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La storia della processione di San Gaetano a Trivigno

CULTURA E SPETTACOLO - 08 08 2018 - Ivan Bormolini

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/chiesa san gaetano trivigno

Ieri, nella giornata dedicata a San Gaetano patrono di Trivigno, dal ponte della nota località e salendo verso la vecchia strada rurale, si è tenuta la processione verso la chiesa di San Gaetano, dedicata a questa venerata figura.

 

Una volta compiuta simbolicamente quella che possiamo definire la storica processione da piazza San Martino a Tirano sino a Trivigno, il nostro vicario parrocchiale don Nicola Schivalocchi, seguito da alcuni ragazzi dell'oratorio e da alcuni membri del Cai, ai quali va aggiunta la buona camminata di don Tullio, dopo un momento di meritato ristoro, la processione ha avuto inizio con la partecipazione dei Confratelli.

 

Certo è che, rispetto alle grandi processioni dei secoli passati, la partecipazione è stata piuttosto limitata.

Va detto però che il momento di cammino processionale è stato davvero intenso. Si è ricordato con le parole di don Nicola, il Sinodo Diocesano ed anche il Salmo 84, che ricorda il Canto di pellegrinaggio “Laudate omnes gentes, laudate dominum”.

Giunti al cospetto della storica chiesa edificata nel 1701, e di cui vi parlerò con un piccolo approfondimento nelle settimane successive, la campana ha suonato a festa.

Nel piccolo, ma grande espressione di arte qual' è l'altare interno, il prevosto don Paolo Busato, il vicario don Nicola e don Tullio hanno concelebrato la Santa Messa.

Un vero peccato, non poterla celebrare all'esterno, come di solito avviene, ma l'incertezza meteo, ha fatto propendere per questa decisione.

 

La parte principale della Santa Messa è stata celebrata da don Tullio, il quale come di tradizione, essendo il “nuovo arrivato”, nella nostra parrocchia ha tenuto una bella omelia, ricordando ovviamente San Gaetano ed il già citato Sinodo Diocesano.

Ho usato il termine nuovo arrivato per il canonico don Tullio, non a caso. E' infatti tradizione tiranese, a parte l'arrivo di un nuovo prevosto, che i vicari o altri sacerdoti, vengano accolti da parrocchia ed oratorio, proprio nella bella cornice della festa di San Gaetano. Peccato davvero che don Alberto Panizza non abbia potuto essere presente.

E' stato bello vedere l'intensa partecipazione degli ospiti della nostra Casa di Riposo, così come di molti anziani facenti parte dell' “Associazione Amici degli Anziani” che con un pullman hanno raggiunto la località.

 

Sin qui le celebrazioni belle ed intense. Nel cammino processionale verso la chiesa di Trivigno, mi sono tornate alla mente le tante testimonianze dei nostri avi, questi nel tramandare alle generazioni future i loro insegnamenti e la loro devozione alla religione cristiana, non mancavano mai di citare la processione di San Gaetano come un rito irrinunciabile. Perché? Solo devozione oppure si pregava per avere grazie e benefici nel duro mondo della vita contadina? Ho voluto vederci un po' più chiaro...

La processione di San Gaetano del sette agosto, veniva citata per la prima volta nel libro della Confraternita dei Disciplini.

L'edificazione della chiesa di San Gaetano, di cui vi parlerò nelle prossime settimane, risale al 1701.

 

Scopro che, dopo la costruzione di questo tempio, Trivigno era divenuta meta di una devotissima processione che onorava il Santo.

San Gaetano, era nato da una nobilissima famiglia vicentina nell'ottobre del 1480 ed era morto il sette agosto del 1547, dopo aver fatto parte della Compagnia del Divino Amore ed aver fondato a Venezia l'Ospedale degli Incurabili.

Dunque nei secoli, così come ieri mattina dopo che sono passati quattrocento settantun'anni dalla sua morte, il ricordo del Santo tra le nostre genti è ancora vivo.

 

Ma proseguiamo con la storia. E' fortemente provabile, se non addirittura chiaro, che dopo la costruzione della chiesa, tra il clero ed gli abitanti del borgo si sia subito innescata la volontà di pregare con una processione questo Santo. Nel 1713 infatti una specifica grida precisava di non danneggiare il prato attorno alla chiesa in occasione della “solita processione”.

Questo ci dice che il cammino processionale da Tirano a Trivigno, era almeno già stato organizzato qualche anno prima del 1717.

Ogni anno, per ciascun membro della Confraternita era previsto un incarico preciso: vi era colui che portava la croce in legno, chi il barile del vino, e chi precedeva la lunga fila con la lanterna.

Tutti i partecipanti dovevano pagare una quota per la Messa, per il cavallo e per il cappellano.

Ai confratelli che non partecipavano alla processione veniva inflitta una multa.

 

Il corteo, partiva dalla chiesa di San Martino prestissimo, quando era ancora buio. Si proseguiva per l'attuale via Torelli, si raggiungeva via Trivigno e dopo il castello di Santa Maria, ci si incamminava verso la località detta “Li Cadeni”. Da quel punto, ancor oggi ricordato come la fermata dei vetturali, che scendevano dalle Alpi con le priale, si saliva verso la Prima Croce e via pregando tra le località Ronco, Canali Piscina e Pra Piano.

La partecipazione era davvero intensa, tanto che si appiccava un falò per richiamare eventuali dispersi.

Dalle località alpestri, al cammino processionale verso Trivigno, si aggiungevano le laboriose famiglie contadine che allora passavano le estati sui monti, con i loro pochi capi di bestiame.

Nella località “Ai Merlèe”, a metà strada tra Pra Piano e Trivigno, ci si fermava per radunare il corteo.

La mentalità, la preghiera dei giorni nostri nostri e ben diversa da quella della dura vita contadina del passato, cosa o quale sentimento univa una così ampia devozione a San Gaetano?

La risposta la troviamo, oggi come ieri nel Salmo 84, in quel “Laudate omnes gentes....”

 

Durante quel percorso si pregava il Santo per avare giornate di sole, così che il fieno essiccasse, cibo buono per le mucche che erano preziosa sussistenza per quelle genti che a settembre facevano ritorno dalla montagna verso le corti contadine tiranesi dei tempi passati.

Dunque dal cammino da Tirano verso Trivigno, la popolazione del borgo richiedeva protezione a San Gaetano.

Nel 1727, fatto straordinario, la processione si era ripetuta ben due volte, la prima il sette agosto e la seconda un mese dopo, esattamente il sette settembre. In quel caso si invocava il bisogno d'acqua.

Le processioni di quei tempi avevano anche un ritorno a valle. Il prevosto, aspettava tutti in via Torelli,si ritornava da cui si era partiti. E sotto il bel suono delle nostre campane, le cinque sorelle, si riceveva la benedizione.

Bello sarebbe il prossimo anno fare una rievocazione storica, ripercorrere tanti secoli di storia e di devozione...

 

Ivan Bormolini

 

FONTE: “La basilica di Madonna di Tirano. Istituto Superiore Balilla Pinchetti Tirano. Stampa: Finito di stampare nel mese di novembre 2004 da Bonazzi Grafica Sondrio.

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