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San Vigilio a Tirano

CULTURA E SPETTACOLO - 13 11 2018 - Mauro Cusini

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/SAN VIGILIO A TIRANO

Le vicende della storia mi hanno sempre affascinato ed è per questo che, senza pretesa alcuna, mi sono permesso di utilizzare internet per delle modeste ricerche storiche. Approfittando dello spazio che gentilmente ci offre il Direttore, propongo ai lettori alcuni elaborati.

Mauro Cusini

 

 

San Vigilio a Tirano

Il popolo dei Reti aveva i propri territori nelle attuali regioni del Trentino-Alto Adige, Tirolo, Bassa Engadina e prealpi veronesi. L’ipotesi più attendibile sulle loro origini è che questo popolo sia nato come etnia di indigeni alpini. Gli storici latini fanno risalire la civiltà retica al II° secolo a.C., semplificandolo come un miscuglio eterogeneo di popoli appartenenti a culture diverse come Etruschi, Celti e Illiri.

 

Augusto dal 16 al 9 a.C., combattè qui una delle sue più importanti guerre: la campagna contro Reti, Norici, Pannoni ed altri che terminò con l’espansione verso nord dell’Impero Romano e che portò alla formazione delle due nuove provincie della Rezia e del Norico.

 

Non è escluso che i Reti dessero al vino un significato spirituale. Sul frammento di una brocca rinvenuta a Sanzeno in Val di Non, è infatti raffigurato un accoppiamento rituale dionisiaco (Dioniso , il dio greco dell'ebbrezza). Il vino prodotto dai Reti era molto apprezzato anche alla corte imperiale. Politeisti, veneravano divinità di origine mediterranea ed anche alcuni Dei orientali.

 

Nelle antiche descrizioni i Reti appaiono come un popolo portato alla guerra e selvaggio, che non perdeva occasione per effettuare scorrerie ed attacchi verso i fondovalle già romanizzati. D'altro canto essi stessi erano visti come un ostacolo al transito tra i versanti nord e sud delle Alpi, in quanto esigevano il pagamento di pedaggi e assalivano i convogli. Si suppone che queste descrizioni siano state volutamente enfatizzate per giustificare la conquista delle Alpi da parte dei romani.

 

Vigilio è un trentino, ma di origine romana, e nei documenti lo troviamo già vescovo di Trento. Ha avuto l’incarico da Ambrogio, vescovo di Milano, che all’epoca ha autorità su tutta l’Italia del Nord: al momento della sua nomina (nell’ultimo decennio del IV secolo) il Papa è Siricio, energico sostenitore del primato romano su tutta la comunità cristiana. (In quell’epoca, infatti, scrivendo al vescovo di Tarragona in Spagna, afferma deciso: "L’apostolo Pietro in persona sopravvive nel vescovo di Roma"). Però lascia che Ambrogio sovrintenda al nord Italia, dove la struttura cristiana è tutt’altro che consolidata. Vigilio, per esempio, è solo il terzo vescovo di Trento; e parti importanti del suo territorio non sono ancora evangelizzate.

 

Secondo la tradizione, Vigilio fu molto solerte nel combattere l'idolatria e ciò avrebbe causato il suo martirio: accompagnato dai fratelli e da un altro missionario si sarebbe recato in Val Rendena, dove avrebbe celebrato la Messa e gettato nel fiume Sarca una statua di Saturno. Questo avrebbe scatenato l'ira dei pagani, che l'avrebbero ucciso usando bastoni e zoccoli di legno ("sgalmere") con i quali spesso è raffigurato. I suoi resti sarebbero poi stati portati a Trento per essere seppelliti nel Duomo, che lui stesso aveva fatto costruire e dove si trovano ancora oggi.

 

Subito dopo il martirio la fama di Vigilio si sparse in Italia. Eugippio, successore di Vigilio nell'incarico vescovile a Trento, fece intitolare a Vigilio la cattedrale di Trento e la fece ingrandire, data l'importanza acquisita dal culto dedicato al santo. La chiesa venne poi rinnovata in stile romanico lombardo. Molte altre chiese in Trentino-Alto Adige sono dedicate a Vigilio e alcune località portano il suo nome, la più conosciuta delle quali si trova 10 km a sud di Brunico.

Vigilio è uno dei patroni del Trentino e dell'Alto Adige, delle miniere e dei minatori (vedi anche Santa Barbara) e dell'arcidiocesi di Trento. Inoltre a Roma, vicino all'Abbazia delle Tre Fontane, c'è una parrocchia intitolata a San Vigilio.

 

A Tirano il primitivo nucleo residenziale fu sicuramente attorno il castello del Dosso e nella zona sottostante a sud-ovest dell'odierna piazza Parravicini, significativamente denominata nel passato "contrada Vico", toponimo di chiara matrice latina, da vicus (villaggio), sorta a lato della strada di valle, la via destinata a diventare la più importante del borgo, sulla quale, alla fine del Quattrocento con la costruzione delle mura, saranno innalzate ai due estremi dell'abitato la Porta Milanese e la Porta Bormina. La contrada Dosso costituì il Vicus Superior (Vico di Sopra) e quella poco distante, ai piedi del colle, il Vicus Inferior (Vico di Sotto), che, unite nel nome di Vico, faranno parte delle dodici contrade del comune.

 

Il Dosso, come indica lo stesso nome, è un terrazzo naturale poco elevato ai piedi della montagna di Trivigno dirimpetto alla Valle di Poschiavo, dove, probabilmente già in epoca tardo-romana, si era formata una specie di cittadella non priva di maniero che, nel Medioevo, si trasformò in castello feudale tenuto dalla famiglia dei De Iudicibus e poi dai Capitanei.

 

In un testamento redatto nel 1324 con riferimento al Castellacium seu castrum, il predetto castello altomedievale del Dosso, troviamo notizie della chiesa di San Vigilio officiata da un presbitero, che sorgeva nei pressi.

Di questo vetusto edificio sacro dedicato al patrono della chiesa di Trento nulla oggi più resta se non un vago ricordo di una gesascia, citata ancora decenni fa dagli anziani della contrada, mentre del castello si possono rintracciare parti di muro incorporate in costruzioni recenti.

 

L'avvento nel 775 di Carlo Magno, vittorioso sui Longobardi, aveva accresciuto l'importanza dei transiti da un versante all'altro delle Alpi, favorendo la fondazione di monasteri e xenodochi lungo i relativi itinerari, e, tra l'altro, diffuso il culto di San Martino.

Con molta probabilità in epoca carolingia o in quella ottoniana immediatamente successiva, furono fondati gli xenodochi di Santa Perpetua e San Remigio sulla via del Bernina e la chiesa di San Martino in Tirano, assunto a patrono della comunità.

 

 

FONTI

http://www.tuttostoria.net/storia-antica.aspx?code=15

https://it.wikipedia.org/wiki/Reti

http://www.santiebeati.it/dettaglio/59600

Garbellini, G. (2010) Tirano, il centro storico, 2° edizione, Sondrio, Cooperativa editoriale Quaderni Valtellinesi

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