETTACOLO - 23 07 2021 - Ivan Bormolini

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/Luigi Torelli lapide commemorativa in piazza delle Stazioni a Tirano
Luigi Torelli, lapide commemorativa in piazza delle Stazioni a Tirano

(Di I. Bormolini) Nell'anno 1987, si ricordava il centenario della morte del Conte Luigi Torelli, uomo di pensiero e d'azione, grande politico valtellinese che aveva collaborato con Cavour e Bettino Ricasoli e che era stato uno dei Prefetti più in vista di quell'Italia liberale post-risorgimentale.

In quest'ambito mirato ad approfondire la situazione degli eventi calamitosi nelle nostre valli in epoche passate, ecco che il Conte Luigi Torelli aveva messo in campo una serie di idee ed azioni atte a tutelare il nostro territorio e la nostra gente molto ben evidenziate da Franco Monteforte sul Notiziario della Banca Popolare di Sondrio n° 45, interamente dedicato agli eventi dell'87 e con un’ampia pagina storica.

Il Conte Torelli era stato il primo ad affrontare in chiave moderna il problema della sistemazione idrogeologica del territorio valtellinese.

Nelle vesti di Governatore della Valtellina fra il 1859 e il 1861, aveva energicamente richiamato l'attenzione del governo italiano e degli amministratori locali sul problema dell'imbrigliamento dei torrenti. Aveva fatto approvare dall'Amministrazione provinciale di Sondrio un Piano per la costruzione di briglie e traverse, nello stesso si prevedeva la diffusione nei Comuni della Provincia delle conoscenze sulla tecnica dell'imbrigliamento. Oltre a questo, nel Piano si promuoveva la costituzione di Consorzi fra Comuni ed il finanziamento dello stesso Piano con una cifra pari a 15 mila Lire in cinque anni.

Qualche anno più tardi, nell'autunno del 1868, la Valtellina veniva nuovamente sconvolta da nubifragi ed inondazioni che avevano interessato l'intero territorio provinciale.

Veniva messa in ginocchio la fragile economia locale di quell'Ottocento che era appena uscita dalla crisi produttiva della vite causata dalla crittogama e dalla crisi politica risorgimentale, la quale, aveva sconvolto la geografia dei mercati del vino.

Davanti a quegli eventi, si rivelava impossibile continuare ad ignorare il problema del nostro territorio: l'arginatura dei fiumi, la sistemazione del letto dei torrenti, il rimboschimento delle medie ed alte quote e il minuzioso controllo del deflusso delle acque divenivano una priorità, si rivelava importantissimo mettere in moto un processo di azioni necessarie per dar vita proprio all'organizzazione dell'assetto idrogeologico delle valli.

A distanza di otto anni dalle prime iniziative del Torelli, in quel 1868, lo stesso era Prefetto di Venezia; pur lontano dalle nostre valli, di fronte al drammatico riproporsi del secolare problema, egli riprendeva l'analisi ed in concetti della sua azione amministrativa in Provincia.

Faceva tutto questo in un modo piuttosto atipico, aveva infatti reso pubblica in data 20 ottobre una lettera su un giornale bisettimanale di Sondrio “Lo Stelvio” ed il mittente di questo scritto era il deputato sondriese Romualdo Bonfadini.

La singolarità del fatto sta proprio in Romualdo Bonfadini, il quale, non era stato eletto in valle ma nel collegio di Adria.

Perché Luigi Torelli, non aveva scelto uno degli amministratori locali che ben conosceva, oppure un deputato eletto nei collegi valtellinesi?

La risposta non era per nulla casuale: scegliendo il deputato valtellinese eletto nella Pianura Padana, Torelli intendeva evidenziare il nesso fra le problematiche idrogeologiche alpine e quelle della pianura.

Tutto ciò che accadeva in montagna, sosteneva Torelli, non era indifferente a quello che si verificava in pianura, in questi territori pianeggianti, infatti, si scaricavano le conseguenze di quel che avveniva in montagna perché i fiumi ancor oggi, legano in modo indissolubile i destini della pianura a quelli della montagna.

Con tale iniziativa Torelli faceva divenire il problema del nostro territorio una tematica di livello nazionale.

Nella lettera al Bonfadini, desta ammirazione l'indicazione pionieristica per quei tempi, ovvero usare la pietra artificiale fatta col cemento idraulico bergamasco, la soluzione consentiva di fabbricare sul posto tutto il materiale pietroso necessario per le arginature, ma nello scritto del Torelli c'è dell'altro ed il tutto per quell'epoca era da considerarsi moderno.

Torelli faceva una minuta elencazione dei mezzi tecnici di cui occorreva dotarsi al fine di affrontare la piena improvvisa dei fiumi, i Comuni, nell'analisi del Prefetto Torelli, dovevano disporre di corde, torce, fanali, cavalletti ecc. e mobilitarli nei primi interventi.

Partendo da questi presupposti e da queste dotazioni, assieme ad altre, vien logico credere che in quella lettera ben descrittiva della situazione delle nostre valli e nello stesso tempo ricca di suggerimenti da adottare, il modo di agire del Torelli, affermava Franco Monteforte nello scritto da cui traggo fonte, era moderno e forse anche precursore dell'odierna Protezione Civile.

E bene oggi, ricorda giustamente Monteforte, riconoscere a quest'uomo, fedelissimo funzionario dello Stato italiano post-unitario un suo grande merito specifico, ovvero aver avuto idee e intuizioni che in quell'epoca erano molto in anticipo sul suo tempo tanto da rimanere allora inascoltate ma che in questi tempi moderni vanno apprezzate in tutta la loro portata storica.

Oltre a quel presente ed a quell'impellenza di dar vita a strategie attea salvaguardare il territorio, la gente e l'economia, l'analisi di Torelli era indirizzata anche al futuro e lo si evince chiaramente dalle righe iniziali della lettera al deputato Bonfadini:

 

Caro Bonfadini,

A voi Deputato dell'Adria voglio dirigere questa mia su un argomento di dolorosa attualità; sulle conseguenze gravi di queste dirotte piogge, che ormai hanno fatto un grave campo di devastazione della media e dell'alta Italia.

In presenza di tanti e sì grandi mali, il meglio che ancora oggi si può fare è di pensare ai rimedi pel futuro, vedere se e come è possibile prevenirli anzitutto, ripararli quando conviene subirli.......

 

Nella citata missiva ho trovato anche un riferimento ad un fatto calamitoso tiranese ben descritto dal Torelli:

“Ho veduto crollarsi in Tirano sotto i miei occhi stessi parte di quell'arginatura che ho menzionato e crollò dalle due sponde; il tratto più lungo di oltre centro metri sulla destra dell'Adda ha dietro a sé vigneti, ed uno anzi è mio, e fra le delizie ebbi anche quella di veder quell'immobile cambiar natura e farlo mobilissimo andarsene giù per l'Adda, ma è danno ancor più lieve e l'attività di questi robusti montanari pose sotto tosto freno al fiume, decapitando non so quanti gelsi e formando un valido riparo; l'altro tratto che crollò difende precisamente l'abitato e fu pericolo più serio; fra il crollato e lo sconnesso misura circa sessanta metri; anche quivi fu riparato tosto ed impedito il maggior guasto...

L' arginatura essendo costruita di massi a secco, come dicesi, ossia che non sono cementati, è naturale che tolto il piano sul quale riposa debba cadere…”

 

 

FONTE: NOTIZIARIO DELLA BANCA POPOLARE DI SONDRIO N° 45 – DICEMBRE 1987. Speciale Valtellina 87. Cronaca storia commenti. Dal capitolo Amministrazione del territorio nel pensiero di Luigi Torelli. “Le acque e gli uomini si disputano in Valtellina il territorio”. A cura di Franco Monteforte. Pag 126-127-128-129. Stampa. Poligrafiche Bolis, Bergamo.

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