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Campane di San Martino: la "viva istanza" di don Pietro Angelini

CULTURA E SPETTACOLO - 18 02 2022 - Ivan Bormolini

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/UNA VISTA DELLE CAMPANE DI SAN MARTINO
UNA VISTA DELLE CAMPANE DI SAN MARTINO, FOTO DI VALENTINO CANDIANI

(Ultima parte di I. Bormolini) Ieri ho tracciato alcune mie ipotesi che potevano giungere dal pulpito e dalla piazza in merito al ritiro delle campane di Tirano.

 

È certo che don Angelini in tutta la complicata vicenda aveva avuto un ruolo più che determinante, il buon prevosto si era mosso su due canali, il primo istituzionale ed il secondo attivando una rete di rapporti personali con le personalità del tempo al fine di evitare la drammatica fine delle “cinque sorelle” di San Martino e delle altre campane delle chiese locali.

Non sottraendosi a qualsiasi tentativo, già da tempo si era messo in allarme sulla base del fatto che l'autorità civile aveva richiesto l'elenco delle campane esistenti in parrocchia.

 

Forte del consiglio del vescovo diocesano, Monsignor Alessandro Macchi (vescovo di Como dal 1930 al 1947 ), aveva presentato una “viva istanza” alla Sovrintendenza ai Monumenti di Milano.

Con questa aveva dimostrato il valore, l'interesse storico ed artistico delle cinque campane di San Martino.

Ne ricordava il ruolo nel Sacro Macello del 1620, così come in altri momenti importanti per Tirano, quale la posa della prima pietra del nostro Santuario il 25 marzo 1505, l'arrivo inatteso di San Carlo Borromeo nell' agosto del 1580; ancora ne citava il loro suono in occasione del passaggio dell'Imperatore Francesco I° nel 1838 e nella definitiva liberazione dal dominio delle Tre Leghe nel 1797.

Nella “viva istanza” il buon prevosto non aveva certo mancato di evidenziare il pregio artistico delle campane, esaltandone la loro preziosa composizione, il timbro delle voci e le armonie di un perfetto concerto, quest'ultimo “motivo di letizia e orgoglio per la nostra città e motivo di ammirazione per il forestiero”.

 

Già nel 1941 aveva instaurato una serie di rapporti personali: il Commissario prefettizio, Renzo Besta, e il Regio Ispettore ai monumenti, don Egidio Pedrotti, avevano presentato i loro buoni uffici presso il Prefetto e la Regia Sovrintendenza.

Quest'ultimo organo richiedeva foto, rilievi delle campane e i calchi degli ornamenti per poter procedere alla partica di esenzione.

Don Pedrotti, aveva inoltre coinvolto nella questione o grave problema, anche l'amico storico Gian Pietro Bognetti, autorevole studioso del Medioevo.

Tuttavia, pur invitando la Sovrintendenza ad emettere una dichiarazione sul valore storico e artistico delle campane di San Martino, tale documento tardava ad arrivare.

 

L’Angelini, nel frattempo, aveva pregato l'Ente Distribuzione Rottami di sospendere la rimozione in attesa di una risposta su un argomento di vitale importanza.

Per non lasciare nulla al caso, o niente di intentato, il prevosto si era direttamente rivolto al Sottosegretariato di Stato per le Fabbricazioni di Guerra a Roma con una vibrata nota, nella quale, chiedeva che venisse accolto l'invito di esenzione della rimozione delle campane.

Tutto questo era servito?

Possiamo dire di sì, in prima istanza le azioni intraprese dal prevosto Angelini, aveva scongiurato la rimozione che doveva avvenire come ho ricordato ieri il 14 novembre 1942.

E' certo però che il problema rimaneva anche perché la famosa dichiarazione di esenzione non giungeva all'indirizzo della casa parrocchiale.

 

Siamo nel luglio del 1943: esattamente il giorno 9, la Fonderia Ottolina di Seregno, autorizzata dal citato Ente, comunicava al parroco che a giorni le campane sarebbero state rimosse.

Il 3 agosto lo stesso Angelini comunicava di essere in attesa della pratica di esenzione da parte del Sottosegretariato di Stato.

Sembrava veramente che nonostante gli sforzi compiuti, in quell' agosto del 1943 i tiranesi ed il loro prevosto dovessero rassegnarsi al drammatico epilogo della vicenda e vedersi così privati del magnifico concerto.

Gli avvenimenti dopo l'armistizio dell’8 settembre, avevano mutato i piani e per fortuna fatto scordare le nostre campane che oggi come allora sono al loro posto tra le celle della nostra imponente torre campanaria. Sono li dalla fine del 1831.

 

 

FONTE: LA CHIESA DI SAN MARTINO IN TIRANO. Autori: Gianluigi Garbellini e William Marconi. Stampa: finito di stampare nel mese di dicembre 1999, presso la Tipografia Bettini- Sondrio. Dal Capitolo V “Le campane”. Pag. 400, 402 e 403, a cura di Gianluigi Garbellini.

Fotografia di copertina: era stata concessa per l'uso a I. Bormolini da Valentino Candiani.

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