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Sant'Agostino a Tirano

CULTURA E SPETTACOLO - 27 12 2018 - Mauro Cusini

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Lovero

Le vicende della storia mi hanno sempre affascinato ed è per questo che, senza pretesa alcuna, mi sono permesso di utilizzare internet per delle modeste ricerche. Approfittando dello spazio che gentilmente ci offre il Direttore, propongo ai lettori, alcuni elaborati.

Mauro Cusini

 

Sant'Agostino nasce in Africa a Tagaste, nella Numidia - attualmente Souk-Ahras in Algeria - il 13 novembre 354 da una famiglia di piccoli proprietari terrieri. Dalla madre riceve un'educazione cristiana, ma dopo aver letto l'Ortensio di Cicerone abbraccia la filosofia aderendo al manicheismo.

Ebbe un’infanzia molto vivace, ma non certamente piena di peccati, come farebbe pensare una sua frase scritta nelle “Confessioni” dove si dichiara gran peccatore fin da piccolo. I peccati veri cominciarono più tardi; dopo i primi studi a Tagaste e poi nella vicina Madaura, si recò a Cartagine nel 371, con l’aiuto di un facoltoso signore del luogo di nome Romaniano; Agostino aveva 16 anni e viveva la sua adolescenza in modo molto vivace ed esuberante e mentre frequentava la scuola di un retore, cominciò a convivere con una ragazza cartaginese, che gli diede nel 372, anche un figlio, Adeodato.

 

Risale al 387 il viaggio a Milano, città in cui conosce sant'Ambrogio. L'incontro si rivela importante per il cammino di fede di Agostino: è da Ambrogio che riceve il battesimo. Successivamente ritorna in Africa con il desiderio di creare una comunità di monaci; dopo la morte della madre si reca a Ippona, dove viene ordinato sacerdote e vescovo. Le sue opere teologiche, mistiche, filosofiche e polemiche - quest'ultime riflettono l'intensa lotta che Agostino intraprende contro le eresie, a cui dedica parte della sua vita - sono tutt'ora studiate. Agostino per il suo pensiero, racchiuso in testi come «Confessioni» o «Città di Dio», ha meritato il titolo di Dottore della Chiesa. Mentre Ippona è assediata dai Vandali, nel 429 il santo si ammala gravemente. Muore il 28 agosto del 430 all'età di 76 anni. Il suo corpo, sottratto ai Vandali, venne trasportato a Cagliari dal vescovo Fulgenzio di Ruspe, verso il 508-517 ca., insieme alle reliquie di altri vescovi africani.

 

Verso il 725 il suo corpo fu di nuovo traslato a Pavia, nella Chiesa di S. Pietro in Ciel d’Oro, non lontano dai luoghi della sua conversione, ad opera del pio re longobardo Liutprando († 744), che l’aveva riscattato dai saraceni della Sardegna.

Alla sua morte, scrive un biografo, Agostino “lasciò alla Chiesa monasteri maschili e femminili, pieni di servi e serve di Dio, con i loro superiori, insieme a biblioteche ben fornite di libri”. Le invasioni dell’Africa romana da parte prima dei Vandali e poi degli Arabi distrussero le fondazioni monastiche agostiniane in Africa; però contribuirono a farle trapiantare in Spagna, in Francia e nell’Italia meridionale.

 

La presenza agostiniana in Italia è stata importante nella storia dell'Ordine, sia perchè i primi monasteri e le prime chiese che diedero vita nel 1256 alla Grande Unione erano italiane, sia perchè da sempre la sede della Curia Generalizia è a Roma.

Anche prima del XIII secolo la devozione ad Agostino, propria dei movimenti religiosi eremitici che daranno vita alla Grande Unione, aveva già prodotto numerose dedicazioni al santo vescovo di Ippona. Tuttavia è dopo il 1256, quando i monaci rivoluzionano il loro stile di vita passando dalla campagna e dalle selve in città, che assistiamo a un proliferare incessante di nuove costruzioni di chiese dedicate ad Agostino.

 

Scrive lo storico Francesco Saverio Quadrio nel libro “Dissertazioni critico-storiche intorno alla Rezia di qua dalle Alpi, oggi detta Valtellina”:

Gli Eremiti di S. Agostino, che instituiti furono presso Milano prima, che altrove, nel 387, e poi quasi del tutto estinti, ristabiliti furono nel 1276 , è credibile, che tostamente nella Valtellina contigua si propagassero. Ma quando ivi fosse - la loro entrata, non ci è venuto a notizia. In Lovero ebbono eglino un Convento, la cui Chiesa era all'Annunziazione di Maria Vergine intitolata. Fondatori n'erano stati i Capitanei di Sondrio, come attesta il Tuana, che loro abbondevoli Rendite avevano pure somministrate; il che avvenire dovette nel tredicesimo Secolo di Gesù Cristo, tosto che furono tali Religiosi ristabiliti. Un altro Convento avevano eglino in Tirano, la cui Chiesa, era a S. Agostino intitolata, dove in oggi sostituita è la Scolastica ; e un Oratorio, oltre alla Chiesa, anche avevano a San Niccolò di Tolentino ivi eretto. E' verisimile, che anche questo Convento fosse nello stesso tredicesimo Secolo quivi da suddetti Capitanei fondato, i quali, come altrove si è già narrato, molte pie Fondazioni in detti Luoghi in que tempi fecero. Ma sì il Convento di Lovero, che quello di Tirano, esendosi da molto numero di Religiosi, che mantenevano, ridotti a mantenerne assai pochi, per mancamento delle Rendite parte per iscialacquo, e parte per le disgrazie consunte, furono tutt'e due a tenore della Bolla di Innocenzo X. Instauranda, toccante la soppressione del piccioli Conventi, e la riduzione del loro Beni allo Stato Secolare, e l'applicazion d'essi, nel 1654 da Lazzaro Caraffino Vescovo di Como distrutti ; e i Beni di quel di Tirano applicati alla Confraternita del Suffragio ivi eretta; i Beni dell'altro applicati alla Fondazione d'una Cappellania in detta lor Chiesa fondata”.

 

Il Quadrio ci parla della chiesa dell'Annunciazione della Vergine detta comunemente di Sant'Agostino, dagli Eremitani che vi possedevano un convento, che sorse nel XIII secolo grazie alla liberalità della famiglia De Capitanei. Essa conserva una tela al suo interno che raffigura l'Annnunciazione, che fu donata dal parroco di Lovero don Giuseppe Isepponi nativo di Poschiavo.

La chiesa di Sant'Agostino in Tirano, invece, annessa al monastero agostiniano, oggi trasformato in locali ad uso comunale, dopo la soppressione degli ordini religiosi di fine Settecento, passò al clero secolare che l'amministra tuttora.

All'interno si conservano diverse tele seicentesche che descrivono alcuni episodi della vita di san Nicola da Tolentino.

La presenza di quadri dedicati a san Nicola da Tolentino non è inusuale in chiese agostiniane: si tratta in effetti del primo santo dell’Ordine rinato nel XIII secolo. L’iconografia di san Nicola è stata molto sviluppata dai monaci agostiniani, soprattutto in ordine alla sua triplice incoronazione

(fedeltà al dettato agostiniano), ai miracoli a lui attribuiti e al suo intervento a favore della anime del Purgatorio.

 

Del monastero di Tirano tuttavia non v’è traccia negli 8 poderosi volumi di p. Luigi Torelli “Secoli agostiniani” che narrano le vicissitudini dell’Ordine agostiniano fino al 1600. Si trova attestazione del monastero nel libro “ORBIS AUGUSTINIANUS Sive CONVENTUUM ORDINIS EREMITARUM

SANCTI AUGUSTINI Chorographica et Topographica descriptio Autore R. ADM. P. AUGUSTINO LUBIN totius eiusdem Ordinis Chorographo ac Christianissimi Galliarum regis Corographo ordinario. Parisii Apud PETRUM BAUDOVYN propre Magnum Conventum Sancti Augustini sub insigne Divi Augustini” pubblicato nel 1659.

Il che fa pensare che il monastero sia stato istituito tra la fine del cinquecento e il primo Seicento.

Si tratta però di una supposizione, abbastanza verosimile tenuto conto dell’architettura del chiostro oggi inglobato negli edifici comunali.

 

Entrambi i conventi furono soppressi dal vescovo di Como Lazzaro Caraffino nel 1654, in esecuzione della bolla papale di Papa Innocenzo X (1644-1655), che, nel già innescato progetto di riforma della vita claustrale, ritenendo di dover abolire i piccoli conventi in Italia, emanò il 17 dicembre 1649 la costituzione apostolica Inter cetera, con la quale ordinava a tutti i frati di redigere un elenco completo dei beni mobili e immobili dei conventi, con le relative entrate e uscite. Con la costituzione Instaurandae regularis disciplinae, emanata ancora da Innocenzo X, in data 15 ottobre 1652, la soppressione dei piccoli conventi diventava effettiva ed ovunque trasmessa sotto forma di bolla papale. In essa si specificavano anche le motivazioni: “i piccoli conventi, ormai in numero considerevole, non beneficiavano di sufficienti elemosine e quindi di risorse per una vita autosufficiente e decorosa”.

 

Con la bolla Instaurandae regularis disciplinae (15 agosto 1652) il pontefice rese noti i conventi destinati alla chiusura nella penisola italiana. Furono soppressi i conventi che ospitavano meno di sei monaci.

 

 

Fonti:

https://culturabarocca.wordpress.com/2017/09/25/la-soppressione-dei-piccoli-conventi-del-1652/

https://it.wikipedia.org/wiki/Papa_Innocenzo_X

http://www.agostiniani.it/storia-cultura/lo-sviluppo-dellordine/

http://www.cassiciaco.it/navigazione/monachesimo/chiese/italia.html

https://books.google.it/books?id=wMTH3FZxyIQC&hl=it&authuser=0&pg=PA3#v=onepage&q&f=false

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