MENU

Due opere d'arte poco conosciute

CULTURA E SPETTACOLO - 18 08 2022 - Ivan Bormolini

CONDIVIDI

/IL TELONE DI PIETRO MORA
IL TELONE DI PIETRO MORA

(I.B.) Gentili lettrici e lettori, negli anni passati all'interno delle rubriche storico-artistiche pubblicate sulle pagine di questo giornale, avevo diffusamente parlato delle vicende costruttive dell'organo della chiesa parrocchiale di San Martino e di quello della Basilica di Madonna di Tirano.

In queste due settimane desidero approfondire il tema inerente a due opere artistiche che fanno parte dei due grandiosi strumenti che forse si conoscono meno perché raramente visibili, sto parlando dei due teloni che arrivano a coprirli per intero.

In queste prime due puntate di oggi e domani, l'attenzione si concentrerà sul telone dell'organo Serassi in San Martino; oltre ai fatti che avevano visto la commissione del telone ad una ditta di Bergamo, spicca una vicenda che possiamo definire “giudiziaria” inerente al manufatto che merita di essere analizzata nella sua complessità e per il lungo tempo impiegato per dirimerala. Buona lettura.

 

Il telone dell'organo della parrocchia di San Martino in Tirano

Dalla realizzazione ai primi problemi

 

(Prima parte di I. Bormolini) Occorre dire in primo luogo che gli organi antichi, dal Medioevo fino alla fine del XIX secolo, venivano dotati di portelle oppure teloni che avevano due scopi: chiudere l'organo al fine di preservarlo dalla polvere, nascondere o isolare le canne dello strumento per ridurre o annullare le potenzialità foniche in modo da sottolineare determinati periodi liturgici quali la Quaresima, l'Avvento e in alcuni casi in occasione di cerimonie funebri.

La soluzione di chiudere gli organi mediante l'utilizzo di teloni era poi praticamente caduta in disuso perché gli stessi nell'arrotolarsi o srotolarsi, lasciavano cadere nelle canne sottostanti la polvere che si depositava su di essi.

Sportelli oppure teloni, artisticamente rilevanti o meno, sono comunque vincolati dalle Sovrintendenze come reperti artistici e storici e quindi considerati parti integranti degli organi dove erano stati installati.

Come detto anche l'Organo Serassi in San Martino, ha un suo telone realizzato nel 1880 da Pietro Mora di Bergamo.

Non si tratta di un'aggiunta o un completamento successivo alla costruzione dell'organo risalente al 1852, già allora lo strumento risultava già essere dotato di una tenda di copertura per il periodo della Quaresima.

Probabilmente per motivi economici lo stesso non doveva essere decorato e quindi nel 1879, si era deciso di farne realizzare uno di maggior pregio.

Ecco, dunque, che quello esistente oggi, raffigurante San Martino che taglia parte del suo mantello per donarlo al povero, risale a quell'epoca tardo ottocentesca.

Non si tratta però di un'opera di particolare valore artistico, Pietro Mora in effetti non era un pittore ma un decoratore, tuttavia dopo i restauri della cassa risalenti al 2016, il telone offre un notevole impatto visivo a chi lo osserva quando viene srotolato.

Ma c'è dell'altro, molto altro: le vicende inerenti alla realizzazione del telone erano risultate travagliate, lo si può già evincere dal fatto che l'allora zelante prevosto don Luigi Albonico, scriveva una nota all'avvocato conte Giovanni Salis, incaricandolo di difendere gli interessi della parrocchia contro il pittore Pietro Mora.

Vediamo di ricostruire l'ingarbugliata vicenda: nell'autunno 1879, la Fabbriceria stabiliva con la ditta del Mora un contratto per la realizzazione del telone.

Il telone doveva essere cerato, di un solo pezzo e riportare il dipinto di San Martino nell'episodio della Carità al povero.

Sull'utilizzo della tela cerata vi erano state alcune osservazioni da parte di “taluno dei fabbricieri “sul fatto che il materiale nel movimento di srotolamento e arrotolamento, avrebbe potuto scrostarsi e fare difetto, il Mora dichiarava che l'avrebbe garantito per due anni, a tal proposito si legge nel documento all'indirizzo dell'avvocato conte Salis quanto segue:

“… In seguito a questa specifica dichiarazione, appoggiata al pegno di una buona parte della somma che si sarebbe convenuta e che il sig Mora era disposto a lasciare presso la Fabbriceria per tutto il tempo, questa in buona fede ritenne di accettare le condizioni proposte dal Sig. Mora e si convenne per la somma di lire 1000 da pagarsi per 1/3 subito dopo la messa in opera della tela e il saldo dopo superato felicemente i due anni di prova”.

Per quel che concerne l'opera, si apprende che la ditta realizzatrice aveva adempiuto in ritardo ai suoi impegni. Il collaudo avveniva per mano di Pietro Giuseppe Rillosi stando ad una lettera del 5 agosto 1880 e questo avveniva nell'interesse della Fabbriceria, la quale, si era avvalsa dei buoni uffici e delle relazioni del sig. Conte Luigi Torelli.

 

I DICIANNOVE CENTIMETRI MANCANTI: dopo un anno finalmente, esattamente ai primi di novembre del 1880, il sig. Mora “accompagnava” la tela a Tirano; al momento di porla in opera si era accorto che mancava della misura di circa 19 centimetri, esattamente la parte per farla giungere a toccare il basello e quindi lo stesso Mora aveva dovuto cucirne un altro pezzo.

Era questa una motivazione tale da meritare il rifiuto del telone, ma la Fabbriceria aveva ritenuto che fosse un difetto a cui si poteva porre rimedio soprassedendo su tale inconveniente, di conseguenza dopo la posa in opera si erano versati al Mora le 333 lire quale somma dell'acconto convenuto.

Durante l'inverno 1880-81 sull'opera si erano venute a creare delle pieghe in isbieco dall'alto verso il basso prodotte, si credeva, in parte all'aggiunta della parte mancante e in parte ad una non perfetta livellazione o costruzione del cilindro su cui il telone veniva arrotolato.

“.....La Fabbriceria avvertì la ditta Mora del difetto invitandola a rimediarvi, e questa dal canto suo quantunque indugiasse sino alla fine di luglio dello stesso anno (1881) non sollevò mai eccezioni su quanto la Fabbriceria domandava da lei e attribuì l'indugio ad accadimenti estranei affatto ai fatti commentati. Con ciò riconosceva il dover suo e l'impegno che si era assunta…”

 

LA TELA NUOVAMENTE A BERGAMO: verso la fine del luglio 1881, Pietro Mora era nuovamente a Tirano per porre rimedio ai difetti lamentati, gli stessi però richiedevano un lavoro di vari giorni e lo stesso Mora chiedeva alla Fabbriceria di trasportare il telone a Bergamo, con la promessa di rimontarla entro quindici giorni, i Fabbricieri acconsentivano.

Quei quindici giorni erano però divenuti ben quattro mesi, infatti solo all'inizio del mese di novembre, a seguito di diverse sollecitazioni da parte della Fabbriceria, da Bergamo arrivava la tenda senza alcuna lettera di accompagnamento.

Il signor Francesco Chiodi, antiquario e falegname di Tirano, alcuni giorni prima aveva però ricevuto una lettera d'avviso delle ditta Mora con la quale, “....Ritenendo che la tenda fosse a quell'ora messa a posto gli domandava se andava bene..”

Chiodi dunque, con tale lettera si era ritenuto come incaricato ad eseguire l'operazione di ricollocamento del telone dell'organo, purtroppo però erano emersi i già lamentati difetti e anzi si erano scoperti in più punti della tela delle trasparenze che dimostravano una tendenza allo scrostamento della medesima per tutta la sua lunghezza.

Nuovamente, dunque, si avvertiva la ditta Mora dei difetti riscontrati, nella seconda metà di gennaio del 1882, giungeva a Tirano un fratello del Mora.

A questo punto risulta facile comprendere gli stati d'animo dei Fabbricieri e pure immaginare quali siano state le grandi perplessità del nostro prevosto don Albonico; studiando le vicende della sua vita e della sua lunga attività alla guida della parrocchia (ben 57 anni dal 1864 sin alla sua morte nel 1921) e già pubblicate lo scorso anno in occasione del centenario della sua morte, sono portato a credere che quel buon pastore volesse una soluzione capace di dar degno lustro alla chiesa e all'organo, egli stesso infatti per molti anni si era speso per arricchire e dare ricca dote artistica al nostro sontuoso tempio.

Ecco le decisioni prese per il telone e nei confronti della ditta Mora:

“ ….La Fabbriceria voleva dapprima rescindere il contratto, ma volendo pur essere accondiscendente fino all'ultimo, propose che la ditta Mora consegnasse ad una persona di comune fiducia l'acconto ricevuto, ripigliasse la tenda, la riparasse e appena ricollocata a posto, avrebbe ritirato l'acconto, riservandosi di ritirare il saldo  solo dopo altri due anni correnti dal giorno del ricollocamento qualora la tenda non avesse dato motivo ad eccezioni da parte della Fabbriceria...”.

Perciò come si legge nello scritto, la Fabbriceria si voleva tutelare in ogni modo, davanti a tali richieste il sig. Mora, diceva che avrebbe riferito tutto al fratello Pietro e che entro una settimana avrebbe dato risposta, ma da allora in poi non si era più fatto vivo.

 

Per oggi, mi fermo qui, le questioni inerenti al telone dell'organo Serassi in San Martino, di certo non si erano concluse con il silenzio da parte di Pietro Mora ma con una seria presa di posizione “giudiziaria” da parte della parrocchia. Ci Ritroveremo domani per analizzare il resto di quella che era stata una lunga vicenda protrattasi ancora per qualche anno.

 

FONTE: L'ORGANO “SERASSI”(1852) DI TIRANO. Autore: Mauro Pozzi. Stampa: Pixit Tirano (So) - Ottobre 2017. Dal capitolo “Il telone del 1880” pagine: 85,86,87,88,89,90.

L'immagine di copertina è tratta dalla stessa fonte, pagina 88 (fotografia di don Paolo Busato).

LASCIA UN COMMENTO:

DEVI ESSERE REGISTRATO PER POTER COMMENTARE LA NOTIZIA! EFFETTUA IL LOGIN O REGISTRATI.

0 COMMENTI