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Un ricordo autobiografico di Egidio Vido

CULTURA E SPETTACOLO - 19 05 2017 - Bruno Ciapponi Landi

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/egidio vido, colonna fluviale di Tirano

Un ricordo autobiografico di Egidio Vido in una intervista rilasciata nel 2006 a Bruno Ciapponi Landi in occasione dei 50 anni del quotidiano “Il giorno”

 

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TIRANO. Egidio Vido, tiranese, diplomato maestro sulla scia della vocazione didattica di una celebre zia (Angelina Vido, recentemente onorata con l’intitolazione di una scuola tiranese) ha il suo battesimo scolastico nel 1945 a Baruffini con una pluriclasse mista di 54 allievi, alcuni dei quali sedicenni, addirittura reduci dall’esperienza partigiana sul Massuccio.

 

Ha voluto concludere la propria attività pubblica accettando di assumere l’incarico di coordinatore generale del Comitato per le celebrazioni del Cinquecentenario dell’apparizione recentemente concluso, che ha potuto avvalersi della sua lunga e valida esperienza organizzativa.

 

Vido è un nome conosciuto nel mondo dello sci italiano e internazionale per i numerosi incarichi ricoperti nel settore. Dal 1972 al 1976 Consigliere a Milano del Comitato Alpi Centrali, segretario dal 1976 al 1980 e presidente dal 1980 al 1992; vicepresidente vicario del Consiglio Nazionale della FISI (Federazione Italiana Sport Invernali) dal 1992 al 2000; commissario a Torino per la ricostituzione del Comitato Alpi Occidentali.

 

La carriera sportiva di Egidio Vido inizia nel campo sportivo dell’oratorio di Tirano con le prime esperienze di atletica (che fra il 1938 e il 1942 lo portano a segnalarsi in campo provinciale e anche a gareggiare in ambito regionale), un impegno pionieristico nella pallacanestro e una grossa passione per il calcio (memorabili due suoi goal inflitti a Milano nel 1942 alla squadra giovanile dell’Inter (allora Ambrosiana Inter).

 

Di sport si interessa anche durante l’estate presso la Colonia Elioterapica in collaborazione con il collega Ulrico Turri, più tardi quando il Comune di Tirano deciderà di organizzare a Deiva Marina, in Liguria, la sua prima esperienza di colonia marina e ancora nella gestione della colonia tiranese di Cervia (Milano Marittima), che dirigerà per vari anni fino al 1955.

 

Cosa può raccontarci di quegli anni?

Ricordo l’esperienza di Deiva come una impresa pionieristica del 1947. Il Comune di Tirano aveva avuto la possibilità di utilizzare durante l’estate un edificio scolastico che però andava attrezzato. L’AEM di Milano ci aveva fornito letti e materassi dismessi dai cantieri di Cancano e forse anche le attrezzature di cucina. Partimmo con un camion stracolmo caricato con l’apporto del personale del Comune. Ricordo il particolare impegno personale del vigile Rampa e del comandante Alberelli. A Deiva restammo solo quell’anno, decisivo per la mia vita perché vi trovai moglie. Poi il Comune trasferì l’esperienza a Cervia dove nei primi anni la colonia fu alloggiata nelle baracche di Cancano donate dall’AEM di Milano e trasportate laggiù a cura della F.A.V. (Ferrovia Alta Valtellina)…

 

che è l’azienda in cui lei ha lavorato per anni.

Sì, nel 1955 lasciai la scuola e la direzione della colonia per passare alla FAV, dove fui chiamato a far parte del gruppo di lavoro costituto dal direttore generale ing. Saverio Quadrio Curzio per curare l’attività turistica e sportiva in programma. La società aveva esteso il suo campo d’attività ai trasporti automobilistici assorbendo una serie di imprese minori ed aveva esteso i servizi in tutta la provincia. In parallelo aveva potenziato la promozione turistica aprendo agenzie di viaggio a Livigno, Bormio, Santa Caterina Valfurva, Tirano, Sondrio e Chiavenna e realizzando, attraverso le società collegate, Livitur e Montagne di Valfurva, i primi impianti sciistici a Livigno (1959) e a Santa Caterina (1961).

 

E lei si occupò di questo?

Si, iniziai a Livigno poi passai a Santa Caterina dove divenni direttore sportivo della stazione, incarico che mi permise di collaborare a con la Federazione Italiana Sport Invernali per l’organizzazione di grandi manifestazioni sciistiche nazionali e internazionali.

 

Quanti campioni ha incontrato nella sua attività?

Tantissimi. Tutti quelli che facevano parte delle squadre nazionali. Alcuni posso dire di averli visti nascere, come Deborha Compagnoni, Giorgio Rocca, Matteo Nana, Norman e Thomas Bergamelli.

 

Parte da qui la sua carriera nell’organizzazione nazionale dello sci sportivo?

Sì, qui trovano terreno di coltura e sviluppo tutte le esperienze fatte fino ad allora nel settore e mi aprono le porte per gli incarichi elettivi regionali e nazionali nella FISI,

 

In questa veste si è trovato ad occuparsi di due campionati mondiali di sci?

Si, operativamente per quelli del 1985 che si decisero a Sidney, come dirigente per quelli del 2005 assegnati a Melbourne ed ho avuto la soddisfazione di vedere due campionati mondiali in Valtellina, come risultato del lungo lavoro di contatti svolto con le federazioni internazionali.

 

In tutta la sua attività avrà avuto spesso occasione di collaborare con la stampa. Ricorda qualche cosa di particolare che riguardi Il Giorno?

I rapporti con la stampa furono sempre intensi sia per il lancio delle stazioni sciistiche e degli impianti sia per le manifestazioni sportive organizzate nelle varie località della valle. Con la collaborazione della stampa, in Valfurva, in Lombardia, in molte importanti città italiane Roma compresa (1972), organizzammo numerosi incontri e convegni. Del Giorno ricordo bene i corrispondenti, da Luzzu a Balsimelli, dalla Olivati alla Cerretti e conobbi Giuseppe Valieri, giornalista, ma anche grafico e vignettista. Non escludo che sia sua la stessa testata del quotidiano…

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