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La questione religiosa: le premesse

CULTURA E SPETTACOLO - 21 04 2022 - Ivan Bormolini

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/Il vescovo di Como Feliciano Ninguarda
Il vescovo di Como Feliciano Ninguarda

IL PRIMO PERIODO DELLA DOMINAZIONE DEI GRIGIONI NELLE NOSTRE VALLI

(Quarta parte di I. Bormolini) Sotto il dominio dei Grigioni, le nostre valli si erano venute a trovare in una situazione del tutto particolare in tema di religione.

La questione religiosa prendeva le mosse, agitando l'Europa da quando nel 1517, il monaco tedesco Martin Lutero, andava trasformando la sua richiesta di rinnovamento religioso in una pubblica opposizione alla Chiesa di Roma.

Un po' ovunque molti uomini che aspiravano alla riforma della chiesa si erano staccati da questa cercando nuove strade.

Ben presto si erano formati raggruppamenti di persone che seguivano gli stessi maestri condividendone la fede e i principi. Erano nate diverse confessioni, ognuna di queste era caratterizzata da un proprio ordine di preghiere e da proprie convinzioni sull'autorità, sull'esistenza o meno dei Sacramenti e sul destino dell’uomo nel mondo.

Interessano la storia della dominazione dei Grigioni nelle nostre valli, la confessione Zwingliana, nata a Zurigo dalle prediche di Urlico Zwingli e diffusasi nei Grigioni, quella Luterana che caratterizzava le popolazioni tedesche e quella Calvinista che prendeva il nome dal predicatore di Ginevra Giovanni Calvino.

Considerando le diversità, alcuni tratti erano però comuni a queste tre confessioni: la fede in Dio trinitario, l'importanza della lettura Diretta della Bibbia, la parola del predicatore e infine l'esistenza di un'organizzazione ecclesiastica.

L'infervorarsi delle discussioni scatenate nei primi decenni del 500, aveva spinto altri individui a prendere posizioni più radicali, alcuni negavano la validità del battesimo già amministrato (anabattisti), altri invece affermavano di un Dio unico e quindi non trinitario (antitrinitari), ed ancora, altre persone negavano validità alla struttura ecclesiastica e volevano distruggere le immagini di Dio e dei santi (iconoclasti).

Questi gruppetti, generalmente costituiti da studiosi e loro discepoli, erano accaniti nel proclamare le loro convinzioni, erano intolleranti e a volte violenti con chi la pensava diversamente, per tali motivazioni erano valutati come ostili tanto dai cattolici quanto dai protestanti.

Nei primi decenni del dominio Grigione in Valtellina e Valchiavenna, negli anni tra il 1520 ed il 1540, i nuovi governanti, nelle lore terre erano divenuti per la maggioranza protestanti. Inizialmente nel 1526 la Dieta di Ilanz accettava il fatto della libertà di religione; quindi, si consentiva ai singoli cittadini di scegliere secondo coscienza la confessione religiosa.

Questo però si piò tradurre in un espediente al fine di permettere e favorire la diffusione della Riforma in Valtellina e Valchiavenna, terre che mantenevano una fede decisamente ancorata a Santa Romana Chiesa, mentre come detto, le popolazioni della Rezia, aderivano in modo massiccio e convinto al Protestantesimo.

Erano stati innumerevoli i tentativi dei Grigioni di trapiantare la così definita eresia luterana, nelle nostre valli, tutto questo, nel rapporto tra dominatori e sudditi, non aveva fatto altro che generare innumerevoli motivi di contrasti, non era infatti per nulla gradito alle nostre genti di quelle lontane epoche, un'intromissione così importante in tema di religione.

Gli stessi Grigioni incoraggiavano il passaggio alla Riforma favorendo anche a livello amministrativo e politico, i predicatori evangelici e la loro azione.

Veniamo adesso ad una cronologia di fatti atta a dimostrare quanto andava avvenendo tra cattolici e protestanti, tutto ci consente di capire abbastanza bene, quali fossero i motivi di tensione:

Nel 1556 i Tellini, infiammati dal domenicano Angelo da Cremona, avevano cercato di picchiare alcuni protestanti di Poschiavo che però erano riusciti a salvarsi.

L'anno successivo la Dieta di Ilanz, concedeva ai riformati di avere per sé una delle chiese di ogni paese, oppure dove ne sorgeva una sola, l'utilizzo doveva essere comune, questo aveva portato al risultato di enfatizzare le tensioni in alcune località della valle.

Nel borgo di Tirano nell'anno 1584 era stato rapito il figlio del pastore protestante con l'obiettivo di educarlo nella o sulla religione romana.

A tutto questo in linea generale le autorità negavano ai vescovi cattolici di entrare in Valtellina, in questa breve trattazione, dobbiamo considerare che proprio l'atto della visita pastorale era una delle importanti riforme organizzative del Concilio di Trento, questo conclusosi nel 1563 infatti, imponeva l'obbligo di visitare regolarmente tutte le parrocchie della propria di diocesi. Dunque, spettava al vescovo di Como il controllo sulla visita religiosa dei cattolici delle nostre valli, non era però per nulla facile ottenere i permessi per giungervi.

Per restare in tema ecco alcune eccezioni, non si può non ricordare quella breve ma significativa di San Carlo Borromeo al Santuario della Madonna di Tirano nell'agosto del 1580, di cui avevo già fatto in precedenza all'interno delle mie rubriche ampia trattazione.

In quell'improvviso arrivo, che si era trasformato in una notte di preghiera al cospetto della nostra Madonna ed in una predicazione mattutina del Borromeo, non sfugge la solerzia del Commissario Grigione del Terziere Superiore, il quale, risedeva a Tirano.

Recatosi al Santuario, aveva detto al Borromeo che la sua visita sarebbe stata gradita, solo se si fosse limitata ad un brevissimo arco di tempo.

L'invito a ripartire era quindi palese e accolto dal santo che prontamente lasciava il luogo sacro.

Dopo vari tentativi, l'anno prima il vescovo di Vercelli e visitatore apostolico di Como Giovan Francesco Bonomini, fingendo di doversi curare ai Bagni di Bormio, aveva potuto entrare nella nostra valle svolgendo una notevole attività di predicazione, ma veniva obbligato ad andarsene.

In questo clima di visite “poco gradite” ai Grigioni e ai protestanti, non possiamo certamente scordare quella del vescovo Feliciano Ninguarda. Egli era stato vescovo di Como dal 1588 al 1595, ed era potuto entrare nel nostro borgo di Tirano, più in generale nell' intera Valtellina e nella Contea di Bormio perché era nativo delle nostre terre, più precisamente di Morbegno (1518 ).

Nell' insieme generale è bene ricordare che a Tirano nel 1591, erano stati giustiziati Scipione Gambara e il suo segretario Giovan Mario Lazzaroni, giudicati colpevoli di attività antigrigioni.

All'inizio del 600, le tensioni parevano non calmarsi, nel 1612 ad esempio, ai Bendettini non era stato concesso di divenire custodi del Santuario.

Nel 1614, il vescovo Filippo Archinti, successore del Ninguarda, osservando che la situazione valtellinese sotto l'aspetto religioso diveniva sempre più grave, aveva insistito presso le Eccelse Tre Leghe, per avere il permesso di raggiungere e visitare le nostre terre. Gli era stato concesso e il tutto si era svolto tra molteplici limitazioni e contrasti, il vescovo di Como dal 1595 al 1621, aveva dovuto sborsare seicento fiorini d'oro come cauzione.

 

LA SITUAZIONE ITALINA E QUELLA VALTELLINESE: E' bene approfondire per un istante, in quel periodo così complicato, qual era la situazione in Italia e quella tra le nostre valli.

In Italia il cattolicesimo era profondamente radicato, e i molti rimasti fedeli alla Chiesa, avevano iniziato ad attuare dei cambiamenti, gli stessi che nella vita religiosa desideravano.

E' per tale motivazione che non si erano diffuse in massa le grandi professioni protestanti; avevano aderito alla riforma singoli individui, sacerdoti, monaci, studiosi, mercanti e nobili, assumendo anche le posizioni più estreme.

Per questi, nel momento in cui diveniva impossibile restare negli stati italiani, andava diffondendosi il bisogno di trovare rifugio all'estero e quindi nei paesi diventati protestanti.

La Valtellina ma soprattutto la Valchiavenna per questi esuli diveniva, non solo una posizione geografica, ma l'ideale passaggio o di residenza.

Se da un lato i Grigioni, sin dagli anni 20 del Cinquecento, andavano affermando il principio della tolleranza religiosa, nel 1537 veniva data al sinodo evangelico retico la facoltà di verificare la capacità e la moralità dei predicatori.

Tutto ciò aggiungeva molta carne al fuoco già acceso, perché l'arrivo di esuli italiani complicava la faccenda. Nel 1544 ad esempio, la Dieta di Davos aveva permesso a coloro che abbracciavano la religione evangelica di ospitare maestri e professori per l'educazione spirituale della famiglia, ribadendo inoltre la libertà di culto per tutti i rifugiati.

Tra i più famosi eretici che avevano operato in Valtellina e Valchiavenna si nomina Camillo Renato, già francescano minorita, insediatosi a Caspano e poi a Chiavenna, Scipione Calandrino, predicatore a Sondrio, Francesco Negri da Bassano, era un anabattista e insegnate di lingue classiche a Chiavenna, Agostino Mainardi, un grande umanista che aveva aderito al calvinismo ed era stato pastore di Chiavenna, dove per altro aveva predicato con grande successo.

Non si dimentica il letterato Ludovico Castelvetro di Modena, l'ex vescovo di Capodistria Pier Paolo Vergerio, un radicale ed iconoclasta.

 

LA QUESTIONE DELL' EDUCAZIONE: dal 1579 i cattolici valtellinesi avevano intentato la causa al fine di ottenere l'autorizzazione per creare un seminario. Solo alcuni giovani con vocazione sacerdotale avevano potuto frequentare in quel di Milano, il Collegio Elevetico, fondato da Carlo Borromeo, tra questi Simone Cabasso di Tirano e Nicolò Rusca, due nomi che saranno protagonisti nelle prossime puntate di questa mia piccola ricerca.

Per i laici, tra il 1550 ed il 1561 era stata tentata l'idea di collegi gesuitici a Bormio, Ponte e Morbegno, l'iniziativa era stata prontamente impedita per decreto.

Nel 1580 veniva però concessa l'autorizzazione per il collegio di Bormio, per lo stesso però in seguito sarebbero sorte numerosissime difficoltà.

Dal 1589, dieci posti erano riservati a studenti delle nostre valli al collegio di Como fondato dal cardinale Gallio, i quali andavano ad aggiungersi a quelli di Padova e Pavia.

Sul fronte opposto, quello dei riformati, i problemi non mancavano: nel 1582 infatti avevano tentato di ottenere l'apertura di un collegio a Sondrio per i giovani delle Tre Leghe che avrebbero dovuto stabilirsi in valle. Alla fine, però avevano desistito dinanzi all' opposizione dei cattolici di Sondrio, che in quell'intento temevano un focolaio di diffusione della riforma nelle regioni alpine.

 

Ho sin qui tracciato un quadro riassuntivo della questione religiosa e del suo manifestarsi, tra gli aspetti che mi interessa però portare avanti, c'è la pagina tiranese di questa complessa vicenda. Sono infatti molte le analogie storiche che legano Tirano alla questione religiosa. Nomi, vie, chiese e altro, sono infatti meritevoli d'indagine e approfondimento. 

Nella prossima puntata, che verrà pubblicata giovedì 28 aprile, analizzeremo gli aspetti della questione religiosa in quel di Tirano; infatti, emergono chiaramente alcune vicende storiche legate al nostro borgo che paiono molto interessanti.

 

(Fine quarta parte)

 

FONTE: STORIA DI VALTELLINA E VALCHIAVENNA. Autori: Dario Benetti e Massimo Guidetti. Stampa: finito di stampare nel novembre 1998 da Polaris Sondrio. Dalle pagine 94,95,96.

L'immagine di copertina: Ritratto del vescovo Feliciano Ninguarda. Tratta da LA CHIESA DI SAN MARTINO IN TIRANO. Autori: Gianluigi Garbellini William Marconi. Stampa: finito di stampare nel mese di dicembre 1999 dalla Tipografia Bettini Sondrio. Pagina 53

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