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Bernardino Mazza: un'opera indefessa e coraggiosa

CULTURA E SPETTACOLO - 11 08 2022 - Ivan Bormolini

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/La targa in ricordo di Bernardino Mazza
La targa in ricordo di Bernardino Mazza

(Quinta parte di I. Bormolini) Nelle precedenti puntate di questa piccola rassegna ho tracciato molte vicende legate all'Ufficio del Lavoro e dell'Emigrazione di Tirano e quindi relative all'opera di Bernardino Mazza.

Nel 1913, l'Ufficio aveva potuto contare sul lascito delle sorelle Cosimina e Maddalena Foppoli, due grandi benefattrici tiranesi, che avevano devoluto il loro cospicuo patrimonio a Dino Mazza per l'Ufficio provinciale del Lavoro e dell'Emigrazione di Tirano, alle condizioni che lo stesso dottor Mazza rimanesse direttore di detto Ufficio.

Si trattava, come riporta la targa in copertina e posta all'interno della sala mostre di palazzo Foppoli, proprio del cinquecentesco stabile.

Il gesto delle sorelle Foppoli, aveva certamente dato un grosso incremento di risorse che aveva consentito all'Ufficio di aumentare le sue attività, cito degli esempi: se nel 1912, ovvero il primo anno di attività dell'istituzione, le pratiche chiuse erano state 257, nel 1913 se ne contavano 457, per poi arrivare nel 1914 a 687.

All'Ufficio si rivolgevano prevalentemente emigranti valtellinesi, ma anche bergamaschi e bresciani in transito per Tirano. Per la sua attività in provincia, l'Ufficio si era avvalso, sia nei principali comuni valtellinesi, sia in Svizzera, di una fitta rete di collaboratori volontari.

A Davos, si era aperta una sezione staccata dell'Ufficio del Lavoro e dell'Emigrazione di Tirano, e da lì si era espansa un'intensa attività di sopraluoghi e permanenze che avevano interessato le principali città svizzere.

Da questa azione era purtroppo emersa che la situazione degli emigranti valtellinesi era drammatica: tenuto conto dei costi della vita in quelle località, il loro salario era basso, i nostri emigranti si nutrivano male, la carne era un cibo quasi sconosciuto per loro durante la stagione dei lavori.

Impressionante era pure la condizione degli alloggi, baracche sconnesse, dove gli operai si radunavano, quasi ammucchiati, in camere basse, non foderate, con aria e luce non certo sufficienti.

Nei letti, ovvero cassoni riempiti di paglia, vi dormivano a due a due, con pericoli per l'igiene e per la morale.

Nel gruppo fondatore dell'Ufficio del Lavoro, c'erano molti medici, tutti allarmati proprio per le condizioni igienico sanitarie nelle quali vivevano i nostri emigranti.

A tal fine, venivano promossi sul territorio cicli di conferenze per trattare, oltre alle questioni inerenti al lavoro, la legislazione e la previdenza, anche preziose informazioni relative all'igiene e prevenzione delle infezioni.

In particolare su quest'ultimo importantissimo aspetto, le azioni dell'Ufficio erano state di immensa portata: 59 conferenze nel 1912, 62 nell'anno successivo e 74 nel 1914.

Oltre a queste, che oggi possiamo definire come importantissime attività, l'Ufficio non aveva mancato di sostenere ogni organizzazione di operai e contadini della nostra valle; dalle cooperative, alle società mutue per l'assicurazione del bestiame, sino alle latterie sociali.

Nel 1913, l'Ufficio aveva promosso a Tirano, il Primo Congresso degli Emigranti Valtellinesi, vi avevano partecipato 400 cittadini di diversa estrazione sociale.

Le cronache narrano anche di contestazioni, mormorii e disappunti, anche di dissensi, ma tutti erano stati concordi nel considerare, unanime e caloroso, l'applauso rivolto ai presenti all'opera indefessa e coraggiosa del dottor Dino Mazza.

 

FONTE: LA SCODELLA IN FRANTUMI. Autore: Pierluigi Zenoni. Stampa: stampato per conto de l'Officina del libro dalla Tipografia Bettini. Dalle pagine 254,256. 

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