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Il telone dell'organo della Basilica di Madonna di Tirano: L'arte e altre vicende

CULTURA E SPETTACOLO - 26 08 2022 - Ivan Bormolini

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/L'ORGANO E IL SUO TELONE
L'ORGANO E IL SUO TELONE

(Seconda e ultima parte di I. Bormolini) Come per il telone dell'organo di San Martino in Tirano, è un vero peccato che non sempre si possa ammirare il telero del monumentale organo della Basilica di Madonna.

Solo in particolari ricorrenze liturgiche, rese note di anno in anno dalla rettoria del Santuario, il telo viene calato.

E' un vero tripudio di colori e di immagini, perchè il soggetto proposto è lo stesso del paradiso in un momento di grande solennità.

L'atmosfera è quella festosa dell'Incoronazione di Maria a Regina del Cielo; Carlo Marni, con suggerimenti e forse pure la regia di un teologo o di un colto prelato, aveva cercato con l'inventiva di cui era capace di trasporre la sontuosa cerimonia dell'incoronazione di un sovrano nella “reggia del Cielo”.

Non è possibile sapere chi lo avesse guidato e sostenuto nel concepire la grandiosa scena, questa così come la vediamo oggi, necessitava assolutamente di conoscenze di ordine teologico, biblico, agiografico e iconografico.

Il professore e storico della nostra Basilica, Gianluigi Garbellini, nella sua opera “La Madonna di Tirano. Il monumentale organo secentesco”, afferma che si potrebbe azzardare il nome di Giovan Battista Marinoni che in quel tempo era ormai libero dalla prevostura di Tirano e residente nel vicino palazzo Homodei.

G. Battista Marinoni era stato prevosto della parrocchia di San Martino in Tirano dal 1630 al 1638 ed ancor prima rettore del Santuario.

Tra i nomi, lo stesso professor Garbellini, cita anche quello di Gregorio Rinaldi, parroco della nostra parrocchiale dal 1638 al 1662 e quindi successore del Marinoni.

Sulle vicende tiranesi del Marinoni, tutti conosciamo quali erano state le sue azioni civili e religiose ed il bene profuso per Tirano, non a caso una delle due piazze principali della nostra Tirano era stata a lui dedicata, il palazzo del Municipio, che era divenuto di sua proprietà e sede della “Scuola Marinoni” porta il suo nome. Anche il palazzo scolastico di Madonna di Tirano era stato intitolato a questa storica figura tiranese.

Di certo G. Battista Marinoni aveva una grande preparazione teologica; quindi, poteva essere un buon suggeritore per l'artista nativo di Premadio Carlo Marni.

Analizzando però anche il profilo di Gregorio Rinaldi, si evince che in quanto a conoscenze non era da meno, egli era infatti dottore in Sacra Teologia e Protonotario Apostolico, un'altissima onorificenza Pontificia.

Da tutto questo si potrebbe dedurre che le ipotesi formulate dal professor G. Garbellini, possono essere considerate veritiere.

Sarebbe bello qui riportare ogni dettaglio artistico dell'opera del Marni, la foto che riporto in copertina fornisce un esempio della straordinaria ricchezza di particolari dipinti nella grandiosa tela.

Rimane però a mio avviso certo, che una visione dal vivo del telone dell'organo, sia il modo migliore per coglierne il messaggio e l'arte in esso contenuti.

Ho avuto il piacere e l'onore di poterlo vedere qualche anno fa in occasione di una visita al Santuario dove, l'amico e canonico don Remo Orsini mi aveva descritto il capolavoro. Incantati dai messaggi e dall'arte ci eravamo seduti in silenzio ad ammirare il grande telone su una seduta della navata… Già il silenzio, è forse il modo migliore per goderne i dettagli.  

Riferisce sempre il Garbellini che sul telero, alcuni critici avanzano dubbi sul valore artistico della pittura.

Vistoso pare ad esempio l'errore nel disegno di uno dei personaggi fondamentali, la gamba sinistra di Gesù sporge dal manto rosso in modo innaturale; una svista o un'imperfezione che possono essere considerati perdonabili se consideriamo l'insieme del dipinto.

Di sicuro, Carlo Marni non era Michelangelo, Raffaello oppure Leonardo, o comunque un artista di altissimo livello.

Occorre però, come afferma G. Garbellini, riconoscere in lui la fatica, anche fisica, nella realizzazione così grandiosa di un soggetto per nulla facile, riservato in genere alle pale d'altare di dimensioni assai più ridotte.

La concezione d'insieme della scena nel paradiso rivela grande abilità nell'interpretazione dello spazio con la rappresentazione di molte figure in movimento su piani diversi, ben proporzionate in un non facile gioco prospettico.

Il tratto anatomico e la gestualità sono affrontati con mano decisa senza trascurare i dettagli più minuti, nonostante l'opera fosse destinata ad essere vista da lontano. Anche il gioco dei colori nella sua vasta gamma appaga la vista fin dal primo apparire del dipinto, che per imponenza, contenuto e vivacità cromatica non si finisce mai di ammirare.

E' bella l'affermazione di A. Giussani risalente al 1926 che dice:

“Conferisce all'organo maggior pregio la grandiosa tela che gli fa da sipario.....con grande abbondanza di figure d'angioli e di santi, ben disegnate, ben composte e ben colorite”.

Anche la musica nel dipinto del telero trova la sua magnificazione come un celeste dono concesso sulla terra agli uomini, la musica doveva trovare posto nella sacra liturgia con l'importante ruolo di onorare il divino e di elevare l'animo umano.

 

FONTE: LA MADONNA DI TIRANO. Il monumentale organo secentesco. Autore: Gianluigi Garbellini. Stampa: finito di stampare nel mese di maggio 2015 da Arti Grafiche Stibu- Urbania ( PU). Dalle pagine 54, 55, 60, 61.

L'immagine di copertina è tratta dalla stessa fonte a pagina 52, fotografia di Ivan Previsdomini.

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