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Il telone dell'organo della parrocchia di San Martino in Tirano

CULTURA E SPETTACOLO - 19 08 2022 - Ivan Bormolini

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/L'ORGANO SERASSI CON IL TELONE ABBASSATO
L'ORGANO SERASSI CON IL TELONE ABBASSATO

L'azione contro Pietro Mora

(Seconda ed ultima parte di I. Bormolini) Come abbiamo visto nella prima parte pubblicata ieri, le vicende costruttive del telone dell'organo Serassi erano state a dir poco complesse, ma il tutto non si concludeva con il silenzio da parte della ditta Mora.

Per giungere a capo delle problematiche emerse, era interesse della Fabbriceria definire una vertenza, la tenda era stata nuovamente tolta dalla sua sede con l'arrivo del fratello di Pietro Mora, non conveniva rimontarla prima che giungesse la risposta dello stesso Mora sulle istanze poste dalla Fabbriceria, si era voluto nel frattempo coprire l'organo con il telone vecchio.

“…E' quindi interesse della Fabbriceria definirne una tale vertenza, imperciocché la tenda era già stata tolta dell'organo fin dalla venuta del sig. Mora e non conveniva metterla al suo posto prima che fosse giunta la risposta del sig. Mora la quale doveva giungere da lì a pochi giorni, si dovette coprire l'organo col telone vecchio il quale non può né alzarsi né abbassarsi e a detta dell'organaro ( Carlo Saragozza ), l'organo non ci guadagna punto.......”.

“…E la Fabbriceria vorrebbe quindi dare una regolare diffida che entro un dato termine ( più corto che sia possibile, essendo già trascorsi quattro mesi): la ditta Mora non ritiri la tenda e riconsegni l'acconto ricevuto, annullando con ciò il contratto.

Possa la Fabbriceria disporre, a suo piacimento (della tenda) senza essere tenuta ad altri pagamenti, dichiarando la ditta stessa responsabile dei danni che l'organo può aver sofferti. Oppure (la diffida) in quegli altri termini legali che al sig. avv. Conte Giovanni Salis può ritenere più adatti nell'interesse della Chiesa”.

La nota del prevosto don Luigi Albonico si componeva di 15 allegati e costituiva a tutti gli effetti la base sulla quale, in data 23 maggio 1882, la cancelleria della Pretura di Bergamo emetteva una Diffida per Atto d'Uscere contro la Ditta Pietro Mora.

La diffida intimava al Mora di restituire le 333 lire di acconto e di lasciare il telone difettoso in proprietà alla Parrocchia di Tirano; dunque, si esprimeva e giustificava la richiesta della Fabbriceria di Tirano di ottenere in via del tutto gratuita il telone da parte del pittore.

Da quel momento, la vertenza tra la Fabbriceria e la Ditta Mora, diveniva ancora più aspra e la parola passava agli avvocati: da una parte il già citato conte avvocato Giovanni Salis e dall'altra l'avvocato Liberato Raboni di Bergamo.

La vertenza si era protratta per altri quattro anni, sino all'agosto del 1886. Come scrive l'autore della fonte che sto consultando, Mauro Pozzi, le vicende del telone dell'organo, che io sin qui ho riportato e sintetizzato sulla base della grande ricerca anche archivistica da lui condotta, sono piuttosto curiose, non è da meno l'epilogo.

Il 17 luglio 1886 il conte avvocato Salis al sig. Mora:

“…Sapendo per prova essere da preferirsi un magro accomodamento che un'aspra sentenza ottenni dalla Fabbriceria la facoltà di trattare direttamente con voi...”

La proposta dell'avvocato Salis era molto diversa da quella della diffida ovvero la cessione gratuita del telone, ma ecco il seguito della proposta:

“..Voi cederete la proprietà del telone alla Fabbriceria la quale si adatta a riceverlo tale quale è attualmente, rinunciando a tutte le riserve fatte con l'Atto d'Usciere del 23 maggio 1882, per il prezzo di lire 500, delle quali avendo già ricevuto lire 333, metterà le rimanenti lire 167 a vostra disposizione presso la Banca Popolare di Bergamo....a me sembra che questa proposta sia più vantaggiosa a voi che alla Fabbriceria, ma qualora voi non la crediate tale, vi consiglio di ritirare il telone pagando alla Fabbriceria quanto le è dovuto, la qual cosa può sempre fare anche dopo aver tentato la sorte in giudizio”.

A questo punto come afferma lo stesso Mauro Pozzi nel suo volume, viene da chiedersi il perché dopo quattro anni di controversie legali, la Fabbriceria era così desiderosa di chiudere la vertenza al punto da rinunciare alle famose 333 lire e mostrandosi disposta a sborsarne al 167.

La risposta o la spiegazione che Mauro Pozzi fornisce dopo i suoi attenti studi è certamente la più veritiera:

La parrocchia non si sentiva più così sicura di avere tutte le ragioni, entra nuovamente in campo don Albonico, il quale, aveva velatamente dichiarato il punto debole, facendo riferimento al falegname Chiodi di Tirano, che come già detto ieri, dopo la lettera del Mora si era sentito incaricato del rimontaggio, dopo che il telone era tornato da Bergamo nel novembre 1881, a seguito di quelle che dovevano essere le riparazioni effettuate dopo le lamentele della Fabbriceria.

È probabile che Pietro Mora, proprio in riferimento a quel rimontaggio, avesse insinuato, non senza qualche ragione, che il falegname Chiodi aveva rimontato male il telone che in quel di Bergamo era stato a suo dire correttamente riparato.

Ed ecco lo scritto di Pietro Mora in risposta all'avvocato conte Giovanni Salis:

“Onorevole Signor avv.to Salis nob. Giovanni...anche il celebre oratore Rinaldi don Martino si era offerto di fare da paciere tra codesta spettabile Fabbriceria e noi. Oggi con piacere vediamo che anche la S.V. Si è interessata per appianare tale vertenza e ben volentieri faremo più che potremo per riuscirvi. Vede però che per circostanze da noi indipendenti, se non è una tela dell'organo è un bellissimo quadro che rappresenta il titolare e patrono della ven. Chiesa di Tirano. Il cui valore non finirà mai delle 1000 lire. Perderne 500 è un po' amara roba. Diciamo perderne perchè a voi costa più di 1000 lire se si volessero conteggiare tutte le spese. Se dunque non respingiamo la di lei offerta delle 500 lire, speriamo che la spettabile Fabbriceria, composta com'è da gentiluomini, terrà calcolo delle nostre ragioni… però, tenuto conto di tante cose non chiediamo di più che un tappeto vecchio che trovasi sul tavolo dell'ufficio della spettabile Fabbriceria”.

La lettera del Mora, formulata con un italiano un po' sgrammaticato, risultava essere molto acuta ed insidiosa:

acuta perché metteva in evidenza che se il telone da lui dipinto era difettoso per coprire decorosamente l'organo, poteva comunque essere riutilizzato come quadro raffigurante San Martino titolare della chiesa.

Insidiosa perchè lo scrivente Mora, che non era solo pittore ma soprattutto decoratore, sapeva cosa stava facendo, chiedendo di ritirare un vecchio tappeto.

La risposta del conte avvocato Salis andava tutta a favore del pittore bergamasco.

“Tirano 4 agosto 1886

Ho riferito a questa Fabbriceria quanto Ella mi scrive, ma la medesima mi ha fatto appurare che la proposta da me fatta è più vantaggiosa alla S.V.  che ad essa, ma che in ogni caso non può cedere il tappeto da lei richiesto per rigidi divieti emanati dalla Regia Prefettura sulla vendita abusiva degli oggetti d'arte e d'antichità. Vista però la buona disposizione della S.V. allo scopo di dirimere questa pratica, la indussi a portare da lire 167 a lire 200 il saldo del prezzo della tela in questione, la quale somma ella potrà fin d'ora ritirare presso la Banca Popolare di Bergamo, firmando la dichiarazione che le verrà presentata”.

La citata dichiarazione, firmata il 6 agosto 1886, risulta ancora visibile nell'archivio parrocchiale di Tirano. Dopo quasi sette anni, dunque, si era chiusa una vertenza che, al di là degli aspetti pittoreschi, era stata piuttosto negativa per la nostra Fabbriceria.

A conclusione di questi due appuntamenti inerenti alle vicende del telone dell'organo Serassi in San Martino, è bene conoscere anche lo stato attuale di questo manufatto, per tale motivo riporto testualmente le parole che l'organista Mauro Pozzi ha scritto nel capitolo del suo libro dedicato appunto al telone dell'organo, ricordando che lo stesso Pozzi ha seguito in prima persona le grandi opere del 2016 effettuate sia sull'organo che sul telone.

“Nell'erigere il nuovo organo, la parrocchia di Tirano non aveva badato a spese, dalla scelta degli artisti, fino alla definizione dei minimi dettagli, confermando il motto “chi più spende meno spende”. Dopo quasi duecento anni Tirano possiede un organo che un gioiello per nobiltà di suono e efficienza di funzionamento. Rivolgendosi ad un modesto (e furbo) decoratore, venne invece realizzato un telone di bassa qualità artistica e cattivo funzionamento. I difetti del 1880 sono ancora quelli di oggi, con una sola differenza: con i restauri del 2016 si è risolto il plurisecolare problema del difettoso srotolamento del rullo. Così, se dobbiamo avere un telone non proprio di misura e con qualche laceramento dovuto al supporto di arrotolamento, almeno ora, lo si può far salire e scendere con immediata facilità.

L'intervento della ditta Lusardi ha risanato dall'interno le lacerazioni più evidenti, la tela è stata aspirata in modo da togliere le tracce più rilevanti di polvere e la rinnovata possibilità di alzare ed abbassare la tenda, ci mette oggi nelle condizioni di poterla mantenere spolverata e più pulita. Prima del 2016 il rullo risultava essere incastrato dal 1993 e quindi tutta la tela era ripiegata su sé stessa da 23 anni. La contestuale pulitura della cassa dell'organo è stata come mettere una cornice adatta ad un quadro precedentemente incorniciato in malo modo. Il risultato è quindi stato positivo e di sicuro effetto.

Oggi il telone non viene più alzato e abbassato secondo quanto stabilito dalle rubriche liturgiche e quindi, a seconda dei casi e come aveva predetto Pietro Mora, disponiamo di un bel quadro del nostro santo patrono (bello soprattutto perché dal 2016 ben incorniciato).

 

FONTE: L’ORGANO “SERASSI” (1852) DI TIRANO. Autore: Mauro Pozzi. Stampa: PIXIT-Tirano (So)-Ottobre 2017. Dal capitolo “Il telone del 1880” pagine 90,91,92,93,94,95.

L'Immagine di copertina è tratta dalla stessa fonte, pagina 101 (il telone abbassato dopo l'intervento del 2016 ); fotografia di Ivan Previsdomini.

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