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La storia dell'oratorio Sacro Cuore di Tirano: dall'edificazione all'inaugurazione

CULTURA E SPETTACOLO - 03 05 2021 - Ivan Bormolini

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/ORATORIO

(Prima parte di I. Bormolini) Negli anni passati, avevo citato in modo piuttosto marginale le vicende legate alla lunga storia dell'oratorio parrocchiale Sacro Cuore di Tirano. Nelle ultime settimane ho trovato alcuni documenti che mi hanno permesso di ricostruire le fasi costruttive di questo grande stabile di via Roma.

L'oratorio era nato dalla solidarietà cristiana di una minoranza di tiranesi i quali, contro l'anticlericalismo di quei tempi, avevano edificato un'istituzione di estrema importanza sociale e educativa per tante generazioni di giovani.

Non esistono documenti mirati a ricostruire tutti gli avvenimenti che avevano preceduto i lavori, così afferma lo storico tiranese William Marconi, che si era occupato di questa istituzione alcuni anni fa.

Sempre il Marconi riferisce che prima di dar vita all'opera vi erano state sicuramente riunioni, dove nelle discussioni erano sorte opinioni e contrasti.

Da un lato c'erano sognatori entusiasti i quali, forse erano frenati da persone più prudenti e realistiche in merito alla grande costruzione.

Come già appurato nel caso di altri fatti legati alla costruzione di altri storici edifici tiranesi, dalle parole si era presto passati ai fatti concreti.

Risulta che la responsabilità dell'iniziativa veniva affidata ad un Comitato così composto:

sac. Bonazzi Gerolamo, presidente e cassiere; sac. Monti Modesto, sac. Merizzi Rocco, sig Della Vedova Matteo, sig Zucchetti Giuseppe e sig Mazza Antonio.

Le ditte che nel libro dei conti avevano una partita a loro intestata erano: studio Zanchetta e Lovati di Milano progettisti, Della Vedova Matteo per il reperimento e gestione operai e per la fornitura di materiali vari; impresa “muraria” per i lavori principali di edilizia; sig Noli per la fornitura di calce, cemento, mattonelle, tapparelle ecc; sig. Marchesi per le opere da fabbro; sig Foppoli per la falegnameria ed ancora; Marchesi Giovanni sempre per opere di falegname; fratelli Mazza per la fornitura di sabbia e ghiaia e sig Nata per opere di scalpellino.

Nel luglio del 1909, il comitato riceveva le prime offerte che giungevano dall'Arcivescovo Giacomo Merizzi, da donna Benedetta Sebregondi, dallo stesso presidente del Comitato don Gerolamo Bonazzi e dalla Curia vescovile di Como.

Va detto a proposito di benefattori, che all'interno della chiesa del Sacro Cuore vi sono tre lapidi commemorative con ampie dediche, che ricordano la figura di “Giacomo dei nobili Merizzi”Arcivescovo, quella della Nobile Benedetta Sebregondi Ved. Merizzi e una terza intitolata al Sacerdote Giuseppe Nob. Merizzi, Penitenziere al Santuario e munifico benefattore dell'opera.

Nel gennaio del 1910, si annotavano i pagamenti agli operai per “le giornate” effettuate per compiere le opere di scavo, seguivano acconti al progettista Zanchetta il quale, era definito il Capomastro.

Nel mese di luglio veniva svincolato l'asfalto arrivato per ferrovia e venivano pagati i fratelli Mazza per la sabbia e la ghiaia.

Già da questi non pochi dettagli, è facile dedurre come il cantiere nell'attuale via Roma, procedesse speditamente e ad ulteriore conferma, in data 13 agosto 1910 si ricorda la registrazione di un rimborso spese a Della Vedova Matteo. Lo stesso aveva speso dei soldi al fine di celebrare il “ferragosto” dell'opera, il tutto significa che da giorni la costruzione era giunta al tetto.

Ed ancora il 30 agosto si rimborsavano allo Zucchetti le spese per il pane distribuito agli operai che erano nei boschi per ottenere il legname, allo stesso veniva data la cifra o la spettanza del guardaboschi.

Già agli inizi dell'anno successivo, il giorno 23 gennaio 1911, si stipulava il contratto per l'assicurazione del fabbricato con la Compagnia Assicurazioni Generali, Venezia.

L'edificio veniva assicurato per un valore di L. 60.000 con un premio annuale di L. 12. I mobili, erano assicurati per un totale di L. 5.000, con premio annuale pari a L. 2.

Oltre ad altri fatti inerenti a quei mesi, il primo luglio si annotava l'entrata dell' offerta dalla Banca Piccolo Credito Valtellinese come aiuto alla formazione di una biblioteca popolare; il 25 agosto dello stesso anno, la somma veniva segnata in uscita in quanto don Modesto Monti doveva aver già provveduto all'acquisto di libri.

Nei primi giorni di agosto, Matteo Della Vedova, aveva chiesto al Comune l'ispezione per la verifica di agibilità del salone teatro. La stessa doveva aver sicuramente aver dato esiti positivi, infatti, il 31 agosto, risultavano tra le uscite, le spese supportate per la banda di Grosotto, quella di Sondrio e per un predicatore; tutti dovevano aver dato il loro contributo per il momento inaugurale del complesso.

Doveva essere sicuramente stato un giorno di grande festa per la comunità tiranese, infatti l' 8 settembre 1911 una bella cronaca del Corriere della Valtellina, il settimanale dei cattolici che in quel tempo si stampava a Sondrio, scriveva quello che oggi definiamo un reportage dell'evento.

Nella bella scrittura di quell'inizio secolo ne riporto lo stralcio iniziale:

 

L' ORATORIO MASCHILE DI TIRANO

solennemente benedetto

 

Giovedì, giorno ultimo dell'agosto trascorso, in una ben grata concordia di menti e di cuori, si è compiuta in Tirano una cara funzione: la bella casa dell'oratorio maschile, istituzione con fervido ardore pensata dai buoni amici tiranesi e con tenacia da loro compiuta, largamente sostenuti nel loro desiderio dalla generosità di S. E. Mons. Giacomo Merizzi, è stata con cerimonia solenne, plaudenti autorità e popolo, benedetta dall'egregio prevosto della città il M. R. Don Luigi Albonico.

Le dolorose vicende che rattristano la nostra bella valle necessariamente ci hanno impedito di riferire sin dallo scorso numero, come volevamo, della simpatica cerimonia:

oggi, poiché la maggior calma delle cose ci consente di soffermarci più diffusamente sui particolari della cronaca, volentieri lo facciamo, sicuri di soddisfare anche ad ogni migliore desiderio dei nostri lettori”

 

Ora qui, sviando un poco dal tema, sorge spontaneo chiedersi il perché

del ritardo della pubblicazione, ed anche le motivazioni che citano “le dolorose vicende”. Purtroppo, andando a ricercare nei testi di storia locale, anche recenti e che ci hanno condotto all'alluvione del 1987, ho scoperto che “quell'antico male”, come lo ha definito in un sua ampia e documentata pubblicazione l'amico e scrittore Ezio Maifrè, la sera del 21 agosto 1911 tutta la Valtellina era stata investita da un violento nubifragio che aveva interessato le nostre terre da Sondalo sino al Pian di Spagna.

 

Ma torniamo al nostro oratorio. La cronaca del Corriere della Valtellina ce lo descrive in questo modo:

 

......A completa esecuzione del progetto, l'area fabbricata raggiungerà i mq 1.100 e l'edificio avrà una lunghezza massima di 73 metri. Attualmente i 3/5 circa del fabbricato sono completati per una lunghezza di 48 metri, una larghezza di 15 ed un'altezza massima di 16 metri. Ultimato consterà di 5 corpi: l'uno, il principale, nel centro; due minori ai due estremi mentre i rimanenti due si interlacceranno tra il centrale e quelli di testa.

Il progetto fu studiato in modo che fosse possibile una graduale esecuzione e che alla buona disposizione dei vari ambienti corrispondesse una graduale forma estetica ed una giusta economia.

A nostro parere l'intento fu raggiunto. L'edificio nelle sue linee semplici e severe, rivelanti quasi la funzione alla quale è destinato sembra sbocci dal suolo e si levi su con le numerose lesene che si arrestano alla gronda per continuare per breve tratto onde fare da pilastrino al muricciolo formante parapetto alle terrazze che coprono tutto il fabbricato......”

 

Adesso osservando l'oratorio di oggi e dei miei tempi, mi pare svanita tanta architettura che anche le fotografie d'epoca ci mostrano in un grande pregio perduto nelle sue grandiose idee progettuali.

Ma torniamo a quel giovedì “giorno ultimo dell'agosto ora trascorso”, come evidenziava il fedele cronista dell'epoca, perché vi è una bella pagina di storia tiranese ancora attuale.

 

Alle 16.30 circa la processione mosse solenne dalla chiesa prepositurale e si diresse attraversando le maggiori vie della città all'oratorio.......

 

Molte erano state le rappresentanze provenienti da varie zone della provincia e dai vicini comuni; la processione giungeva all'oratorio verso le 17.30. La spaziosa sala, dove avevano preso subito posto i membri delle associazioni, risultava essere subito gremita nel parterre e nel loggiato da una folla definita “densa di popolo”, si poteva parlare di oltre 2000 presenti che si erano sistemati anche nei corridoi che erano gremiti.

La benedizione veniva impartita dal Rev. Sig. Prevosto don Luigi Albonico, secondo il rito solenne della Chiesa, mentre la cantoria di Santa Cecilia eseguiva un soave mottetto. Madrina e padrino della benedizione erano la nobile Contessa Sertoli-Salis ed il nobile signor avvocato Giovanni Merizzi.

In questo breve e certamente riduttivo scritto ho tracciato le vicende inerenti alla costruzione e all'inaugurazione dell'oratorio parrocchiale Sacro Cuore, ma vi sono ancora tanti fatti a cui dare meritevoli annotazioni, per questo motivo ho deciso di dedicare altre puntate a questa mia ricerca. La prossima verrà pubblicata domani.

 

FONTI: LE CAMPANE DI SAN MARTINO. N° 4 - quarto trimestre - dicembre 1992. Dall'articolo “Oratorio, casa del popolo”. Autore: William Marconi Fotocomposizione e stampa: Tipografia Petruzio Tirano.

1911-2011 L'ORATORIO COMPIE CENT'ANNI. Supplemento al n° 4 - Quarto trimestre – Dicembre 2011 de “Le Campane di San Martino”. Autore William Marconi. Trimestrale della parrocchia di San Martino in Tirano. Anche la foto di copertina è tratta da quest'ultima fonte.

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