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Parte VI - Verso un nuovo cielo sereno, o quasi!

CULTURA E SPETTACOLO - 19 02 2018 - Ivan Bormolini

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/Largo Pretorio e il suo palazzo, Tirano
Largo Pretorio e il suo palazzo

Per Giovanni quelli erano giorni febbrili, il Pretore gli aveva chiesto di quantificare i danni al vino ed alle cantine, oltre ai mancati introiti. Le indagini condotte in poco tempo, avevano fatto emergere anche il boicottaggio commerciale in Svizzera messo in atto dagli emissari del fidanzato ufficiale di Giuditta. Dunque tutto tornava.

Anche il denaro messo a disposizione da Antonio era arrivato, Giovanni aveva pagato i cantinieri e gli addetti alla coltivazione dei vigneti.

Il lavoro in vigna poteva così riprendere assicurando una buona vendemmia, anche i cantinieri, rincuorati dalle parole di Giovanni ed Antonio, avevano risistemato a dovere le cantine.

 

Nello stesso frangente Antonio aveva messo all'asta tutti i vestiti, gli ori e gli argenti regalati a Giuditta da Battista, imponente era stata l'adesione di nobili tiranesi, dell'alto Lario e della vicina Svizzera. Altre entrate dunque rifocillavano le casse vuote di quella azienda.

Giovanni e Antonio, analizzavano i libri contabili, le liste dei clienti, insomma dovevano aver chiaro l'intero quadro, nel frattempo il rapporto con Anna continuava felice e questo nobile sentimento dava forza a Giovanni.

Battista, intanto non potendo più far nulla per la sua azienda, si concentrava nell'invocare il perdono della moglie, ma da essa non riceveva nessun ascolto. Aveva invocato invano anche l'intervento del figlio e del fedele Antonio, ma questi erano in ben altre faccende affaccendati, e soprattutto Giovanni, rispettoso della madre, non voleva mettere parola nella questione. Solo la saggezza di quella donna poteva decidere in merito a questo gravissimo sgarro.

 

In un clima di rapporti tesissimi e silenzi assordanti, era giunto il giorno del processo tanto atteso. Nel pretorio alla sbarra c'erano i tre imputati, anzi quattro visto che era stato condotto a Tirano anche il fidanzato di Giuditta. A loro difesa c'erano alcuni dei migliori avvocati in circolazione in Svizzera, mentre l'accusa era rappresentata da un solo avvocato, un grande amico che Antonio aveva contattato in precedenza.

 

L'aula in quel giorno era piena, tutti sapevano e tutti, da buona gente popolana, caldeggiavano per quel Giovanni, che appena tornato meritava una nuova vita. Al processo, erano presenti ovviamente anche lo stesso Giovanni, Antonio e Battista. Quest'ultimo appariva triste e sconsolato, a fatica alzava gli occhi, si sentiva giudicato e vinto. La boria di un tempo aveva lasciato spazio a ben più cupi sentimenti.

Anche Anna e suo padre erano presenti, Anna ormai fidanzata ufficiale sedeva con Luigi in disparte, ma i suoi occhi ed il suo cuore erano rivolti a Giovanni che di tanto in tanto si girava dispensandole qualche sorriso.

Il Pretore aprendo il dibattimento aveva dato la parola all'accusa; l'avvocato amico di Antonio formulando tutti i vari capi d'imputazione contro i quattro, aveva richiesto oltre al carcere l'immediata restituzione in denaro in base ai danni causati all'azienda ed alla famiglia di Battista.

 

Numerose anche le testimonianze ammesse al processo, i cantinieri, lo stesso Luigi che aveva scoperto l'origine del danno alle botti, ed alcuni clienti svizzeri che si erano fatti aggirare dai venditori di vino francesi.

Tutto poneva a favore di Giovanni e Battista. Nei giorni successivi durante le udienze, erano stati giustamente ascoltati anche i quattro imputati, questi con fare ancora strafottente, ovviamente avevano negato ogni addebito. La difesa, pur essendo composta da principi del foro, con ampie difficoltà aveva provato a smontare ogni capi d'imputazione, ma l'avvocato di Giovanni, non aveva lasciato loro spazio, zittendo puntualmente ogni tentativo con prove inconfutabili.

 

Sul volto di Giuditta, si andava delineando, la sofferenza per i giorni passati in carcere, il viscido ed il losco avevano smesso di ridere sotto i baffi ed il fidanzato di Giuditta si era reso conto che il prezzo da pagare, per aver favorito il gioco sporco della sua amata, poteva essere molto alto.

Ed eccoci al giorno tanto atteso della sentenza. Il silenzio regnava sovrano in aula. Tutti in piedi, ad attendere l'arrivo del Pretore. Avvocati della difesa da un lato, con gli imputati controllati a vista dalle guardie e parte lesa dall'altra. Gli sguardi si incrociavano, solo Battista era a capo chino, ricurvo sui suoi pensieri, sui sentimenti perduti solo per una sciocchezza amorosa.

 

Ed il Pretore aveva fatto il suo ingresso. Questo aveva una corporatura alta e slanciata, uno sguardo fiero e penetrante, tanto da mettere soggezione a chiunque gli capitasse a tiro per varie malefatte o reati. Aveva la fama di essere incorruttibile, chi non rispettava la legge o che ledeva in vari modi le persone, doveva essere severamente punito. Ordinando a tutti di sedere, salvo che hai quattro imputati, aveva iniziato il suo discorso dopo le formalità di rito:

“… I fatti per cui oggi sono qui a formulare sentenza di condanna contro i quattro imputati, sono molto gravi e meritano una punizione esemplare. Ho messo agli atti tutte le testimonianze e le richieste delle parti in causa. In qualità di Pretore e Giudice di questo tribunale, supportato anche dai miei Illustri Signori Avvocati che fanno parte di questo “Pretorio” , ho così deciso.

 

Analizzate,tutte le circostanze che hanno condotto a questo processo, sentenzio:

per i due maggiordomi, colpevoli di aver tagliato a colpi d'ascia le botti ed aver adulterato il prezioso vino Sforzato presente nelle cantine del Signor Battista Colombo, la pena di anni sei di reclusione aggravata da un ulteriore anno per aver adulterato il vino in questione con una spezia maleodorante, la quale avrebbe potuto causare danni seri alla salute delle persone.

Condanno inoltre la qui presente Signora Giuditta De Santis, assieme al fidanzato Daniel Fontaine, alla pena di anni nove di reclusione, in quanto menti dei gesti motivo di questo processo.

Aggiungo anche per loro un'ulteriore pena detentiva, questa volta di anni due, poiché come ho messo a verbale, supportato dalle testimonianze degli Ufficiali Giudiziari di questa corte, negli scorsi giorni, loro dipendenti, si sono permessi, in gran segreto, di venirmi ad offrire ampie somme di vile denaro affinché, nel pieno esercizio delle mie funzioni giudiziarie mitigassi, o addirittura annullassi, qualsiasi tipo di pena nei confronti di queste due persone”.

 

Improvvisamente in aula un applauso intenso era scoppiato, giustizia era fatta, ma con toni roboanti il Pretore e Giudice era nuovamente intervenuto:

Signori presenti, nessuno vi ha detto che l'udienza è tolta, nessuno vi ha autorizzato a formulare questa manifestazione di giubilo, ho ancora io la parola e sino a quando non ho finito vi ordino di mantenere un composto silenzio, vi rammento che non siamo in piazza e nemmeno alla fiera, per cui si rispettino le regole, non obbligatemi a farvi uscire e sgombrare l'aula.

Vi dico che se ho accettato la presenza di persone estranee ai fatti in questo processo, è per dare un insegnamento a tutti, per dire ai presenti e non, che la Giustizia trionfa sempre, e che questo processo diventi un monito a coloro che per vari motivi tentano di beffare, commettendo reati, il normale vivere civico di questo dignitoso ed illustre borgo.

 

E di nuovo il silenzio era sceso, in attesa delle parole del Pretore e Giudice:

Non sopporto in qualsiasi modo l'arroganza, il tentativo di impossessarsi con mezzi illeciti dei beni altrui, causando così, sofferenze umane ed economiche. Per cui, ai due maggiori imputati di questo processo, aggiungo un'ulteriore pena, questa volta non detentiva ma di natura monetaria.

Ho già dato mandato a fidati membri di questa Corte di porre in vendita i beni dei due imputati nella misura doppia ai danni provocati, alle cantine ed ai prodotti in esse collocati e conservati per la vendita. A breve, valutando il tutto, alla famiglia Colombo, dovrebbero giungere somme in grado di poter fare di questa loro azienda, un nuovo vanto per l'eccellenza del prodotto che sino a questi inqualificabili interventi, è stata fondamentale per il commercio di vini valtellinesi in Italia ed in Europa!

Prima di pronunciare la frase “La sentenza è tolta”, vi invito a non applaudire. Non c'è nulla da festeggiare, ci sono danni economici e morali da ripianare e solo la coscienza di chi è chiamato a farlo e con buona volontà, potrà porre un buon rimedio. Ordino infine che i quattro colpevoli vengano condotti nelle galere. La sentenza è tolta!”

 

 

Alla fine, tutto volgeva al sereno.... Battista, senza batter ciglio aveva lasciato il tribunale, se non avesse commesso quei futili errori amorosi, tutto ciò non sarebbe successo. Ormai era solo, non aveva più stima e rispetto da parte di nessuno e così, sentenza alla mano al posto che dirigersi verso casa, aveva preso un' insolita strada verso il fiume.

Il buon Luigi, lasciata la figlia con Giovanni, aveva notato il tutto e lo aveva seguito. D'un tratto Battista, colto dalla disperazione stava tentando il gesto estremo, ovvero buttarsi nel nostro fiume. Attimi intensi, interminabili, dalla decisione pensata al metterla in pratica.

Quel giorno l' Adda era più impetuosa del solito nel suo scorrere, Battista giunto all'altezza prefissata aveva tentato il lancio. Mani e braccia forti lo avevano colto di sorpresa ancor prima che raggiungesse l'acqua e tratto in salvo.

 

E Luigi, che nelle sue sensazioni non sbagliava mai:

Ma signor Battista che fa, è matto, togliamoci da qua alla svelta.”

 

E Battista, con lacrime agli occhi che parevano un' ulteriore piena del fiume, si era lasciato andare:

A è lei Luigi, mi lasci andare per il mio destino, ho fato troppo male alla gente che solo oggi ho scoperto di amare, troppo tardi, mio figlio giustamente non mi rispetta più, mia moglie non mi rivolge più la parola. Con le mie mani ho dato loro ricchezza e con la mia povera mente ho tolto loro tutto, mi lasci Luigi questa è la mia pena, rammenta Luigi pure con lei e con sua figlia mi sono comportato in modo da essere detestato”.

 

E Luigi:

Venga con me Battista, sediamoci su questa piccola riva e parliamo tra persone adulte, nulla è perduto, tutto si può recuperare, ha visto anche oggi la sentenza ha parlato chiaro! Mi dia a retta, dia tempo al tempo, i non sono nessuno per giudicare, ma alla fine tutto si potrà aggiustare. Andiamo verso casa che l'accompagno.....

E i due, come dei vecchietti arrivarono al palazzo e ovviamente Luigi, una volta calmato Battista aveva chiesto udienza la figlio e a Antonio, questa gli era stata subito concessa con tutta l'educazione del caso.

Caro Luigi - aveva esclamato Giovanni - ha visto tutto pian piano ritorna a suo posto, certo non ne vado fiero, se mio padre si fosse comportato diversamente, forse oggi le cose sarebbero diverse, ma mi dica, qual' è il motivo della sua gradita visita?

 

Luigi, umile e attento a pesare ogni parola pronunciata:

Figliolo, io sono felice per la sentenza, sono altrettanto felice nel vedere mia figlia contenta e appagata. Però vedi, forse stai commettendo degli errori.

Tuo padre se non fossi intervenuto io, stava commettendo un gesto estremo, non ti sei accorto che dopo la sentenza si è allontanato in disparte? Non l' hai guardato negli occhi durante questi giorni? Tu sei un buono di cuore, comprendo che la situazione che stai affrontando, non è semplice, ma oltre a guardare mia figlia con amore, allarga lo sguardo, non giudicare, al contrario torna in possesso, come hai fatto con Anna, di un altro tuo affetto.”

 

E Giovanni, nel sentire quelle parole, pronunciate davanti ad una scrivania di carte, documenti, conti da pagare e tanto da ricostruire si era sentito impotente:

Luigi, accetto ogni consiglio, ciò che mi ha appena detto mi ha molto turbato.”

Nel frattempo era giunta nella residenza anche Anna, forse sorpresa di trovarvi il padre, ed ascoltato il motivo del colloquio, aveva deciso di intervenire:

Amore mio, ciò che è stato è stato e nessuno può cancellarlo. Adesso però devi trovare la forza di perdonare. Io sarò con te, però promettimi di parlare con tuo padre. Scorda la rabbia ed i rancori, metti da parte per un attimo i conti e le varie difficoltà, ascoltalo e se ti è possibile perdonalo.”

Messo al corrente di tutto, il buon Antonio, non aveva potuto far altro che dare ragione a Luigi e Anna, aveva invitato il giovane a parlare col padre. E così era avvenuto.

 

[FINE SESTA PARTE]

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