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La chiesa del Sacro Cuore è nata contemporaneamente all'edificazione dell'oratorio?

CULTURA E SPETTACOLO - 16 11 2017 - Ivan Bormolini

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/chiesa oratorio sacro cuore Tirano

(A cura di Ivan Bormolini) Alcuni mesi fa, parlando con un mio coetaneo degli anni vissuti nell'allora oratorio maschile e delle iniziative messe in atto in quei tempi, era sorta spontanea la domanda: “Ma la chiesa del Sacro Cuore, dove con don Giuseppe Romanò prima e don Sergio Bianchi dopo, allora vicari parrocchiali, ci si ritrovava spesso, sarà stata edificata in contemporanea all'oratorio?”

 

Ebbene in quegli anni spensierati, tra catechismo, Azione Cattolica, momenti d'incontro e preghiera e tanto svago, sinceramente non mi ero mai posto il quesito, anzi davo quasi per scontato che le due edificazioni fossero contemporanee.

Mi sono riservato di fare una ricerca in tal senso, in primo luogo per rispondere al mio amico di quell'infanzia ed adolescenza vissuta in quei luoghi dove ancora c'era il Bar e Ristoro delle Acli, ma soprattutto dove tanti ricordi di vita fanno parte del bagaglio di tantissimi tiranesi.

 

Cercherò, grazie a preziose fonti notevolmente interessanti, di dipanare la matassa. In primo luogo l'oratorio maschile di Tirano era stato inaugurato alla fine di agosto dell'anno 1911, nei testi consultati non si fa nessuna menzione alla chiesa del Sacro Cuore di Gesù. Aggiungo di più, ho consultato un bel volume di cartoline storiche tiranesi dove, una fotografia spedita da Tirano il quattro agosto del 1916, che ripropongo nelle foto inerenti alla galleria di questo scritto, non ritrae la chiesa.

 

Dunque abbiamo già la prima risposta al quesito, ora non ci resta che indagare sulla nascita dell'ultima chiesa edificata a Tirano.

In primo luogo emerge che la costruzione della chiesa a completamento dell'allora Casa del Popolo aveva due esigenze: la prima era quella di dare ai giovani dell'oratorio un luogo di culto a loro riservato e la seconda quella di fornire ai nuovi quartieri che stavano sorgendo nella “Tirano nuova” un luogo spirituale che garantisse la possibilità di soddisfare il precetto festivo in loco.

In tal senso devo affermare che non sono trascorsi molti anni dalla cancellazione della Santa Messa festiva della domenica mattina presso il Sacro Cuore e nemmeno molti tiranesi scorderanno che, visto l'espandersi della città in sempre più nuovi e residenziali quartieri in zona Cartiera, era nelle intenzioni, soprattutto del prevosto don Gino Menghi, di erigere un tempio, proprio in quella che è la zona di piazza Unità d'Italia.

 

Ma torniamo a via Roma. Nel 1913 il Comitato d'Amministrazione della Casa del Popolo conferiva allo Studio d'Architettura di Milano di Ugo Zanchetta capomastro e architetto e di Giovanni Levati, ingegnere, l'incarico di realizzare un progetto per una chiesa, la quale doveva essere edificata al lato della Casa del Popolo avente facciata su via Roma.

Quei va evidenziato un fatto: da un lato l'ingegnere e l'architetto proponevano un opera che andava a porsi a modello in Valtellina, con l'impiego di tecnologie avanzate e all'avanguardia, mentre dall'altro, di fronte a tale progetto vi era una certa diffidenza.

I committenti infatti lasciavano trasparire una volontà di fare presto e bene, senza peraltro nascondere la paura di non poter far fronte agli impegni economici.

 

Sta di fatto che qualche accordo con lo studio milanese era stato trovato. Emerge infatti, sempre leggendo le preziose fonti che altri prima di me si sono più attentamente documentate, che nella primavera del 1914 ogni indugio era rotto. L'impresario tiranese Domenico Corvi aveva rilevato l'asta delle opere e si era impegnato a costruire la chiesa sino al tetto entro la metà del mese di ottobre dello stesso anno. Inoltre, il Corvi aveva asserito di portare a conclusione le opere entro il 30 giugno 1915, dopo la sospensione dei lavori resasi necessaria durante la pausa invernale.

Sotto il profilo dei pagamenti al Corvi, l'Amministrazione della Casa del Popolo aveva assolto degnamente i suoi impegni in tre rate: la prima a metà del lavoro di muratura, la seconda alla posa del tetto e la terza a opera conclusa con una ritenuta pari al 20% che comunque il costruttore avrebbe incassato dopo il collaudo.

 

C'è da affermare che l'onorabilità dei committenti verso il Corvi, che comunque era sta versata nella sua interezza, si era resa possibile grazie alla generosità dell'Arcivescovo Giacomo Merizzi, il quale, aveva messo a disposizione il 60% dei fondi necessari per il compimento del primo lotto dei lavori.

Anche l'impresario Corvi, con quietanza del 25 gennaio 1916, dichiarava di essere stato puntualmente pagato in quanto, per la costruzione del rustico della chiesa, aveva percepito lire 25.774, in onore ai patti stabiliti.

 

Purtroppo però, quel rustico che doveva divenire celermente una chiesa, aveva subito un lungo fermo nei lavori: a causa del primo conflitto mondiale, infatti, si era paragonato l'edificio ad un enorme casermone privo di infissi e, come probabile, era passato assieme al cortile dell'oratorio ed ad alcuni locali dello stesso al comando del Genio Militare di Brescia siano all'anno 1920.

 

Nell'anno 1922, su impulso del nuovo prevosto don Giuseppe Ambrosini, successore di don Luigi Albonico, si erano ripresi i lavori, i quali erano stati nuovamente, diremmo oggi, appaltati allo stesso Domenico Corvi.

Il 22 agosto di quell'anno si stipulava il contratto dove erano previsti i rifinimenti degli interni e la posa di porte e finestre.

 

Ecco allora che iniziamo a parlare di arte vera e propria, ossia lo scopo di questa nostra rubrica: va detto, che rispetto alle chiese ben più antiche di Tirano, quella del Sacro Cuore incarna uno stile del tutto nuovo; questo è da identificarsi in quel nuovo fervore costruttivo e innovativo che era iniziato a sorgere nella città nuova che si vedeva protagonista di un nuovo ed ancor oggi attuale assetto urbanistico.

 

Citiamo alcuni esempi di questo stile che per tanti versi possiamo definire Liberty: pregevoli ed interessanti sono gli edifici della Casa di Riposo e del Giardino d' infanzia, così come il palazzo scolastico Credaro, realizzati agli inizi del '900 su disegno dell'architetto Giuseppe Ramponi.

Oppure, ancora nel 1904, non possiamo non citare la bellissima casa Merizzi all'incrocio semaforico dia viale Italia, sempre realizzata, come per la chiesa del Sacro Cuore, su progetto di Ugo Zanchetta.

Infine, per tornare ad annoverare il pregevole slancio artistico ed edilizio di quegli anni nel cuore della nuova Tirano, non va scordata la casa e soprattutto la bellissima facciata di casa Perego risalente al 1926, su progettazione dell'architetto Clementino Clementi di Bormio.

 

In merito alla chiesa, nel 1924, si può dire che era finalmente conclusa e dotata di tutti i suppellettili necessari all'apertura del culto.

Il 26 ottobre 1924, Monsignor Luigi Talamoni, fondatore delle Suore Misericordine che tanto bene hanno fatto anche ai nostri tiranesi, consacrava solennemente la nuova chiesa intitolandola al Sacro Cuore di Gesù.

Il Pontefice Pio XI aveva benedetto a Roma la statua posta sull'altare; nello stesso tempo, buoni e generosi tiranesi offrivano le statue della vergine di Luordes e di San Gonzaga da collocare nelle nicchie laterali.

 

Tuttavia l'opera non era ancora del tutto ultimata. Si era dovuto attendere ancora ben un decennio.

Don Pierto Angelini, prevosto storico per tante vicende legate alla parrocchia e ai tiranesi, dopo essere nominato a tale incarico nel 1929, nell'anno 1933 aveva deciso di conferire al sacro edificio un aspetto dignitoso anche al suo esterno chiedendo la solidarietà dei tiranesi che ancora una volta, con generosità, avevano dato man forte.

 

Qui, continuando a leggere tra le parole della mia fonte principale in merito alla chiesa del Sacro Cuore ed ai finanziamenti per la conclusione delle opere, trovo quello che mi permetto di definire un interessante siparietto tra la casa parrocchiale ed una banca locale.

Risulta infatti che l'Angelini, per ottenere almeno una parte delle risorse economiche per il completamento delle opere, si era rivolto ad una banca in loco.

Le collettrici giorni sono (avevano) bussato alle porte di codesta banca, ma non si  erano aperte... ”.

 

Non è dato sapere se, magari qualche giorno dopo, le porte “di codesta banca” si erano spalancate per tale causa.... Forse la già citata infinita generosità dei tiranesi risponde da sola!

Dunque a conti fatti il prevosto Angelini dava il via ai lavori. La Cooperativa Tiranese di Produzione e Lavoro fra Muratori aveva ottenuto l'appalto per un importo di lire 8085. Si era trattato di un intervento di economia; infatti, un' altro preventivo redatto dall'ingegner Piccioli si attestava su una spesa pari a lire 12.000.

 

Era veramente instancabile quel nostro prevosto, anche il piccolo campaniletto mancava della sua campana. Una campana che ancor oggi è azionata a corda e che io, con altri amici, ho avuto l'onore ed il cuore di far suonare come richiamo in diverse funzioni, soprattutto legate alla Novena.

L'Angelini aveva contattato la Fonderia Bianchi di Varese per la commissione di una campana, la quale doveva avere una caratteristica ovvero essere “assai squillante e di suono lieto”.

A tale inventiva aveva inviato alla Fonderia una campanella di 16 Kg affinché nel bronzo di quella nuova si rifondesse anche quello della vecchia. Nello stesso tempo si era premurato di averla a disposizione per l'inizio dell'autunno.

Nei suoi 64 cm di diametro la campana era costata lire 927.95 e recava la dicitura “ CORDI JEUS TIRANENS ANNO 1933”, un tributo da parte dei tiranesi nell'anno giubilare della Redenzione.

L'11 novembre 1933, il vescovo di Como Monsignor Alessandro Macchi, durante un solenne pontificale, consacrava la campana.

 

GLI INTERVENTI IN ANNI RECENTI: per avere significativi interventi recenti, la mia memoria personale mi riporta al padre di don Giuseppe Romanò, che aveva ridipinto tutti i banchi della chiesa. Per giungere, come spesso capita in questa rubrica, a Monsignor Tullio Viviani. Sotto la sua direzione e anche con patrocinio del Kiwanis Club Città di Tirano si è fatto davvero molto per questo tempio.

Dal rifacimento delle vetrate, compresa appunto la bellissima volta di fondo su via Roma, sino ad altri interventi, quali adeguamenti elettrici e messa a norma, comprese significative opere artistiche.

 

Ivan Bormolini

 

FONTI

PER IL TESTO:

  • 1911-2017. L 'ORATORIO COMPIE CENT'ANNI. Autore William Marconi. Supplemento al N° 4 – Quarto Trimestre 2011 de “Le Campane di San Martino”
  • LE CAMAPANE DI SAN MARTINO: N° 4 - QUARTO TRIMESTRE – DICEMBRE 1992. RICERCA DALLE PAGINE 39- 46 “ La chiesa del Sacro Cuore”. Autore Gianluigi Garbellini. Fotocomposizione e stampa: Tipografia Petruzio Tirano.

 

PER LE FOTOGRAFIE STORICHE:

  • L'oratorio ieri: tratta da “Tirano in cartolina” pagina 73. A cura di Enzo Brè e Michelino Falciani. Stampa Tipografia Petruzio Tirano.
  • Sezione trasversale della chiesa dell'oratorio: LE CAMPANE DI SAN MARTINO: N° 4- QUARTO TRIMESTRE- DICEMBRE 1992. Stampa tipografia Petruzio Tirano
  • La vetrata della chiesa del Sacro Cuore su via Roma: LE CAMPANE DI SAN MARTINO, SPECIALE PER DON TULLIO PARROCO DI TIRANO 1987.2006. Edizione speciale- aprile 2006- del trimestre della Parrocchia di San Martino di Tirano. Fotocomposizione e stampa Tipografia Petruzio Srl Tirano.

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