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Un tempio sontuoso sorto in tempi di povertà

CULTURA E SPETTACOLO - 15 09 2022 - Ivan Bormolini

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/Il San Michele sulla cupola del santuario
Il San Michele sulla cupola del santuario

(Di I. Bormolini) L'analisi di alcune date in riferimento all'edificazione del Santuario di Madonna di Tirano mostrano come la chiesa, almeno in alcune delle sue parti, era sorta in tempi molto rapidi.

Gettata la prima pietra il 25 marzo 1505, a testimonianza che le opere già l'anno successivo erano in fase avanzata, è il fatto che il 21 marzo 1506 i due portali laterali erano già pronti e sul lato meridionale veniva collocata la lapide che con versi latini attestava il procedere dei lavori sotto la direzione del figlio del cavalier Luigi Quadrio, si ritiene Antonio Maria che all'epoca era appena diciottenne.

Purtroppo, i registri contabili relativi ai frenetici anni della costruzione sono andati smarriti, si ritiene che fossero finiti in Francia al seguito del vescovo di Como Cesare Trivulzio e non più ritrovati.

Comunque, sempre per restare in tema di tempistiche, si evince che buona parte della struttura del tempio era stata realizzata nell'arco di soli otto anni, infatti, a certificare questa affermazione è un documento pontificio, la bolla papale di Leone X del 15 agosto 1513. Con questa veniva accordato alla Comunità di Tirano il giuspatronato sulla chiesa con il diritto di eleggere i sacerdoti e provvedere al culto; dunque il tempio era già officiato, anche se come detto non completato in tutte le sue parti.

Mancavano parte delle volte terminate nel 1517, la cupola realizzata tra il 1580 e il 1585 da Pompeo Bianchi e il campanile (nel 1526 la torre campanaria rimaneva incompiuta non si sa a quale altezza e veniva ultimata tra il 1638 e il 1641).

Ora viene lecito chiedersi da dove erano giunte le “finanze” per erigere il tempio. Di sicuro, in quei primi anni del Cinquecento, la situazione economica delle famiglie locali non era certo fortunata. Il primo benefattore era stato il cavalier Quadrio il quale, non solo aveva donato i terreni su cui sorge il tempio, comprese le pertinenze dove oggi c'è la piazza, ma anche ingenti somme di denaro.

Il suo esempio era stato seguito da Vulano Reyter, che era divenuto amico di Mario Homodei, questi era un devoto e possidente di origine trentina, il quale, stabilendosi a Tirano, aveva voluto che alla sua morte nel 1526, i suoi cospicui averi fossero devoluti al Santuario.

Era stato anche incessante il contributo dei numerosi pellegrini che accorrevano a Tirano attratti dalla fama della misericordiosa “Madonna della Sanità del ponte della Folla”, anche la raccolta delle elemosine nelle terre limitrofe aveva permesso un rapido avanzamento dei lavori.

A partire dal 1508 e sino al 1623, si era registrato il rilascio delle così dette “patenti” che non erano altro attestati per la “questua ufficiale”. Quelle patenti che oggi potremmo definire come “l'attestazione legale per la raccolta dei fondi atti ad erigere il tempio”, erano date dal Comune di Tirano, dai Deputati del Santuario, dai vescovi di Como, Brescia e Coira a persone fidate e pronte ad affrontare il disagio di lunghi viaggi al fine di raccogliere finanze per il tempio di Tirano, o meglio per la continuità della sua edificazione che ricordo non doveva essere una semplice chiesa, ma un tempio sontuoso e ricco d'arte, degno della Celeste committenza, la Beata Vergine Maria.

Lo stesso Mario Homodei era divenuto titolare di una di queste patenti, egli si era recato nella Rezia, nel Volarberg e in altri luoghi sino in Trentino, dove la morte lo aveva colto nel 1525.

Non di minore importanza per il compimento del Santuario, era stato il frutto dei beni degli antichi Xenodochi di San Remigio e Santa Perpetua. Questi non erano più soggetti a commenda, ovvero l'assegnazione di un beneficio specifico ecclesiastico, con la bolla papale del 27 settembre 1517 di Leone X, venivano uniti in perpetuo al Santuario della Madonna di Tirano.

Si trattava di un cospicuo patrimonio in abitazioni, rustici, mulini e torchi, ma soprattutto di terreni sparsi nel Comune di Tirano e in altre località della Valtellina e in Valposchiavo, dati in buona parte in affitto e in altri casi gravati da “livello” in favore del proprietario con versamenti annui in natura o in denaro da versare ai deputati del Santuario.

Il 14 maggio 1528, il vescovo di Como Cesare Trivulzio, consacrava solennemente il tempio che appariva già “fondato, costruito e mirabilmente decorato” e come si legge nell'atto di consacrazione “insigne per vari miracoli e per l'Apparizione della stessa Gloriosissima Vergine, Madre di Dio”.

Questa affermazione risulta essere importantissima, suona infatti come il riconoscimento ufficiale dell'evento dell'Apparizione, già comunque accolto nella bolla papale del 15 agosto 1513 e mai messo in discussione considerando la serie strepitosa di miracoli da subito verificatisi dopo il prodigioso evento del 29 settembre 1504.

Simone Cabasso, primo storico del Santuario e primo parroco di San Martino in Tirano, aveva avuto modo di affermare e non a torto, che il principale miracolo, era stato la realizzazione del tempio stesso, sorto in sontuosa veste in tempi di grande povertà, politicamente incerti e ben difficili per la fede cattolica, minacciata dal diffondersi del protestantesimo.

Ben chiaro è il riferimento di Simone Cabasso, nativo della Rasica, storica contrada della frazione di Madonna, all'arrivo dei Grigioni nelle nostre valli nel 1512.

Questi nuovi dominatori delle nostre terre e delle nostre genti, erano stati rispettosi nei confronti del Santuario di Madonna di Tirano, ma come la storia ci racconta, a partire dal 1526, dopo la proclamazione degli articoli della Dieta di Ilanz, non avevano mancato di favorire in ogni modo il propagarsi della fede evangelica nei territori a loro soggetti.

 

FONTE: LA MADONNA DI TIRANO. Monumento di fede, di arte e di storia. Autore: Gianluigi Garbellini. Stampa: finito di stampare nel mese di agosto 2010 dalla Tipografia Polaris di Sondrio. Dalle pagine 29,30,31.

Immagine di copertina di I. Bormolini.

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