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La questione religiosa: la disputa di Tirano

CULTURA E SPETTACOLO - 05 05 2022 - Ivan Bormolini

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/La disputa di Tirano
La disputa di Tirano

IL PRIMO PERIODO DELLA DOMINAZIONE DEI GRIGIONI NELLE NOSTRE VALLI (1512-1620)

(Sesta parte di I. Bormolini) Tra il 1592 e il 1597 si erano tenute a Sondrio, Tirano e Piuro tre dispute religiose sue temi controversi delle due fedi: la cattolica e la riformata.

Si trattava di una parentesi teologico-biblica in una situazione in cui il dissenso religioso era sfociato in dissenso politico.

Le dispute sembravano riportare le due comunità cristiane alle loro divergenze sostanziali, non di natura sociale e politica, ma dottrinali.

Nel nostro cammino interessa particolarmente la disputa di Tirano, che per argomento e durata viene considerata ancor oggi la più importante delle tre.

La questioni dibattute e la maggiore aggressività della disputa, rispetto a quelle di Sondrio e Piuro, si doveva alla motivazione che nel borgo di Tirano era in gioco la vita di un sacerdote, Simone Cabasso, mentre per i riformati la reputazione di Calvino e quindi la loro stessa.

Tirano in quel tempo era un importante borgo, vi era la residenza del pretore del Terziere Superiore, era parroco di San Martino il Cabasso, nominato direttamente dal vescovo Ningurda nel 1589.

Nella chiesa di Santa Maria, riservata al culto delle famiglie riformate, era ministro l'engadinese Antonio Andreoscia.

Per entrare nel vivo dei fatti e capire il perché si era arrivati ad una pubblica disputa, va detto che nell'omelia del primo maggio 1595, Simone Cabasso dichiarava dal pulpito che nel Secondo Libro della Istituzione della religione cristiana, Calvino “aveva bestemmiato contro la divinità di Cristo”.

Subito il ministro Andreoscia, aveva informato il Sinodo degli Evangelici di Coria che, interessato più alla protezione legale che alla semplice disputa polemica, aveva denunciato il parroco al pretore di Tirano, Nicola Marca, con l'accusa di aver violato la pace religiosa sancita nella Dieta di Ilanz del 1557 e di Chiavenna del 1585.

Per farla breve il Cabasso, aveva trasgredito alle prescrizioni, le quali, per motivi di ordine pubblico, proibivano le accuse di eresia e per tale reato era prevista la pena capitale. Quindi nel luglio del 1595, Coira ordinava a Nicola Marca di indagare e punire il colpevole Cabasso.

La questione si faceva scottante e molto pericolosa, andavano quindi adottate tutte le misure necessarie per difendere Cabasso e quindi salvargli la vita.

L'unica possibilità per il nostro primo parroco di San Martino in Tirano di sfuggire alla pena capitale era quella di sollecitare una pubblica disputa con i riformati, in questa dovevano essere provate le verità sulle sue esternazioni dell'omelia del primo maggio di qualche mese prima.

Entrava qui in gioco una figura amica di Simone Cabasso, quella dell’arciprete di Mazzo Giovanni Pietro Stoppani.

Il sacerdote aveva avuto una lunga carriera: nativo di Grosotto, era stato uno dei fondatori della Congregazione degli Oblati. Si era addottorato a Pavia nel 1579, subito era divenuto il primo rettore del Collegio Elvetico appena fondato da San Carlo Borromeo, di questa storica figura, lo Stoppani era confidente e amico.  Stoppani consigliava al Cabasso di inviare una lettera alle Tre Leghe per affermare che i cattolici valtellinesi erano pronti a provare che Calvino aveva commesso degli errori contro la divinità di Cristo, cioè aveva bestemmiato.

Il parroco, quindi, chiedeva al pretore la citazione di tutti i ministri evangelici disposti a discutere con lui nella pubblica piazza di Tirano il 16 settembre di quell'anno.

Tralascio qui alcune parti che possiamo definire un poco burocratiche e anche si afferma, di un certo timore o paura per i riformati di un confronto diretto con la parte contraria.

Si giungeva alla disputa il 13 ottobre 1595, questa si era svolta in tre tempi protraendosi sino al gennaio del 1597.

In quel 13 ottobre erano presenti al Pretorio di Tirano i ministri Antonio Andreoscia di Tirano, Ottaviano Mej di Teglio, Cesare Gafforo di Poschiavo, Scipione Calandrino di Sondrio, Nicolò Ceselio di Monte di Sondrio; per la parte cattolica: l’accusato Simone Cabasso, gli arcipreti Nicolò Rusca di Sondrio, Paravicino Mazzoni di Villa, Giovanni Pietro Stoppani di Mazzo, Gian Antonio Casolari di Bormio, Pietro Antonio Omodeo, parroco di Sernio e il domenicano padre Alberto Pandolfo da Soncino.

A questo primo dibattito aveva assistito una grande folla di laici appartenenti ad entrambe le confessioni.

L'avvocato dei teologi cattolici, Gian Antonio Canobio, dichiarava che Simone Cabasso era presente per provare la propria innocenza davanti al pretore, mentre Sebastiano Venosta, in rappresentanza del Sinodo dei pastori Retici, affermava che gli evangelici accusavano il parroco di Tirano di aver violato con la sua omelia i decreti della pace religiosa.

Le discussioni avevano visto un particolare fervore tra lo Soppani e il Gafforo e tra Cabasso e Calandrino, il tutto si era protratto sino al 20 ottobre di quell'anno.

Era seguita la deposizione delle memorie di parte ed una disputa scritta tra Stoppani e Gafforo.

Risulta strana ma capibile, la decisione del pretore di riconvocare il tutto per il primo marzo dell'anno successivo. Erano state le Tre Leghe a volere tale lasso di tempo, in quanto giudicavano la disputa di Tirano troppo importante per essere trattata solo dal pretore di Tirano.

Sta di fatto che in quella prima fase, gli evangelici vedevano una loro netta vittoria, mentre i cattolici affermavano aveva dimostrato la verità delle proprie asserzioni.

Il secondo atto della disputa di Tirano del primo marzo 1596, oltre al pretore di Tirano Giovanni Marca, fratello di Nicola, segnava la presenza o partecipazione anche dei rappresentanti delle Tre Leghe, quattro cattolici e quattro riformati. La folla era ancora molta, tanto che i commissari avevano invitato perentoriamente i presenti a condurre la disputa con moderazione e calma,

“modeste ac quiete”.

Si era trattato della seduta più importante e spettacolare, animata soprattutto da Nicolò Rusca, di formazione teologica e dal Gafforo, umanista e teologo riformato.

Il tutto si era chiuso con una sentenza che imponeva il silenzio da entrambe le parti, rimandando ogni decisione alla Dieta, riconoscendo però “utriusque partis ingenia et execellentem eruditionem”, ossia l’ingenio e l'eccellente erudizione da entrambe le parti”.

A distanza di qualche mese, esattamente nel giugno del 1596, Coira ordinava di proseguire la disputa alla condizione che le spese fossero sostenute da entrambe le parti e il tutto si svolgesse nel massimo ordine, con l'esclusivo fine della gloria di Dio e della sua Chiesa.

I presenti designati, per una maggiore obiettività di giudizio, erano l'evangelico Antonio Salis, governatore della Valtellina, ed il cattolico Nicola Marca che era stato pretore di Tirano agli inizi della vicenda.

Il 30 agosto, Antonio Andreoscia con i ministri e Simone Cabasso, con i sacerdoti venivano nuovamente convocati in pretura. Nella sede veniva deliberato che, per maggior chiarezza, la disputa procedesse per iscritto. Questa nuova decisione aveva fatto si che la nuova fase della disputa si prorogasse per altri cinque mesi circa, siamo dunque nel gennaio del 1597.

 

LA SENTENZA: la sentenza dei Signori delle Tre Leghe riuniti a Coira, imponeva un nuovo silenzio alle due parti, per la pace e la tranquillità pubblica, proclamava inoltre che Calvino

“aveva scritto e pensato bene e secondo l'ortodossia sulla divinità di Cristo”.

Detto o sancito questo, quindi Simone Cabasso, colpevole di ingiuria alla sua persona doveva essere punito, pena di morte o ammenda?

Alla fine, si era deciso per l'ammenda, forse pure mi permetto di aggiungere per tener calme le acque già sin troppo agitate, il pretore eveva fissato la multa in 132 corone che il Cabasso aveva pagato.

 

Per concludere questa parte importante di storia tiranese, non posso non citare il fatto che nel 1598, Nicolò Rusca, il più autorevole dei parroci presenti alla disputa di Tirano, pubblicava a Como “Acta Diputationis Tiranensis adversus Calvinum et Ministros Calvin defensores”.

 

Quattro anni dopo, i ministri Cesare Gafforo e Ottiviano Mej, a nome di tutti i pastori intervenuti, davano alle stampe a Basilea, “ Disputationis Tiranensis Inter Pontificios Et Ministros Verbi Dei in Rhaetia, anno 1595-1596 habitae Pertes IV, un'opera concepita in risposta al libro del Rusca.

 

 

FONTE: LE DISPUTE TEOLOGICHE TRA CATTOLICI E RIFORMATI NELLA REZIA DEL TARDO CONQUECENTO. Autrice: Floriana Valenti. Stampa: Tipografia Ignizio, novembre 2010.

La disputa di Tirano. Dalle pagine da 57 a 62.

L'immagine di copertina è tratta dalla stessa fonte (copertina del volume).

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