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"Gli spazi sociali nascono da delle necessità ben precise"

CULTURA E SPETTACOLO - 16 08 2017 - Luca Agutoli

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/centro sociale

Leggendo l’intervento di Alessandro Cantoni sul vostro sito ( "La nuova assurda battaglia contro le forze dell'ordine") e non trovandomi d’accordo pur trovando il punto di vista dell’autore molto interessante non ho potuto fare a meno di pensare ad una risposta.

 

Interrogato sulla libertà di scelta morale dell’essere umano qualche secolo fa Baruch Spinoza rispondeva: “Humanas actiones non ridere, non lugere, neque detestari, sed intelligere” (Le azioni umane non vanno derise, compiante o detestate ma capite).

 

Alla radice dello sgombero dei centri sociali Làbas e Crash di Bologna ci sono proprio la non comprensione e l’odio verso una parte della società civile, non (solo) la difesa della legalità contro le occupazioni abusive. La magistratura, il comune di Bologna e le forze dell’ordine insieme a parte della società si sono trovati a “detestari sine intelligere”, odiare senza comprendere i centri sociali, senza nemmeno provare ad ascoltare ed a capire da quali necessità nascono le occupazioni nelle città, detestandole per pura ottusità ideologica.

 

Dell’importanza di spazi come i centri sociali occupati parla il geografo David Harvey, ironicamente ospitato proprio all’università di Bologna poco tempo fa. Harvey descrive queste esperienze come richieste di un diritto alla città negato. Il geografo parla di uno scontro tra due modelli differenti di città: quello della città speculativa e quello del diritto alla città. Il primo vede la città ed i servizi offerti ai cittadini unicamente come profitto economico e quando questo viene a mancare per un qualsiasi motivo allora è inutile e dannoso continuare ad investirci; il secondo modello invece è quello che vede la città come un luogo sociale dove vivere arricchito dai servizi offerti ai suoi cittadini. Se per il modello della città speculativa è normale lasciare edifici vuoti in disuso in quanto improduttivi per il secondo modello è impensabile che un edificio inutilizzato rimanga tale potendo rispondere a delle necessità dei cittadini. Da una parte abbiamo un uso speculativo delle risorse e dall’altra un uso intelligente e razionale delle risorse a favore di tutta la società.

 

Da questo nascono i centri sociali ed aggregativi: dalle necessità dei cittadini. Al Làbas sgomberato c’erano un asilo per bambini, un centro di accoglienza per migranti, un parco pubblico ed un centro di aggregazione per tutta la comunità. Era uno spazio che produceva e ridistribuiva ricchezza sociale in modo di gran lunga più efficiente dell’apparato burocratizzato istituzionale del comune. Uno spazio fatto dai cittadini per i cittadini che provvedeva a quelle necessità alle quali lo stato si è trovato incapace di rispondere.

 

È importante comprendere (“sine detestari”) che il sempre più debole Stato Sociale italiano non è composto unicamente da servizi istituzionali come la fredda statistica vorrebbe, ma c’è un Welfare invisibile nascosto e sotterraneo che permette la sopravvivenza del Welfare stesso. Così come il lavoro nero (“… neque detestari sed intelligere”) pur nella sua illegalità permette a moltissimi cittadini di arrivare a fine mese rispondendo al posto delle istituzioni alla disoccupazione, le occupazioni ed i centri sociali offrono servizi che per un motivo o per l’altro lo Stato è incapace di offrire. Gli spazi sociali nascono da delle necessità ben precise dei cittadini che non trovano soddisfazione nelle istituzioni.

 

Queste esperienze di Welfare illegale nascono dalle mancanze delle istituzioni che quindi si trovano ad essere causa di illegalità in una spirale discendente. Se lo Stato oltre a non offrire alternative priva i suoi cittadini anche di queste vie secondarie fomenta l’odio contro di sé che viene espresso nell’odio verso istituzioni come le forze dell’ordine, “ottusi burattini al soldo del potere”. Lo Stato si ritrova ad essere negativo per i cittadini erodendo così la sua legittimità e rovesciando il concetto di legalità: ciò che è illegale diventa legittimo.

 

Per combattere le occupazioni abusive non c’è bisogno del manganello e della spropositata violenza a cui le forze dell’ordine italiane ci hanno abituati ma c’è bisogno di ascolto e comprensione da parte delle istituzioni. C’è bisogno di istituzioni umane che rispondano ai bisogni dei cittadini. C’è bisogno che lo Stato sostituisca i servizi offerti da altri senza distruggerli.

 

Luca Agutoli

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1 COMMENTI

16 08 2017 08:08

Méngu

“Per combattere le occupazioni abusive non c’è bisogno del manganello e della spropositata violenza a cui le forze dell’ordine italiane ci hanno abituati ma c’è bisogno di ascolto e comprensione da parte delle istituzioni. C’è bisogno di istituzioni umane che rispondano ai bisogni dei cittadini. C’è bisogno che lo Stato sostituisca i servizi offerti da altri senza distruggerli” . ******* Caro signor Luca, condivido. Ho appeso la sua espressione scritta sopra il mio computer poiché dice una fondamentale verità. Non c’è bisogno di manganello, di manganellate e di violenza. Chi usa il manganello e non ascolta e non cerca di comprendere, ha la testa più dura del manganello che usa ed è persona pericolosa per la società.