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Diario della rivoluzione cubana

CULTURA E SPETTACOLO - 24 04 2017 - Rossi Mauro 59

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50 anni fa viene catturato e giustiziato dall’esercito regolare Boliviano, sotto diretto mandato della CIA, Ernesto “CHE” Guevara.

 

  DIARIO DELLA RIVOLUZIONE CUBANA
       Di Ernesto “che” Guevara

 

Le notizie riguardanti ciò che stava accadendo a Cuba in quegli anni, tra il 1956 ed il 1959, arrivavano nel nostro Continente e quindi anche in Italia con molto ritardo e spesso in maniera molto approssimativa. Ciò di  gran parte della  gente comune ed anche la maggior parte dei politici veniva a conoscenza  era che un gruppo molto ridotto di “combattenti barbudos”, sbarcati sulle coste dell'isola provenienti dal Messico su un'imbarcazione malmessa e armati di pochi e vecchi fucili e scarse munizioni, avevano intenzione di liberare la popolazione dalla dittatura corrotta ed assassina di Fulgencio Batista, un ex generale dell'esercito che aveva preso il potere pochi anni prima con un colpo di stato militare controllato e finanziato dagli Stati Uniti e contro la quale(dittatura) parecchie democrazie occidentali  protestavano quotidianamente senza far nulla di più per porvi termine. Persino gli stessi Stati Uniti, ipocritamente condannavano “ con fermezza “quella situazione, pur essendo insediati sull'isola con la base di Guantanamo ed essendo impegnati a svolgervi i loro sporchi affari in quello che definivano il “postribolo americano”.Va ricordato che fino al 1959 gli USA possedevano il controllo pressochè totale a Cuba sul mercato del petrolio, sulle miniere, sulle centrali elettriche e sugli impianti di telefonia, nonché su ben un terzo della produzione di canna da zucchero; avevano il monopolio su circa il 75% delle esportazioni dall'isola e sul 65% delle importazioni.  

 

Questa avventura, se così vogliamo chiamarla, e come normalmente amava definirla il “Che” nei suoi racconti,  ebbe inizio in Messico, per la precisione a Città del Messico, dove in un giorno del 1954 s'incontrarono(in una prigione) per caso due personaggi che sarebbero stati tra i protagonisti e gli eroi di questa rivoluzione. Erano gli anni in cui parecchie delle democrazie  dell'America Latina cadevano a pezzi sotto i colpi della politica imperialista e colonialista degli Stati Uniti ed il potere e gli interessi economici delle sue multinazionali. Uno dei due personaggi si chiamava Fidel Castro, esule cubano in Messico dopo un tentativo fallito di rovesciare la dittatura di Batista con un attacco armato alla caserma Moncada di Santiago de Cuba il 26 luglio 1953, già ricercato dagli agenti del Governo Messicano, dall'FBI  ed esso stesso alla ricerca clandestina di combattenti volontari per ritentare l'impresa di Josè Martì, l'eroe della lotta per la liberazione dell'isola dalla dominazione Spagnola avvenuta solo pochi decenni prima. L'altro era un argentino di 27 anni, laureato in medicina, intelligente, colto e di buona famiglia borghese  con una chiara idea di socialismo ed un innato  spirito da combattente, reduce da un'impresa rivoluzionaria nel Guatemala del presidente Arbenz, uno degli ultimi baluardi di democrazia in un continente(quello sudamericano) ormai in mano a dittature imposte e guidate da nord.

 

Si chiamava Ernesto Guevara de la Sierna, il Che. L'incontro di questi due uomini, il loro rapporto fraterno ma a volte anche burrascoso, il loro forte credo nella libertà e nell'indipendenza di tutti i popoli avrebbe caratterizzato gli anni della Rivoluzione Cubana e della lotta nella Sierra Maestra. Dopo una fase di reclutamento di volontari avvenuta in Messico,  durata vari mesi, senza punti di riferimento né contatti sull'isola, tra mille difficoltà logistiche ed economiche, con la Polizia e la Guardia Nazionale sempre alle costole, con traditori sempre pronti a disertare per danaro o favori,  la spedizione partì dal Messico la notte del 25 Novembre 1956; un'ottantina di persone su un'improvvisata imbarcazione con pochi viveri e scarsa acqua, dopo sette giorni e svariate peripezie sbarcarono sul suolo cubano senza avere una precisa idea di dove precisamente si trovassero. Certamente il primo approccio con l'isola non fù dei più entusiasmanti; in un ambiente  paludoso pieno di zanzare la compagnia fù subito assalita dagli aerei dell'esercito locale venuto a conoscenza del loro arrivo. La località si chiamava Alegrìa de Pio, nella parte orientale dell'isola, e fu da lì che i superstiti dell'imboscata si incamminarono con pochi vecchi fucili ma con grandi ideali in direzione dell'Avana. Un ristretto gruppo di combattenti, seppur pieni di entusiasmo e di ideali di libertà non poteva certo pretendere di affrontare militarmente un esercito di decine di migliaia di soldati ben equipaggiato e soprattutto appoggiato(seppur in maniera diciamo”ufficiosa”) da potenze straniere che avevano tutto l'interesse nel mantenere la situazione sull'isola così come stava. La strategia doveva consistere nello sfiancare questo esercito lentamente e con azioni improvvise e  mirate a vari punti strategici ma soprattutto nell'opera di reclutamento di forze locali, da ricercare nelle popolazioni delle campagne impoverite, affamate e sottomesse dalla dittatura, nell'approvvigionamento di armi e soprattutto nella ricerca di appoggi da parte di governi “socialisti”, primo fra tutti quello dell'URSS. La sopravvivenza nella Sierra risultava certo più facile, se così si può dire, per questi guerriglieri disposti a tutto piuttosto che ai membri dell Esercito abituati certo a combattere ma anche alle” comodità” della vita in caserma. Certo la situazione geopolitica in quegli anni non era delle più tranquille con un mondo diviso in due blocchi; se da una parte c'erano le mire colonialiste dell'amministrazione Americana del Presidente Eisenhover verso i Paesi caraibici e dell'America Latina, dall'altra Nikita Kruciov, dopo aver pubblicamente condannato nel xx congresso del PCUS le colpe gravi di Stalin, non si fa certo remore nell'inviare i carri armati sovietici a Budapest il 4 novembre del 1956 per abbattere il governo democratico di Imre Nagi. Ma a Cuba, nella Sierra Maestra queste suonano come vicende di second'ordine; “la piena consapevolezza della vittoria finale e della ritrovata libertà per il popolo cubano erano il nostro punto di forza” questo avrebbe scritto in seguito il Che nei suoi diari. Più di due anni di scontri, di imboscate e di battaglie in campo aperto con l'esercito, assalti a caserme, spedizioni punitive e ritirate strategiche, politica e lotta, strategia e desiderio di libertà, tutto questo avrebbe portato alla liberazione dal dittatore che nel frattempo però aveva pensato bene di scappare e di riparare nella Panama del suo amico Noriega.  Il 31 Dicembre 1958 la colonna 8 dell'esercito rivoluzionario cubano, battezzata “Ciro Redondo”, in onore ad un compagno caduto in battaglia, e comandata dal Che entra a Santa Clara e prende possesso della città. Nei giorni successivi, il 2 e l'8 gennaio altre divisioni guidate rispettivamente da Camilo Cienfuegos e da Fidel Castro conquistano Santiago de Cuba e l'Avana.

 

Ora i rivoluzionari hanno il controllo dell'isola ed anche l'appoggio della popolazione, ma è da adesso che inizia la fase più difficile; governare un paese allo sbando, instaurare rapporti economici e politici con paesi amici  e soprattutto difendersi dall'aggressione capitalista e colonialista dell occidente ed in particolare degli Stati Uniti è un impegno arduo. Le prime misure, le più urgenti, per il nuovo governo  sono la nazionalizzazione di tutte le aziende straniere occidentali  presenti ed operanti sull'isola e la riforma agraria. Si guarda all' Unione Sovietica ed alla Cina come modello di socialismo, ma i problemi sono molteplici. Se da un lato c'è un intero popolo assetato di libertà dall'altra ci sono tutte le difficoltà di rimettere in moto un Paese bloccato da anni di dittatura e di suprusi. Fidel Castro dà vita al nuovo governo rivoluzionario Cubano, il Che diventa ministro della riforma agraria, presidente della nuova banca  centrale ed ambasciatore di Cuba in tutto il Mondo. Il suo credo innato per un socialismo reale lo porta a Mosca da Krusciov ed a Pechino da Mao, cerca contatti con leader democratici in Paesi a rischio, come Ben Bella in Algeria. La convinzione di poter esportare il “modello cubano” in tutto il terzo mondo oppresso, dall'Africa all'America Latina è stato il suo punto fermo sin dall'inizio dell'avventura cubana, ed è stata anche la causa della sua cattura e della sua uccisione in Bolivia.” Bisogna saper essere duri senza dimenticare la tenerezza”, questo è un motto che amava ripetere e che penso rispecchi a pieno il suo carattere e la sua personalità da guerrigliero spietato ma nello stesso tempo di stratega sopraffino e di uomo dolce e sensibile. La reazione occidentale alla nuova situazione Cubana non è certo benevola. Già dal 1960  l'amministrazione americana decide per un  totale embargo economico e diplomatico nei confronti del Paese, ma il 17 aprile 1961 John Kennedy, nuovo presidente USA decide addirittura di invadere l'isola, secondo un piano messo a punto dal suo predecessore. L'impresa fallisce miseramente ma a quel punto Fidel Castro decide di chiedere aiuto all Unione Sovietica ed ai suoi missili per la difesa dell'isola e si sfiorerà persino un nuovo conflitto mondiale. “Quella della Rivoluzione Cubana è stata un'esperienza straordinaria, che partita da un manipolo di persone male in arnese è riuscita a portare un popolo intero verso la libertà”, questo ripeteva il Che nei suoi discorsi. Perchè, secondo me è interessante la lettura di questo libro? Si racconta che Fidel Castro abbia dichiarato anni fa che Cuba sarebbe stata veramente libera solo quando ci fosse stato un presidente USA nero ed un Papa dell'America Latina. Non so se questa dichiarazione sia mai stata fatta, ma comunque la situazione temporale si è avverata ed a mio avviso l'amministrazione Americana sta facendo del suo meglio per normalizzare la situazione, malgrado l'opposizione anche interna al paese ed all'amministrazione sia molto forte. Che i sogni di socialismo e di libertà di Fidel Castro e del Che si siano avverati o meno, resta sempre il fatto che questa è stata l'ultima vera rivoluzione di un popolo intero contro la dittatura negli anni recenti e penso che conoscere questi fatti, capire il perché questo possa essere accaduto sia utile, soprattutto visto i nuovi sviluppi che sembra stiano maturando verso quel paese.

 

Rossi Mauro 59 Tirano
Diario della Rivoluzione Cubana di Ernesto “Che” Guevara
Newton & Compton editori  1996 lire 6900.       

 

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