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Gri-cettario – Il ris cundì cucinato da Daniele Dorsa

CULTURA E SPETTACOLO - 30 04 2021 - Pgi

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/Daniele Dorsa
Daniele Dorsa

Dopo la torta da pan e i polt (Mesolcina), li manfriguli (Valposchiavo), la castegna cöcia da Calendamärz (Bregaglia), gli gnocc da la palétta (Calanca), presentiamo un piatto ricco di sapori e sostanzioso, tipico della Valposchiavo. A Brusio si chiama ris cundì, a Poschiavo ris cönsc, il riso condito si prepara soventemente nelle cucine della valle.

 

Il riso è un cereale che non può essere coltivato alle nostre latitudini, ma che è stato – e lo è tuttora – ben presente nell’alimentazione della nostra regione alpina. L’utilizzo del riso nelle cucine della Valposchiavo potrebbe risalire all’apertura di due grandi fiere a Tirano agli inizi del Cinquecento. Ricordiamo che nella seconda metà del Quattrocento nelle pianure lombarde si iniziò a coltivare questo cereale e ben presto si diffuse. Come riferito da Daniele Dorsa, il riso era anche merce di contrabbando e in particolar modo verso la fine del secondo conflitto mondiale era un prodotto ricercato dagli svizzeri.

 

Il piatto, come la maggior parte di quelli relativi alla cucina contadina, non è realizzato con una ricetta convenzionale. Un tempo, come ora, si aggiungono tutte le verdure del campo e dell’orto, fresche o surgelate, a seconda dei propri gusti. A Brusio, inoltre, è usanza aggiungere in cottura anche le castagne fresche, opportunamente sbucciate, o le castagne essiccate (castegni pesti).

 

Il filmato è curato dall’operatore culturale Giovanni Ruatti, con il sostegno al montaggio di Gianmarco Peroschi.

 

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Visione del filmato:

 

Informazioni «Gri-cettario»:

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