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Pieve dei Santi Gervasio e Protasio

CULTURA E SPETTACOLO - 17 12 2018 - Mauro Cusini

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/CARNEVAL DI MAT
Carneval di mat

Le vicende della storia mi hanno sempre affascinato ed è per questo che, senza pretesa alcuna, mi sono permesso di utilizzare internet per delle modeste ricerche storiche. Approfittando dello spazio che gentilmente ci offre il Direttore, propongo ai lettori alcuni elaborati.

Mauro Cusini

 

Pieve dei Santi Gervasio e Protasio

La chiesa di Bormio è attestata come battesimale in un diploma dell’imperatore Carlo Magno dell’803 e in uno successivo di Lotario I del 3 gennaio 824 (Salice 1969). Quest’ultimo documento cita la chiesa battesimale di Bormio unitamente a quelle di Mazzo, di Poschiavo e al piccolo monastero di San Fedele sul lago di Mezzola e conferma a Leone, vescovo di Como, i privilegi a lui concessi da Ludovico I e da Carlo Magno (Garbellini 1991). Il diploma di Lotario subì delle interpolazioni; tuttavia la menzione delle chiese, anche se fosse stata aggiunta posteriormente e quindi lasciasse dei dubbi sull'effettiva dipendenza dal vescovo di Como, implicherebbe che esse fossero indiscutibilmente note (Antonioli 1990). Bormio estendeva i suoi diritti spirituali su tutte le valli bormiesi fino a Serravalle, dove giungeva la giurisdizione della pieve di Mazzo (La contea di Bormio 1965).

 

Bormio viene citata, insieme alle pievi di Olonio, Ardenno, Berbenno e Poschiavo, in un documento del 1010, con il quale il vescovo Alberico fondava in Como il monastero di Sant'Abbondio e gli faceva dono dei redditi già appartenuti alla mensa vescovile (Fattarelli 1986).

Nel corso del XV secolo si staccarono dalla chiesa matrice di Bormio le chiese di San Nicolò Valfurva, San Gallo di Premadio (1467), Santa Maria di Livigno (1477).

Le notizie piú antiche sui santi Gervasio e Protasio risalgono al 386, anno della invenzione dei loro corpi a Milano ad opera di s. Ambrogio.

 

Il 7 giugno 386, nella zona cimiteriale di Porta Vercellina (nell'area compresa tra la basilica di S. Ambrogio, l'Università Cattolica e la caserma Garibaldi), nel sottosuolo antistante la basilica cimiteriale dei SS. Nabore e Felice, s. Ambrogio fece operare uno scavo: vi si trovarono i corpi dei due martiri il cui ricordo era andato praticamente perduto nella Chiesa di Milano: tuttavia i vecchi, ad invenzione avvenuta, affermarono di averne sentito, un tempo, i nomi e di averne letta l'iscrizione sepolcrale. S. Agostino, presente a Milano in quegli anni e Paolino di Milano, segretario e biografo di s. Ambrogio dicono che il santo ebbe una rivelazione (i due scritti sono rispettivamente del 397-401 e del 422); s. Ambrogio, invece, scrivendo alla sorella Marcellina la cronaca di quegli avvenimenti, parla solo di un presentimento. La traslazione delle reliquie dei martiri Gervasio e Protasio fatta da Ambrogio a scopo liturgico, sull'esempio delle traslazioni liturgiche orientali, ebbe un influsso notevole in tutto l'Occidente, segnando una svolta decisiva nella storia del culto dei santi e delle loro reliquie.

 

Data la fama dei due santi e la scarsità delle notizie che li concernevano, tra la fine del sec, V e l'inizio del VI, un autore rimasto anonimo, ne compose la passio, inserendola in una lettera falsamente attribuita a s. Ambrogio, nella quale, autore della passio stessa, figura nientemeno che Filippo, il primo grande benefattore della Chiesa di Milano al tempo del vescovo s. Caio, il quale avrebbe sepolto i due santi nella sua casa.

 

La passio presenta Gervasio e Protasio come figli gemelli dei ss. Vitale e Valeria. Morti i genitori, i due fratelli vendettero i beni di famiglia, ne distribuirono il ricavato ai poveri e si ritirarono in una casetta ove passarono dieci anni in preghiera e meditazione. Denunciati come cristiani ad Astasio, di passaggio per Milano diretto alla guerra contro i Marcomanni, non vollero assolutamente sacrificare e perciò furono condannati a morte. Gervasio morí sotto i colpi dei flagelli, Protasio venne invece decapitato. La leggenda intorno ai martiri si arricchì di ulteriori precisazioni: la Datiana historia ecclesiae Mediolanensis afferma che i due santi furono convertiti al Cristianesimo, assieme ai loro genitori, nobilissimi cittadini di Milano, dal vescovo s. Caio che avrebbe retto la Chiesa della città dal 63 all'85 e il loro martirio sarebbe avvenuto ai tempi di Nerone (54-68).

 

In realtà sembra che il martirio di Gervasio e Protasio si debba attribuire o alla persecuzione di Diocleziano (e perciò all'inizio del sec. IV) o molto piú probabilmente a qualcuna delle persecuzioni della metà del sec. III (di Decio o Valeriano)

 

La festa dei due martiri viene celebrata il 19 giugno anniversario della loro solenne traslazione del 386 nella basilica di S. Ambrogio; il 14 maggio la liturgia ambrosiana ricorda la reposizione dei corpi dei ss. Ambrogio, Gervasio e Protasio nella nuova, attuale urna preziosa, eseguita nell'anno 1874, dopo la ricognizione del 1871.

 

Fonti:

http://www.lombardiabeniculturali.it/istituzioni/schede/10100182/

http://www.santiebeati.it/dettaglio/58350

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