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Le origini della famiglia del beato Mario Omodei e il suo cammino verso la Folla

CULTURA E SPETTACOLO - 14 09 2017 - ivan bormolini

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/basilica madonna di tirano

(A cura di Ivan Bormolini ) Siamo nel settembre del 1504 esattamente il 29, giorno dell'Apparizione della Beata Vergine Maria a Mario Omodei.

Questo mio scritto non vuole ripercorrere gli eventi di quella mattina ma vuole essere un'indagine su due fatti particolari. Il primo è quello di scoprire l'origine della famiglia che ha dato i natali al Beato Mario, mentre il secondo è quello di ricostruire il percorso che lo stesso Mario aveva intrapreso quella mattina per raggiungere il famoso orticello della Folla di proprietà del cavaliere Luigi Quadrio.

 

Pare che la famiglia sia discendente da Omodeo Bazus (1233) di antiche origine bellesine e abitante a Tirano.

Gli Omodei avevano una discendenza numerosissima diffusasi anche nei vicini paesi di Sernio, Stazzona, Tovo, Grosotto e Teglio.

Vi sono poi altre testimonianze ancora più remote che citano un giudice Omodeo fu Andrea di Como che risiedeva in Valtellina.

 

Residente a Chiuro e di professione negoziante, il 6 dicembre del 1100, lo stesso Omodeo aveva donato alla chiesa di san Remigio sopra Tirano, tutti i beni di sua proprietà situati in un monte di Brusio. Si trattava di prati, case e pascoli in località Predoso.

A Tirano, Ser Michele Omodei, soprannominato Michelino, era consigliere della comunità nel 1375.

 

Veniamo ora direttamente all'avo e al padre di Mario. In data 13 dicembre 1413, compare per la prima volta l'avo, Ser Stefano de Homodei de Tirano. La sua figura era legata alla commutazione di terreni con i religiosi di San Remigio e Santa Perpetua.

Vi è poi un successivo atto di acquisto di una grande vigna situata a Teglio che riporta la data del 7 aprile 1422. Gli acquirenti erano i sette figli di Ser Stefano: Tognolo, Giovanni, Alberto, Giacomo, Lorenzo, Pietro e Romerio, quest'ultimo padre di Mario.

 

Nel 1488, il 20 aprile, Giovanni fu Biagio de Arrigonibus, detto Pena, vendeva a Bernardino de Homodeo fondi e case confinati con Pietro de Homodeo in contrada della Folla.

Con quest'ultima citazione raggiungiamo il nostro primo obbiettivo, infatti, con ogni probabilità, abbiamo individuato l'origine dell'abitazione del Beato Mario di cui ancor oggi ammiriamo ciò che rimane e godiamo di una bella lapide commemorativa che precedenti amministrazioni comunali hanno voluto collocare in perenne ricordo della figura del veggente.

 

Partiamo dunque da queste certezze per individuare il cammino del Beato Mario in quell'alba di domenica 29 settembre 1504.

Sono passati ben 513 anni da quel fatto, la zona dove risiedeva Mario era detta “dei Miscenti”. In quei luoghi proprio sotto il Santuario che sarebbe stato eretto da li a poco, si univano le acque del fiume Adda e del torrente Poschiavino, ben più a monte rispetto ad oggi.

Nella toponomastica tiranese, la piccola via dietro il palazzo San Michele, è denominata “Miscent” in ricordo del congiungimento di quelle acque.

 

In quella domenica mattina, nel giorno di San Michele Arcangelo, Mario era uscito di casa all'alba, per raggiungere una vigna di proprietà della famiglia, come cita un atto di compravendita redatto nel 1488.

La vigna era ai piedi del monte in una zona denominata “Folliva”.

In quel tempo il torrente Poschiavino si scostava dai piedi del monte di Santa Perpetua e, scorrendo in mezzo ai prati, passava tra l'attuale piazza Basilica ed una casa detta “della Folla”.

 

In questo edificio esisteva la follatrice o follone, adibita appunto alla frollatura dei tessuti di lana un tempo prodotti in casa.

Ipotizziamo per tanto, che la località, ovvero il suo nome, aveva preso origini proprio dalla casa e da quella macchina tessile detta “il follone”.

In quell'ambito, c'era il famoso ponte della Folla che, se ancora esistesse, risulterebbe posto a oriente rispetto alla settecentesca Casa del Penitenziere.

Il ponte, rifatto più tardi, rispetto alla famosa data dell'Apparizione, aveva seguito ovviamente una variazione del corso del torrente: il suo letto infatti si era allontanato sempre più dalla zona citata.

 

Una ricostruzione ben dettagliata dell'origine di qui luoghi ce la fornisce il dipinto sulla parete della navata laterale di sinistra del Santuario. E' il primo ex voto riconosciuto e risalente al 1513, di cui vi parlerò più diffusamente la prossima settimana nell' angolo dedicato all'arte.

Nel frattempo, nel nostro caso specifico, la tela ci permette di fare delle valutazioni proprio su quella fetta di territorio.

Ben visibili sono il corso del torrente, il ponte della Folla e la già citata casa. Spicca la bellissima figura della Vergine Maria la quale indica al veggente il luogo esatto dove “se averà a fare una ecclesia a honore mio”.

 

Il terreno si presentava pianeggiante, uno spazio piuttosto ampio compreso tra Adda e Poschiavino.

Una porzione di territorio, che se analizzata nel suo complesso, allora rurale e silenzioso, ben si prestava all'edificazione di un tempio.

 

Torniamo al nostro Beato Mario. Risulta evidente ai giorni nostri che i luoghi dell' Apparizione paiono fortemente mutati; sarebbe bello possedere qualche documentazione che identificasse quel breve cammino dalla sua casa fino al ponte della Folla. Questo preciso luogo indica il punto esatto in cui Mario si era sentito sollevare da terra dagli angeli e condotto nel famoso orto.

 

 

FONTI: Saveria Masa. Il libro dei Miracoli della Madonna di Tirano. 2004, Tipografia Bettino Sondrio.

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